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L’Incidente di Caccia, in prigione per scoprire la poesia | Recensione

Il graphic novel di David L. Carlson e Landis Blair usa le storie per ridare la speranza

Una rapina finita male, la minaccia della prigione. Una storia per nulla speciale – se non per il fatto che il padre di uno dei ladri ha perso la vista nella sua infanzia. Charlie pensa che la cecità del padre sia dovuta a L’Incidente di Caccia che dà il nome al graphic novel oggetto di questa recensione. Ma suo padre, Matt Rizzo, ha una storia da raccontare. Anzi, più d’una: una storia che si intreccia con il “Crimine del Secolo” di Leopold & Loeb, con la Divina Commedia e un carcere che sembra uscito dalla fantasia di Dante. Storie che si mischiano l’una insieme all’altra, tutte incertate sul crimine e imperlate dalla poesia.

Questo graphic novel di David L. Carlson & Landis Blair, edito in Italia da Rizzoli Lizard, ha un formato voluminoso e molte pagine in bianco e nero. Ma vuole essere di più di una sola storia: vuole intrecciarne diverse per raccontare la potenza straordinaria della letteratura, non importa se scritta in braille o disegnata. E la cosa magnifica è che questa storia è basata su fatti realmente accaduti.

L’Incidente di Caccia, una storia vera di Crimine e Poesia | Recensione

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Nevica sopra Chicago nel 1959, quando un bambino con la sua valigia incontra un uomo cieco con il suo cane guida. Charlie Rizzo reincontra il padre Matt dopo una separazione di sei anni, per tornare a vivere con lui per via della morte della madre.

Curioso, Charlie chiede al padre della sua cecità. Matt parla di un incidente di caccia, quando era un ragazzino poco più grande di lui. Aveva preso il fucile del padre per andare a caccia con i suoi due amici, Enzo e Messina. Vicino al bosco, Enzo pensa di trovare il tubo di drenaggio dove Richard Loeb e Nathan Leopold hanno infilato il corpo di Bobby Franks.

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Si tratta del Crimine del Secolo: due ragazzi ricchi torturano e uccidono un ragazzino, solo per dimostrare di poterlo fare senza essere beccati. Invece, il loro caso diventa epocale e finiscono in carcere.

Entrando nel bosco, i ragazzi – ancora spaventati da Loeb e Leopold, veri “mostri” dell’epoca – pensano di sentire un cervo nel bosco. Messina sbaglia mira e acceca Matt Rizzo.

Bugie e verità più grandi

Charlie ricorda come sua nonna diceva sempre che il padre raccontasse solo bugie. Ma come può l’uomo non vedente, ex-agente assicurativo e aspirante scrittore di alta letteratura, raccontare menzogne? Charlie non lo scoprirà fino a quando, divenuto maggiorenne, usa l’auto comprata con i soldi ereditati dalla madre per commettere una rapina.

Il padre vuole che confessi, che stia lontano dalla prigione. Ma per convincere il figlio a rinunciare all’omertà che ritiene di dover rispettare, serve che racconti la vera storia di come sia divenuto cieco. L’Incidente di Caccia che dà il nome al graphic novel letto per questa recensione, non è mai esistito: Matt Rizzo restò cieco per il colpo di fucile del proprietario del negozio che stava rapinando. E quando fini in prigione, fu messo nella cella con il mostro che temeva da bambino: Nathan Leopold.

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Il racconto di Matt diventa quindi il centro del graphic novel. Perché solo tramite la verità più elevata della storia e della poesia può salvare suo figlio Charlie. Perché anche lui, parlando con quel “mostro” estremamente colto di Nathan Leopold, trovò solo nella poesia di Dante la forza di continuare a vivere.

Le storie ben scritte salvano la vita

Landis Blair usa tratti rapidi per delineare i volti, ma riempie le tavole di ombre che sembrano una continuazione dell’anima dei personaggi. Quindi quando vediamo Matt in prigione, lo sguardo cieco davanti al muro della cella che condivide con Leopold, i colori cupi dell’ambiente ci fanno sentire la devastazione nella sua anima.

La prigione sembra un inferno. Come quello di Dante, che Nathan Leopold insiste perché Matt legga. L’assassino sembra stupito dal fatto che il suo compagno di cella non apprezzi la poesia. Per lui le sbarre della prigione non valgono quanto quelle della mente che non sa apprezzare la letteratura.

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Quindi impara lui stesso a leggere e scrivere in Braille, per aiutare Matt a istruirsi. E chiede al suo ricco padre di comprare fonografi per ascoltare degli audiolibri ante-litteram, oltre a vari supporti per educare il suo compagno di cella. Che però, continua a essere disperato.

Leggere di come Leopold, una persona capace di un atto tanto crudele, si sforzi per far apprezzare la pura bellezza della Divina Commedia a un compagno di cella, gioca un effetto strano sulle nostre emozioni. I dialoghi di David L. Carlson non giustificano mai l’omicida, anzi fanno sentire tutta l’antipatia nel suo modo forbito di parlare con gli altri detenuti che evidentemente non lo capiscono. Ma in qualche modo, i suoi difetti e le sue passioni finiscono per umanizzarlo: ha commesso una pena mostruosa, ma è un uomo.

E anche se non sappiamo perché insista nell’insegnare la poesia a Matt, vediamo come la bellezza della parola scritta – in Braille – in qualche modo lo eleva. Ed entro la fine del graphic novel, gli salva la vita.

La recensione de L’incidente di Caccia: storie che si incrociano

Durante il progredire della storia, per insegnare a Matt la poesia Leopold deve imparare dal suo compagno di cella come comunicare in maniera più semplice ed efficace. Dimostrando che non sono le parole, ma le emozioni che evocano a fare la differenza. David L. Carlson dimostra questo concetto anche nel modo di scrivere questo romanzo grafico.

Le storie si intrecciano una con l’altra, ispirandosi in un turbine di significato. E Landi Blair mette sulla pagina le terzine dantesche come serpenti di suoni, mentre Leopold parla di filosofia e Matt di sentimenti con parole semplice. Registri diversi, anche molto – nel graphic novel trovate anche gli scritti di Matt Rizzo che sono molto elevati, a tratti difficili da decifrare. Ma c’è sempre Charlie che ci aiuta chiedendo al padre quello che non capisce.

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Gli autori sembrano volerci dire che le storie, che la poesia stessa non può essere singificativa se non viene capita. Nel contesto di una prigione, che a tratti diventa l’Inferno attraversato con Leopold come nostro Virgilio, ci sembra un messaggio brillante. La bellezza dell’arte può raggiungere tutti quelli che vogliono ascoltare, se si usa il linguaggio adatto. E può illuminare anche un posto dove tutti sembrano aver perso la speranza.

Pieno di allegorie, ma senza dimenticare che l’arte deve prendere i sentimenti per accendere l’ingegno, questo libro non può superare in ambizione e poesia l’opera magna di Dante – nessun libro può. Ma sembra capirne le intenzioni in maniera profonda, per raccontare una storia vera e densa di significati.

Come avrete evinto da questa recensione, L’Incidente di Caccia non solo ci ha colpito in positivo, ma ci ha fatto innamorare ancora una volta della forza straordinaria delle storie. E ci ha fatto riprendere in mano la Divina Commedia. Una storia che genera l’interesse per un’altra storia, fedele all’impianto narrativo di tutto il libro. Insomma: questo esperimento ambizioso è più che uscito.

Potete trovare il graphic novel sul sito di Rizzoli Lizard.

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, Nerd da prima che andasse di moda.

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