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Il Passaggio, quando l’horror vi scava un buco dentro | Recensione

Il nuovo volume di Jeff Lemire e Andrea Sorrentino colpisce con poche parole e tante immagini di terrore

Una grande storia horror non colpisce la testa, non subito. Percepiamo l’orrore nascere in qualche punto fra lo stomaco e il petto. Poi si allarga lentamente fino a quando non sentiamo la tensione nelle spalle, le gambe pronte a scappare. Infine, arriva al cervello. Come se la nostra mente si rifiutasse di capire cosa ci terrorizza, ma la nostra curiosità avesse – infine – la meglio. Ma quando finalmente la nostra ragione trova il coraggio di capire, restiamo estasiati. Come è successo a noi dopo aver letto per questa recensione Il Passaggio, il primo volume de Il Mito del Frutteto di Ossa, la nuova avventura horror di Jeff Lemire e Andrea Sorrentino, con Dave Stewart ai colori.

Questo graphic novel, edito da Bao Publishing, presenta una storia autoconclusiva (come tutte quelle che comporrano questo universo editoriale) che fonde una trama strutturalmente semplice ma con significati nascosti in ogni parola dei (pochissimi) personaggi, in ogni espressione. E mostra il talento di Sorrentino nel creare immagini di una potenza straordinaria: riesce persino a regalarci un “jump scare” dall’impatto cinematografico, grazie alla sua abilità compositiva.

Cercheremo di evitare spoiler nel raccontarvelo. Ma se volete andare sicuri, vi diciamo subito questo: se vi intrigano i film horror di A24 (Midsommar, The Witch e soprattutto The Lighthouse) e adorate il potere del fumetto di usare il disegno per colpirvi dritti allo stomaco, questo è il graphic novel che dovete leggere. Possibilmente da soli in casa la sera mentre fuori piove.

La nostra recensione de Il Passaggio

Bao ci aveva già dato un assaggio gratuito durante il Free Comic Book Day del nuovo mondo di Jeff Lemire e Andrea Sorrentino, che tornano insieme dopo Gideon Falls e Primordial per lanciare Il Mito del Frutteto di Ossa. Quel prologo non è direttamente collegato alla storia de Il Passaggio. Ma entrambe le storie mostrano un horror che riesce a essere viscerale e lofcraftiano insieme, freddo e violento ed esistenziale.

Il romanzo inizia con quello che pare un incubo, dai contorni incerti e terribili. Ma poi ci riporta di peso nella realtà della storia, con il protagonista John Reed, geologo canadese, che arriva su un’isola spoglia del tutto, se non per il faro gestito da Sal, sorella del marinaio che l’ha portato su questo scoglio.

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Lemire e Sorrentino tracciano così da subito gli elementi che dobbiamo inseguire per comprendere la storia. Un mix di horror fantastico, psicologico e terribilmente reale e umano. Tutto incentrato su tre personaggi – che diventano quattro quando entriamo nella mente di John Reed, che rivive un episodio della sua infanzia come se fosse eternamente presente. E sull’isola del faro. Che ha un enorme buco al suo interno.

Pochi personaggi, poche parole

Prima di scoprire il traumatico passato di John, sappiamo solo che è un geologo e che deve analizzare un’anomalia. Un buco tondo e profondissimo, che Sal dice di aver trovato all’improvviso una mattina.

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John utilizza tecniche moderne, compreso un drone, per esplorare questo cratere che sembra non avere fondo. La curiosità per questo mistero e il ritmo rapido della narrazione ci fanno appena rendere conto che Lemire sta ponendo diversi tasselli che ci servono per risolvere il puzzle in piena vista. Dai “classici” elementi di questo genere d’horror – la solitudine e gli strani atteggiamenti di Sal, la mancanza di segnale sullo smartphone di John – fino a piccole parole e gesti che ci fanno conoscere meglio la complessità dei due personaggi. Che resta però sempre adombrata, come un buco profondo in mezzo al terreno.

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Lemire riesce a usare un linguaggio naturale e semplice senza mai risultare banale, svelando un po’ del mistero con ogni parola. Ma quello che ci ha colto alla sprovvista è la rapidità con cui progredisce la trama. Forse per le atmosfere alla A24 o per il fatto che il faro ci ricordasse The Lighthouse di Robert Eggers, pensavamo che avremmo visto il rapporto fra John e Sal evolversi e deteriorarsi progressivamente, fra onirismi e orrore come per Willem Dafoe e Robert Pattinson nel film.

Invece l’economicità del racconto aumenta l’impatto emotivo della storia. Gli autori giocano con le suggestioni e non con prolungati simbolismi, con le parole non dette più che con i dialoghi, con la freddezza dei personaggi più che con l’espressività. Una storia che sembra bilanciare alla perfezione il moderno gusto dell’horror con il terrore dei grandi autori classici.

Una regia perfetta: nelle inquadrature, nel ritmo, persino nel lettering

Se dopo qualche rilettura abbiamo potuto godere appieno del carattere al tempo stesso distaccato e brutale di questa storia, giocando a cogliere i dettagli nascosti negli sparuti dialoghi, la forza delle immagini ci ha costretto a leggere la prima volta il graphic novel tutto d’un fiato.

Gli autori hanno curato ogni dettaglio per avvolgerci in questa storia. I colori di Dave Stewart, che tinge ogni scena di una sfumatura bluastra per far risaltare i colori più vivi dei ricordi e il terribile rosso che tinge alcune delle pagine più forti, delineano uno stile chiaro e sicuro di sé.

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La gestione registica di Sorrentino risulta perfetta, in ogni pagina. Non solo usa benissimo riquadri di varie forme e disposizioni per passare dai dettagli ai campi larghi con un “montaggio” di forte impatto. Ma sa benissimo come gestire il ritmo e attirare il nostro occhio per farci tremare al momento giusto, come se fossimo su un’isola con un faro e un buco profondo invece che sul divano. Usa le ombre, le espressioni, le immagini oniriche. Sfrutta un reportorio enorme di immagini per farci sentire la storia – anche quando fatichiamo a seguirla sul piano razionale.

La maestria tecnica arriva persino al lettering, in originale di Steve Wands, che fonde i rumori con l’ambiente e con i personaggi creando un’esperienza quasi multisensoriale. Ci ha impressionato, in ogni dettaglio.

Dopo il prologo e dopo Il Passaggio, forse non abbiamo ancora capito bene dove ci stia portando Il Mito del Frutteto delle Ossa. Ma abbiamo una conferma: Lemire e Sorrentino sono una coppia di creativi che ha il pieno controllo della propria arte. E vuole usarla per terrorizzarci nella maniera più deliziosa possibile.

Se amate il genere, leggerete Il Passaggio tutto d’un fiato per farvi male, per sentire l’orrore che vi prende alla gola. Poi una seconda volta lentamente per gustare ogni scelta registica e narrativa. E ancora una terza volta, per capire come consigliarlo a chiunque senza spoilerarlo a chiunque.

Dalla quarta in poi non lo sappiamo, a un certo punto dovevamo pur scriverla questa recensione: trovate Il Passaggio sul sito di Bao Publishing.

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Il passaggio
  • Lemire, Jeff (Autore)

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, Nerd da prima che andasse di moda.

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