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The Watch: è questo il vero Mondo Disco?| Recensione

La serie di BBC America mostra una versione vivida e ben realizzata dell'universo di Terry Pratchett. Ma senza la sua intelligente comicità

Il Mondo Disco di Terry Pratchett è stato finalmente adattato in una serie TV: The Watch, trasmessa da BBC America (ancora inedita in Italia). Il risultato però è uno show molto diverso da quanto ci saremmo aspettati. Dopo aver visto la prima stagione, in questa breve recensione di The Watch vogliamo chiederci: è davvero questo il Mondo Disco?

Recensione di The Watch, la serie sul Mondo Disco

Il Mondo Disco ha incantato gli amanti del fantasy e della comicità arguta di Terry Pratchett per oltre quaranta romanzi. Ci sono stati vari adattamenti delle opere di Sir Pratchett, dai videogame al teatro. E anche qualche serie TV uscita in esclusiva in Inghilterra (alcune delle quali con Christopher Lee nel ruolo di Morte). Ma mai prima di oggi si era avuta la sensazione di poter vedere dal vivo il Discworld. Dalle prime immagini di BBC America nel trailer abbiamo potuto vedere l’impegno nella produzione, con gli effetti speciali di qualità per ricreare uno dei mondi fantasy più fantasiosi mai creati.

Da dopo la fantastica trilogia del Signore degli Anelli di Peter Jackson, abbiamo capito che questo nuovo millennio permette alle magie degli autori fantasy di arrivare sullo schermo. Specie negli ultimi anni con il Trono di Spade e His Dark Materials abbiamo visto il livello degli effetti speciali raggiungere quello della nostra immaginazione mentre sfogliamo le pagine dei libri.

The Watch offre un’esperienza di questo livello. Draghi, troll e maghi sono realistici come i migliori orchi creati da Peter Jackson. E la fotografia ci ha davvero colpito: i colori vividi, quasi fumettistici danno un senso di essere entrati in carne e ossa in un nuovo mondo. Ma non ci sembrava che quel mondo fosse il Mondo Disco.

Le differenze non sono solo cosmetiche

Dall’uscita negli Stati Uniti si sono susseguite le critiche alla serie, troppo dissimile dall’originale. La figlia di Pratchett Rhianna ha commentato dicendo “è ovvio che The Watch non condivida alcun DNA con Le Guardie di mio padre. Questa non è una critica né un supporto”.

Lo sceneggiatore Simon Allen ha spiegato che per quanto prenda elementi da A me le guardie! e da Uomini d’arme, la trama è originale. Ma i cambiamenti sono più profondi di così. Ankh-Morpork, la città al centro di tantissimi dei libri del Mondo Disco sveste i panni pseudo-medievali per diventare più punk rock. Le corazze delle guardie lasciano il posto alle giacche di pelle.

Il protagonista Sam Vimes (un Richard Dormer splendido quando si dimentica di imitare Capitan Jack Sparrow) non ha l’intelligenza spiccia della controparte letteraria, pur condividendone le brutte abitudini. Al contempo la Lady Sybil di Lara Rossi non ricorda molto la nobildonna dal cuore d’oro dei libri. E potremmo continuare per tutto il cast: ottimo in sé ma molto diverso da un adattamento della fonte letteraria.

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Richard Dormer e Marama Corlett in The Watch (© BBC America)

Ma non crediamo che sia questa la differenza che trascina nei flutti melmosi del fiume Ankh la serie. È una questione di stile, non di fedeltà all’originale.

Recensione: The Watch non è intelligente quanto i libri di Pratchett

“Potete chiamarli Guardie di Palazzo, Guardie Cittadine o Guardie e basta. Qualunque nome abbiano, in ogni opera di genere fantasy-eroico il loro scopo è lo stesso: più o meno al capitolo 3 (o dopo dieci minuti di film) irrompono nella stanza, attaccano l’eroe uno alla volta e vengono massacrati. Nessuno chiede mai se sono d’accordo. Questo libro è dedicato a quei nobilissimi uomini”

Questo è il frontespizio di A Me Le Guardie!. Dopo di che Pratchett prosegue a descrivere le vicende del mondo circolare sopra i quattro elefanti enormi retti dalla gigantesca A’tuin, la tartaruga celeste che regge il Mondo Disco. Un mondo di draghi, magie, troll. Un mondo fantasy. Ma che non si dimentica di essere un mondo fantasy originale, dove ogni luogo comune è destrutturato in maniera intelligente e sarcastica.

La serie ha momenti divertenti e momenti che cercano di essere epici. Ma mai entrambe le cose nello stesso momento. La magia di Pratchett è quella di prendere in giro un genere che ama, a cui ha dedicato tutta la vita. The Watch invece sembra inserire forzatamente ogni dieci minuti un paio di battute e momenti imbarazzanti, per poi lasciare a Sam Vimes il compito di fare un discorso su come sia bello e importante lavorare insieme prima di una scena di azione ben coreografata e con ottimi effetti. E poi ricominciare.

Anche quando cita letteralmente i libri (come per la storica battuta di Morte sul fatto che lei è l’unica cosa certa insieme alle tasse), sembra in qualche modo forzare la mano. L’effetto è una serie non sa se vuole essere epica o satira, basata su una serie di libri che riesce egregiamente a essere entrambi.

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Marama Corlett e Jo Eaton-Kent in The Watch (© BBC America)

Un esperimento fallito. Che speriamo continui

Dopo aver fatto i classici Nerd super fan che criticano gli adattamenti cinematografici, lasciateci chiosare dicendo: speriamo che gli adattamenti del Mondo Disco continuino. La produzione e il cast sono stati ottimi. E quando lo show rompeva le regole per essere puramente comico (per esempio quando all’improvviso le Guardie formano una band punk) ci siamo divertiti. Nel proseguire della stagione, specie nelle ultime due puntate, la serie non era ancora brillante come ci aspettiamo da un adattamento di Pratchett. Ma era spigliata e sembrava che davanti e dietro le telecamere si stessero divertendo.

Se l’attenzione alla produzione e gli attori di livello trovassero una sceneggiatura pungente, senza bisogno di citare i libri ma incarnandone lo spirito, il Mondo Disco potrebbe davvero prendere vita. Un universo cinematografico in cui potremmo vedere Scuotivento e il Bagaglio al timone dell’avventura, oltre che a Sam Vimes.

La speranza è che BBC America (o chiunque compri i diritti dei libri) prenda l’insegnamento giusto dalle ire dei fan: dateci una storia vivace e dialoghi brillanti come quelli di Pratchett. Siamo anche disposti a rinunciare a qualche drago per la battuta giusta.

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, Nerd da prima che andasse di moda.

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