Alison Bechdel ha vinto un Eisner, ricevuto il Genius Award dalla MacArthur Foundation, ha ideato il Bechdel Test. Se scrivesse una guida a come scrivere fumetti d’autore, la vorrebbero tutti. Invece Bechdel ha deciso di scrivere e disegnare la sua “guida per avere gli addominali in solo 60 anni”: Come diventare superforti (e complicarsi la vita), che vogliamo raccontarvi in questa recensione.
Un’autobiografia che valuta il suo rapporto con lo sport e il ruolo che l’attività fisica ha avuto nella sua vita. Ma anche un compendio di come altri grandi autori hanno usano lo sforzo fisico per migliorare sé stessi e arrivare a guardare il mondo in un altro modo. Il tutto con una voce personale e intelligente, che rende la lettura di questo ibrido fra manuale di fitness e memoir un esercizio davvero gratificante.
La nostra recensione di Come diventare superforti di Alison Bechdel
Rizzoli Lizard porta in Italia questo romanzo dopo solo un anno dall’uscita dell’opera di Bechdel in America, la cui storia si intreccia con quella dell’autrice nella sua ricerca continua per migliorare se stessa su ogni livello: intellettuale, emotivo e fisico. Infatti, le prime tavole vedono Alison Bechdel impegnata in una serie di esercizi casalinghi: step-up su una sedia, yoga sul tappetino in salotto. Perché l’autrice l’ha terminato in pieno lock-down, allenandosi da casa e correndo da sola come molti hanno fatto durante la pandemia.
Ma nel corso della sua vita, Bechdel ha provato davvero ogni tipo di sport. Dallo sci alla bicicletta, dal karate allo yoga, dall’HIIT all’arrampicata. E riguardando al ruolo del fitness, ha saputo trovare sempre un collegamento più o meno diretto con quello che stava affrontando, come stava vivendo. Un collegamento forte e inestricabile fra corpo e mente.
Bechdel dice che la sua passione per il fisico atletico, per i muscoli e la forma fisica è nata da bambina, guardando le fotografie di Charles Atlas in una rivista negli anni ’60. Già allora avrebbe voluto diventare superforte. Ma come accade a molti, la “superforza” che desidera cambia nel tempo: diventa la capacità di resistere agli urti della vita, di affrontare la mortalità con serenità. In questo libro, tuttavia, Bechdel sembra dirci che migliorare la propria resistenza durante una lunga corsa non è qualcosa di tanto distante dal migliorare la resilienza ai cambiamenti della nostra esistenza.
Tra meditazione e allentamento, una voce intelligente e sempre onesta
In Come diventare superforti, Alison Bechdel parla in maniera quasi costante di meditazione, trascendenza e fitness: messa così, sembra la recensione del libro più pretenzioso e noioso di sempre. Ma Bechdel affronta questa sfida con un’arma segreta, la stessa che ha incantato il mondo in Fun Home e nel sequel Sei tu mia madre?, i suoi primi due graphic novel autobiografici: la sua irresistibile voce.
Fra riquadri esplicativi, nuvolette di dialogo e anche note a fondo tavola, questo graphic novel ha più testo di quanto qualunque altro autore saprebbe gestire. E quasi ogni frase sprigiona intelligenza, dalle battute secche sugli avvenimenti politici che vediamo in TV mentre si allena, fino alle riflessioni sulle possibilità di trascendenza buddiste.
Ma in Come diventare superforti, Alison Bechdel riesce a evitare la pedanteria di chi si sente superiore: anche se metà dei suoi riferimenti non li abbiamo colti, siamo entusiasti di averle lette durante questa recensione. Perché non sembra mai avere un tono di superiorità. Dalle prime battute, capiamo che lei non è “diventata superforte” in un minuto e ora vuole spiegarci quanto sia semplice. Anzi, ci vuole mostrare il viaggio che ha fatto proprio perché è difficile. E ci ripete in maniera sistematica che il viaggio non è finito, che non ha una soluzione eterna ma solo un’illuminazione transitoria. In altre parole: alla fine del libro ci dice il segreto per diventare superforti, tanto fisicamente quanto emotivamente. Ma resta cosciente del fatto che lei stessa potrebbe dimenticarselo.
Un viaggio nella vita di Bechdel (e di alcuni dei suoi autori preferiti)
Il cammino verso il benessere fisico e mentale, ci porta in una retrospettiva sulla vita di Alison Bechdel davvero interessante, soprattutto per chi ha già letto i suoi memoir. Gli avvenimenti approfonditi nei suoi primi due graphic novel, soprattutto il suicidio del padre e il rapporto con la madre, sono affrontati qui con un altro punto di vista. Usando la lente del fitness, ma anche dell’uso e abuso di sostanze: un analisi più carnale dei traumi emotivi che ha dovuto affrontare.
Ogni capitolo di Come diventare superforti ci porta a scoprire un decennio della vita di Alison Bechdel. Perché lo sport e il modo in cui si prende cura del proprio corpo ha a che fare con le sue relazioni sentimentali, con il suo lavoro. Con ogni anfratto della sua vita.
L’autrice fa lo stesso anche con la vita di altri autori come il poeta Samuel Taylor Coleridge e Dorothy Wordsworth, sorella del più noto William, che esplorando la natura a piedi hanno dato vita al Romanticismo inglese. Oppure al rapporto complicato di Jack Kerouac con la meditazione e l’abuso di sostanze, ma anche la sua passione per le montagne. E ancora il pioneristico femminismo di Margaret Fuller.
Bechdel trova nella sua vita rimandi a quella di questi artisti che l’hanno preceduta. Non solo a livello letterario, ma anche in quella strada per trovare un compromesso fra corpo e anima, fra il mondo e la trascendenza, fra il samsara e il nirvana.
Come diventare superforti (e complicarsi la vita): recensione del più originale dei libri sul fitness
Come con se stessa, Bechdel non risparmia le critiche nemmeno per questi titani della letteratura. Che spesso non hanno saputo trovare l’equilibrio che cercavano. Forse perché l’equilibrio può solo essere transitorio. Dopottutto, Alison Bechdel ci ha promesso il segreto per diventare superforti, non eterni e immortali.
Noi non siamo dei grandi fan dei libri di self-help, forse siamo troppo scettici per poterlo diventare. Ma se avessero la brutale onestà e intelligenza di Come diventare superforti (e complicarsi la vita), lo scetticismo sui risultati non ci impedirebbe di amarli. Ci sono un paio di tavole che valgono lo sforzo fisico della lettura anche da sole: quando Bechdel ricrea gli esercizi del 7 Minute Scientific Workout pubblicato sul New York Times, raccontando la sua quotidianità durante la malattia della madre al posto delle didascalie degli esercizi, non sapevamo se piangere o iniziare ad allenarci. (Abbiamo scelto di rileggere dieci volte la pagina con gli occhi lucidi come compromesso).
L’unica pecca che possiamo trovare a questo memoir pieno di tanti consigli sul fitness, è che finito di leggerlo non abbiamo gli addominali. Ma puntiamo di arrivarci nei prossimi sessant’anni, come promesso da Alison Bechdel.
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