Il nuovo adattamento di Mean Girls è un musical. O meglio ancora: è l’adattamento cinematografico del musical del 2018, a sua volta basato sul film del 2004 (che, invece, un musical non era). Eppure, durante la promozione del film, Paramount ha parlato poco del fatto che il nuovo cast di giovani attrici cantassero i propri sentimenti come nel successo di Broadway. E nel trailer, sebbene si sentano le note dei brani scritti per l’opera di Jeff Richmond, Nell Benjamin e Tina Fey (autrice di tutte e tre le versioni di questa storia), non si capisce che è il cast a cantarle.
Lo studio non si pente di averne parlato poco, sostenendo che “le persone tendono a trattare” i musical “in maniera diversa”. Ma molti contestano la scelta: non è un modo per ingannare il pubblico e, al tempo stesso, trattare i musical da film di serie B?
Mean Girls è un musical, ma dalla promozione non si capisce: perché?
Il trailer ufficiale di Paramount mostra alcuni dettagli che i fan del film del 2004 riconoscono subito. L’autrice Tina Fey torna nel ruolo della signorina Norbury, con Tim Meadows nei panni del preside Duvall. E non mancano riferimenti e citazioni presi dal primo film – anche se si intuisce un aggiornamento dei temi da trattare, visti i vent’anni passati. Quello che manca, è vedere il cast che canta.
Chi conosce abbastanza l’adattamento di Broadway del film potrebbe sentire la canzone in sottofondo e intuire che i brani del musical saranno nel film. Ma sembra più come colonna sonora, che come parte della trama.
Il presidente del marketing globale e della distribuzione della Paramount, Marc Weinstock, spiega a Variety che la scelta di non commercializzarlo esplicitamente come un musical è deliberata.
Dire che Mean Girls è un musical fa male al marketing?
Weinstock spiega: “Non volevamo uscire e dire che è un musical perché le persone tendono a trattare i musical in modo diverso. Questo film è una commedia ampia con musica. Sì, potrebbe essere considerato un musical ma piace a un pubblico più vasto. Puoi vedere che anche ‘Wonka‘ e ‘Il Colore Viola’ non dicono di essere musical musical. Abbiamo una nota musicale nel titolo, quindi ci sono accenni senza essere invadenti“.
Inoltre, Weinstock ricorda che il primo teaser vede Reneé Rapp cantare “Il mio nome è Regina George”, anche se i fan difficilmente potrebbero dedurre da quelle due note e poche parole che il film sarebbe stato un musical. Anzi, lo stesso direttore del marketing ammette che serviva più a dire: “Questa è la nuova regina. Lindsay Lohan e Rachel McAdams non sono nel film”, con i ruoli protagonisti andati invece a Angourie Rice e, appunto, Reneé Rapp.
Hollywood si vergogna di Broadway?
Weinstock ha ragione nel ricordare il fatto che Wonka non mostra la sua “natura da musical” nel trailer, se non in brevi scene coreografate. Mentre Il Colore Viola, in uscita in Italia l’8 febbraio 2024, pur indugiando poco su coreografie e canzoni, mostra brevemente Fantasia Barrino cantare I’m here (la canzone più potente del musical, per il quale Cynthia Erivo ha vinto un Tony Award in un anno altrimenti dominato da Hamilton – sentitela cantare per capire perché).
Dal punto di vista del mercato, la scelta non è difficile da capire. Musical come West Side Story, In The Heights e Dear Evan Hansen non hanno avuto il ritorno di mercato che ci si aspettava. Tanto che molti hanno pensato che il successo di Hamilton su Disney+ non potesse replicarsi (anche perché quello era un musical registrato a teatro, non un adattamento cinematografico, ed uscito in streaming in pandemia).
Invece, Wonka ha incassato mezzo miliardo di dollari al box office e Mean Girls ha collezionato 33 milioni di dollari nel weekend americano, dominando il botteghino. Quindi la morale è che al grande pubblico i musical piacciono, ma non bisogna dir loro che sono musical? Oppure è solo che la Charlie e la Fabbrica di Cioccolato e il primo film di Tina Fey sono tanto amati che le persone “perdonano” le canzoni? Chi come noi ama ii musical, deve rassegnarsi a vederli solo a teatro?
Ingannare il pubblico
Oltre al pregiudizio sui musical, c’è un altro punto che sta suscitando dibattito: non dire che un film è un musical nel trailer significa ingannare gli spettatori? Vista la buona accoglienza di Wonka e Mean Girls (se escludiamo i tanti che hanno commentato una variante di “era meglio quello di quando ero giovane io”), sembra che una volta arrivato in sala, il pubblico apprezzi le canzoni e le coreografie. Quindi è giusto omettere qualche informazione per fargli comprare il biglietto?
Paramount non è il primo studio a nascondere qualche informazione in un trailer. Marvel ha più volte modificato le immagini digitalmente nei trailer per non rivelare spoiler. E lo stesso vale per centinaia di altri film, con scene nei trailer mai viste al cinema. Perché il reparto marketing fa un lavoro diverso da registi ed editor: non devono creare un’opera, devono venderla.
Non è nemmeno la prima volta che il trailer mostra un genere diverso da quello del film: Drive sembrava più adrenalinico del dramma che sintetizzava, Ave, Cesare! sembrava un thriller invece che il mix di generi creato dai fratelli Cohen. Il fatto che, in entrambi i casi, il film risultasse di gran lunga superiore alle aspettative, non cambia il fatto che i trailer avessero promesso tutt’altro.
Il fatto che Mean Girls stia avendo successo potrebbe avere, per chi come noi ama i musical, un effetto positivo: vedremo più film cantati e ballati. Ma d’altro canto, sembra anche probabile che gli studios continueranno a tenere nascosto quando un film è un musical nei trailer. Questo ci fa sentire combattuti. E l’unico modo che avremmo per esprimere i nostri sentimenti e tramite una canzone drammatica che, purtroppo, dovremo tagliare: nessuno legge articoli musical.
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