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Cosa penserebbe Dumas dei Nuovi Moschettieri?

Vi siete mai chiesti, di fronte ad un’opera cinematografica o televisiva trasposta da un libro, che cosa ne penserebbe l’autore? 
Molte volte è lui stesso a chiarire il punto di vista sul risultato ottenuto, altre invece, sorge il problema della non reperibilità; e quando la parte in causa non può più rispondere le critiche e gli elogi fioccano senza trovare un vero e proprio riscontro.
Quindi quanto è davvero auspicabile la fedeltà assoluta al libro? Chi lo dice che le novità inserite al passo coi tempi non troverebbero un sorriso a trentadue denti da parte dell’autore?
Secondo noi un’analisi dell’opera e il confronto con il pensiero dell’autore aiuterebbero a risolvere questo infinito dilemma libro/cinema/Tv. 
Per compiere questo studio, senza essere mossi da preferenze, abbiamo scelto lo scrittore le cui opere hanno ispirato il maggior numero di riduzioni cinematografiche e televisive: Alexandre Dumas
Famoso per la trilogia dei moschettieri ha al suo seguito centinaia di opere ed è considerato il padre del romanzo d'appendice (precursore del racconto popolare a puntate da cui nascono poi le soap opere di oggi).
Ispirandoci ai personaggi leggendari da lui creati potremmo prendere il nostro film-esempio in una lunga lista che va dal 1909 ad oggi (contando che potrebbero darci una mano anche Topolino, Paperino e Pippo), in non meno di venti volte, ma per facilitare la memoria abbiamo deciso di portare sul banco la serie della BBC The Musketeers, che in Italia ha appena chiuso la sua prima stagione mentre in Inghilterra apre la seconda.
La domanda a cui cercheremo di rispondere è: cosa penserebbe Dumas della serie Tv “The Musketeers”?
Le colonne portanti della storia classica ci sono tutte: Athos, uomo molto riservato dal bell’aspetto e sangue nobile, che cerca di dimenticare i dispiaceri di un amore perduto; Aramis, amante delle donne e degli intrighi, ma allo stesso tempo una persona insoddisfatta, diviso tra fede e passioni terrene; Porthos, meno cortese rispetto agl’altri due ma dal fascino criminale che non guasta mai; infine, il protagonista del romanzo, d’Artagnan che seppur appaia meno brillante e astuto rispetto alla versione cartacea, non manca della vena di cavalleria, lealtà e coraggio che il suo nome negli anni ha ispirato. Subito veniamo catturati dal carisma e dalla personalità dei quattro protagonisti senza possibilità di tifare per i loro avversari.
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Ed intorno ad essi, si muovono tutti gli altri personaggi che hanno reso l’opera di Dumas un grandioso affresco in grado di incantare e tenere con il fiato sospeso: il cardinale Richelieu (interpretato da un brillante Peter Capaldi), il capitano Trevillè,  Luigi XIII, la regina Anna d’Austria e naturalmente la femme fatale Milady, l’essenza dell’inganno, donna indipendente dal potere degli uomini che condisce le sue azioni con erotismo e perfidia, spargendo sale sulle ferite e zizzania tra i moschettieri.
Pur mantenendosi in gran parte fedele al libro si distacca da esso in alcuni aspetti: aggiunge personaggi o modifica le relazioni tra quelli esistenti; affronta temi più moderni e li risolve anche secondo ideali o approcci diversi (come ad esempio le sparatorie degne della celebre tradizione americana “più spari, meglio è”); in definitiva altera profondamente la trama stessa del romanzo snocciolando nelle puntate riferimenti che solo il lettore potrà notare ma che, indipendentemente dalla conoscenza del libro, ogni spettatore potrà apprezzare.
La serie percorre una strada differente ma riesce comunque a trasmettere emozioni e sensazioni espresse da Dumas: dalla suspense per gli intrighi del cardinale alla profonda amicizia dei quattro moschettieri, senza togliere spazio ai rapporti sentimentali e ai duelli (punto di forza della serie); mantenendo l’ambientazione originale e tutti i personaggi, risulta come una versione fresca e contemporanea che mischia ironia e avventura alle pagine del romanzo riuscendo nell’impresa di catturare lo spettatore ad ogni puntata.
Non sapremo mai cosa dirà Dumas della seria, dei precedenti film o dei cartoni animati dedicati al suo lavoro. Non lo sapremo mai.
Ma possiamo immaginare un Dumas dei nostri tempi, vestito in un elegante completo nero, capelli pettinati all’indietro e con indosso un paio di occhiali da sole che, disinvolto, mostra il pollice alto ai produttori, perché “non sono le azioni che devono rimanere fedeli, ma gli ideali.” 
Ed è per questo che non si deve paragonare direttamente opere che tanto differiscono sul piano espositivo, libri e film in particolare, l'unica cosa da tenere conto, se proprio si vuole fare un raffronto, è il rispetto, gli ideali dell'opera. Quelli vengono rispettati?

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Mattia Russo

Laureato in Comunicazione, Marketing e Pubblicità per farla breve, e aspirante giornalista. Curioso per natura, dalla vena impicciona, tendo a leggere qualsiasi cosa, con un'inclinazione al fantasy. Non sono uno che ama i silenzi e parlo troppo. Pace.

