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Spiral: il gioco è ricominciato? | Recensione

La saga di Saw ritorna al cinema, vediamo insieme com'è andata...

C’è un vago trend negli ultimi anni, che vede celebri comici d’oltreoceano mettersi alla prova (spesso con successo) con l’horror. È successo a Jordan Peele con il suo Scappa – Get Out, Danny McBride con il rilancio di Halloween nel 2018 e quindi non stupisce del tutto che Chris Rock si sia prodigato per avere una chance di infondere nuova linfa nella saga di Saw. Ora che finalmente il risultato è disponibile anche sugli schermi italiani, vediamo come è andata. Partiamo quindi con la nostra recensione di Spiral – L’eredità di Saw.

Spiral – L’eredità di Saw recensione: di cosa parla il nuovo film della serie?

Al centro del nuovo capitolo (a metà strada tra sequel e spin-off) troviamo Zeke, detective interpretato proprio da Chris Rock. Figlio di uno dei più amati poliziotti del suo distretto, l’agente ha visto la propria carriera estremamente ostacolata, quando ha scelto di denunciare la corruzione di un suo collega. Questo lo ha reso duro e sprezzante, con poca fiducia per i suoi compagni, ma sempre guidato da un ideale di giustizia.

Una serie di circostanze lo fa trovare nel mezzo di un caso di omicidio estremamente brutale. Gli indizi fanno pensare a un killer che vuole riprendere i metodi e l’iconografia di una minaccia che sembrava essere dimenticata, ovvero quella di John Kramer, l’Enigmista. Il distretto è sconvolto dalle morti truculente, che fanno crescere una paura terribile: il gioco è davvero ricominciato?

La domanda che invece potrebbe porsi il pubblico davanti a Spiral – L’eredità di Saw è “Ma è davvero un film della saga o un progetto separato?“. Su questo vi rassicuriamo subito, proprio come il film fa nei primi minuti. Bastano infatti le sequenze iniziali per rendersi conto che questa pellicola vuole ricreare l’atmosfera inquietante e cruda di questo cult dell’horror, a dispetto di quanto il nome possa far pensare.

Meno apprezzabile è la scrittura dei dialoghi, almeno nel primo atto. La necessità di coinvolgere lo spettatore nelle vicende di nuovi personaggi, costringe a spiegare i retroscena e questo viene fatto con espedienti non troppo raffinati. Digerite però le fasi iniziali di esposizione non troppo ben mascherata, l’azione entra nel vivo e il livello si risolleva. Pur non raggiungendo spunti particolarmente brillanti, il problema non si sente più. O forse semplicemente si è troppo coinvolti dalla storia per farci caso.

Il vortice che ti tira dentro

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Già, perché dove Spiral – L’eredità di Saw centra il bersaglio è proprio nella costruzione della storia. Piano piano siamo trascinati in vortice (quasi fosse un richiamo alla spirale del titolo) di crude torture e verità che riemergono. Soprattutto, il racconto riesce a sviluppare in pieno un’atmosfera di sospetto ben calibrata. Con l’evolversi delle vicende inizieremo a dubitare di tutti e tutto, nella nostra indagine parallela che si affianca a quella del detective Zeke.

Il modo in cui questo ‘nuovo Enigmista’ si approccia ai propri crimini è fedele nelle intenzioni a quello adottato da John Kramer in passato, ma prende degli elementi di originalità, che hanno al contempo la funzione di rendere più intense alcune sequenze e ridare vita alla mitologia della saga. Particolarmente apprezzabile è il recupero del simbolo del maiale. Spesso infatti questo animale nei Paesi anglofoni è associato ai membri delle forze dell’ordine in senso dispregiativo. Il fatto che questa pellicola tratti proprio di poliziotti corrotti gli fornisce una doppia interpretazione interessante.

C’è un aspetto contestabile nel modo in cui Spiral – L’eredità di Saw affronta l’argomento però. Considerando il contesto sociale attuale e quanto questi temi siano al centro dell’attenzione (nonché il background di Chris Rock stesso) sarebbe stato più interessante un racconto che fosse più concreto invece che basarsi su una vaga e generica “corruzione”. Non si può parlare di un vero difetto del film, quanto più di un’occasione persa.

Il vero problema per l’opera sta nel ritmo, che subisce un’accelerazione improvvisa ed estremamente brusca nella seconda metà. Questo sporca un po’ tutta l’impalcatura narrativa, togliendo forza a un finale che poteva rendere di più con qualche sequenza extra per arrivarci.

Spiral recensione: l’eredità raccolta?

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Insomma, questo reboot per la saga dell’Enigmista non è andato liscio come quello del ‘collega’ Michael Myers che citavamo in apertura. Tuttavia rispetto al precedente tentativo si nota una maggior cura nel voler costruire qualcosa che innovi e stupisca, in linea con lo spirito del leggendario primo capitolo. Un passo non troppo deciso per riportare Saw al centro della discussione, ma che forse potrebbe essere sufficiente almeno per continuare a crederci e correggere le storture in un sequel. Insomma, non sappiamo se il gioco è davvero ricominciato, ma per sicurezza, guardiamoci le spalle…

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Mattia Chiappani

Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.

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