Era l’inizio degli anni 2000 e Robert Rodriguez, che già all’epoca contava nella sua filmografia titoli come Desperado e Dal tramonto all’alba, decise di intraprendere una strada nuova, applicando il suo stile al cinema per ragazzi. Nacque così il primo Spy Kids, a cui fecero seguito altri due capitoli subito e uno a distanza di dieci anni. Ora, un altro decennio dopo il regista torna a questo mondo, realizzando We Can Be Heroes, in uscita proprio oggi su Netflix. Com’è andata? Vediamolo insieme nella nostra recensione!
We Can Be Heroes, di cosa parla?
Missy è la figlia di Marcus Moreno, leader del team degli Heroics, i difensori della Terra. Da tempo l’uomo non prende parte alle missioni, proprio per una promessa fatta alla ragazzina, ma quando una razza aliena attacca il pianeta mettendo in crisi tutta la squadra, dovrà scendere in campo anche lui. Sfortunatamente però non sarà sufficiente e gli Heroics cadranno prigionieri.
A questo punto le speranze della Terra ricadono nelle mani della nuova generazione. Saranno i figli dei supereroi a raccogliere il testimone e dare battaglia ai conquistatori con l’obiettivo di salvare i propri genitori e insieme a loro l’umanità. Ma riuscirà Missy, l’unica del team a non essere dotata di superpoteri, a assumere il proprio ruolo di leader e portare a termine la missione?
Nonostante questa premessa sia piuttosto classica (e lo sviluppo generale della trama non sia poi così difficile da prevedere), c’è da dire che We Can Be Heroes riesce ad azzeccare molto bene alcuni colpi di scena, che hanno il potenziale di arrivare inattesi anche al pubblico adulto. Un pregio che gli va riconosciuto, al netto di tutti gli altri problemi che presenta.
È una pellicola che eredita in tutto e per tutto (anche più di Le avventure di Sharkboy e Lavagirl in 3D di cui si può considerare uno spin-off) la lezione di Spy Kids, camei celebri compresi. E se le avventure dei fratelli Cortez prendevano a ispirazione la fantascienza e le avventure di James Bond, quelle dei piccoli Heroics non possono che basarsi sul fenomeno più importante del momento per il cinema popolare: i supereroi.
Young Avengers? Non proprio…
Sarebbe interessante affrontare il discorso di come si rapporta We Can Be Heroes a tutti gli altri prodotti che in qualche modo sono il riflesso di questo fenomeno, da The Boys a The Umbrella Academy. Tuttavia, sarebbe un’esagerazione per un prodotto che in maniera piuttosto dichiarata ha tutto un altro obiettivo, cioè conquistare il pubblico più giovane.
Non è sicuramente un film che si perde in particolari elaborazioni o sovrastrutture. Tutto, dalla sua storia, al messaggio di fondo fino alla buffa parodia di Donald Trump incarnata da Christopher McDonald, è pubblicamente dichiarato, proprio per essere accessibile ai più giovani. Forse ancora più che in Spy Kids, qui sono davvero i piccoli gli eroi, quelli che ancora non hanno perso la strada, quelli che possono salvare il mondo mentre gli adulti si perdono nelle piccole cose.
Lo stesso accade da questa parte dello schermo. I ‘grandi’ avranno moltissima difficoltà a superare i green screen evidenti, gli effetti speciali, i dialoghi esasperati e un certo livello di overacting (ma è quasi emozionante vedere quanto Priyanka Chopra si sia divertita nel suo ruolo) e tutta un’altra serie di piccoli e grandi problemi del film. Servirà un’incredibile dose di distacco ironico per riuscire a entrare nell’ottica e farsi coinvolgere dalle avventure dei giovani Heroics.
Anche in questo caso però sarà solo una pallida replica rispetto a quanto vivranno però i più piccoli. Per loro questo film ha la possibilità di diventare un piccolo cult tanto quanto è stato Spy Kids. Uno di quei film che anni dopo riguardi e ti lascia perplesso, ma con un grande sorriso sul volto.
We Can Be Heroes: vietato ai maggiori
Non è possibile in tutta onestà promuovere We Can Be Heroes. Anche allentando la severità, i suoi problemi tecnici sono fin troppo evidenti per ignorarli. Ma in fondo va bene così, perché chi davvero deve innamorarsi di questa pellicola non si curerà di questi aspetti formali. Insomma, per parafrasare un grande classico: “Penso che non siate più pronti per questo tipo di film, ma ai vostri figli piacerà“.
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- Patrick Robert, Hatcher Teri, Banderas Antonio (Attore)
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