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Commenti

  1. Sono un grande fan di Alexandre Dumas e ho adorato ogni singolo libro della trilogia dei Moschettieri. Sorvolando sugli errori che, per quanto possano essere considerati banali, sono in realtà gravissimi soprattutto per una serie tv ambientata nel passato reale e non in un universo fantasy (esempio il parquet presente a Versailles nel 1600 quando è stato in ventato nella seconda parte del 1800), è un’altra la questione che mi affrange, ovvero l’esatta questione degli ideali. Dumas è stato un genio, giocava con la storia plasmando i personaggi storici per renderli personaggi storici, ma cosa lo rendeva irresistibile a tutti i lettori? Perfino ad uno come Victor Hugo che ne apprezzava i romanzi a denti stretti non apprezzando il rimaneggiamento storico? Semplice… la rilettura storica PARZIALE e i personaggi assolutamente umani che lui propone come protagonisti dei propri racconti che rendono possibile ad ognuno di noi l’immedesimazione. Evitando di soffermarmi troppo sul secondo, e dicendo soltanto che fare la scelta che ha fatto la BBC e uccidere il signor D’Artagnan padre rende travisabile l’intero personaggio e l’intera psicologia di D’Artagnan figlio, vorrei richiamare la mia attenzione sul primo punto. La cosa che meno ho apprezzato di questo nuovo adattamento televisivo dell’opera dumasiana è stata proprio il voler ignorare i veri fini ideali di Dumas, o meglio il fine, essendo l’unico vero fine dello scrittore francese: ovvero raccontare, raccontare e ancora raccontare, provocando emozioni di ogni tipo ed intensità e portando il lettore in mille luoghi e momenti, d’accordo, ma avendo solo l’intenzione di raccontare, di esprimersi, nella trilogia dei Moschettieri come in tutte le sue opere. Mi rendo conto di aver scritto un testamento quindi concludo il più velocemente possibile… la BBC ha dimenticato questo ideale quando, caso esemplare, ha deciso di rendere il Cardinale Richelieu cattivo. Ma come non è cattivol il Richelieu di Dumas?! No, non lo è. E’ un uomo che nonostante tutti i suoi difetti, il suo amore per la Regina Anna, le sue brame di potere sulla Francia ha guidato il suo paese, impedendogli di cadere nella crisi economica, di essere sconvolto dalle sconfitte in guerra o di cadere vittima della evidente mancanza di potere che si sentiva a causa della lascivia del Re, il tutto avendo sempre goduto e nutrito il rispetto dei e per i suoi avversari. Il Richelieu di Dumas è buono proprio perchè, al di là dei suoi progetti e dei suoi tentativi di governare e privare il Re dei suoi beni più preziosi (Potere e Regina) non è mai stato troppo cattivo, spregiudicato o sanguinario. Uccidere la sua favorita perchè andava a letto con un Moschettiere?! Richelieu le avrebbe ridotto la rendita e l’avrebbe costretta a trovarsi una residenza sua. In breve ( e questo vale anche per quello che poi è il suo atteggiamento verso Athos, Porthos, Aramis e D’Artagnan) vendicativo sì, ma crudele no! P.s.: perchè ogni regista che mette le mani su “I Tre Moschettieri” cerca sempre ‘il vero motivo” della cattiveria di Milady? E’ una donna perfida fino all’inverosimile, perchè ha deciso di voler avere tutto senza dover mai rinunciare a nulla. Punto. (scusate l’estrema lunghezza)

  2. Prima di tutto ti ringrazio del commento che delinea non solo la tua preparazione e dedizione, ma anche aver letto l’articolo :'(. Detto questo sono d’accordo su alcune tue affermazioni (errori, Milady ) ma, avendo scritto l’articolo e avendoci messo un po’ del mio, su quelle centrali del commento no.
    La serie si distacca abbastanza dal primo romanzo della trilogia, a tal punto che in alcune puntate solo i nomi dei protagonisti sono in comune; la BBC ha preso l’opera di Dumas, l’ha strappata pagina per pagina e ha tenuto quello che più gli piaceva per poi aggiungerci del suo adattandola al passo coi tempi. Esempio in ogni stagione ha predisposto un antagonista di rilievo, che puntata più puntata meno, cerca di uccidere i moschettieri per i propri fini (nella prima il cardinale e nella seconda Rochefort), quando nel romanzo uno agisce per il bene della Francia, l’altro al servizio esclusivo del cardinale. Perchè? Perchè oggigiorno per rendere grande un eroe, devi avere un grande nemico; e poichè nell’immaginario collettivo dell’ultimo secolo il Cardinale è sempre stato il cattivo perchè deludere le aspettative. Inoltre per dare suspense e mistero, oggi serve molto di più rispetto all’800 (per esempio nel romanzo è palese che anche nelle situazioni più disparate i quattro si rincontreranno sani e salvi, forse risulta a volte addirittura banale), perciò per catturare i telespettatori bisogna fare di più. Inoltre la serie, con puntate dedicate esclusivamente ad uno dei protagonisti, secondo ME, riesce a dargli profondità e personalità anche se prendendosi molte libertà.
    Infine, il romanzo d’appendice (il modo in cui Dumas pubblica le sue opere) nasce volutamente con il fine di intrattenere, di far rimanere incollati alle pagine aspettando il prossimo numero (nel romanzo, infatti, non c’è una pausa; gli eventi avvengono gli uni dietro l’altri trascinandoti e facendoti vivere due anni di storia in pochi giorni neanche) ed è la forma che oggi è diventata la serie tv; lo stesso formato del serial rappresenta perfettamente l’ideale (il fine) di Dumas.

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