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Saru: misteri fra Oriente e Occidente

Chiunque abbia letto qualche manga dagli anni Ottanta a oggi conosce senz'altro il grande classico della letteratura cinese Viaggio in Occidente, almeno per sentito dire. In effetti esso ha dato il via ad una fortunata serie di omaggi, riletture più o meno celate, furti d'autore e chi più ne ha più ne metta che è davvero difficile essere un appassionato di fumetti e non esserne stato esposto, in una maniera o nell'altra: da Dragon Ball a Saiyuki, passando per Lo Scimmiotto di Milo Manara e il corto pubblicitario delle Olimpiadi di Pechino, creato da Jamie Hewlett e Damn Albarn per la BBC, in molti hanno fatto a gara ad ispirarsi alla storia del monaco buddista e dei suoi compagni animaleschi.
Nessuno però, ha mai nemmeno sfiorato il grado di ambizione e di grandiosità di Saru, fumetto in due parti creato da Daisuke Igarashi.
La premessa del fumetto è questa: a differenza di ciò che sosteneva Jung riguardo alla coscienza collettiva dell'umanità, la causa supposta per le inquietanti somiglianze fra le tradizioni culturali e mitiche di civiltà mai entrate in contatto fra loro, il motivo per cui è possibile riscontrare che in molti punti diversi del mondo molti popoli diversi hanno in qualche modo incorporato figure scimmiesche nei loro miti è semplice: perchè nell'antichità è esistita davvero un'entità soprannaturale dalle sembianze di primate, e la sua potenza era tale e tanta da non aver consentito ad alcuna gente di rimanere ignara della sua esistenza.

Il ricordo di tale incommensurabile creatura si è perso nella leggenda ma in ogni civiltà è possibile rintracciare qualche mito che ne fa eco: Sun Wukong per i Cinesi, il dio Tlaloc degli Aztechi, il dio Hanuman dell'India, Halmanta del Tibet. Perfino Thoth, il dio egizio della magia, è talvolta raffigurato come un babbuino. L'autore, con una dovizia filologica francamente spettacolare, cuce i fili delle diverse culture mondiali in un unico affresco coerente, arrivando a coinvolgere figure tanto diverse come Nostradamus, Francisco Pizarro e la strega Rangda dell'isola di Bali in una storia dalle proporzioni cosmogoniche. 

Per scongiurare le catastrofiche conseguenze del ritorno dell'entità sulla Terra – o, per essere più precisi, del risveglio di una sua parte dalla prigione spirituale in cui era stata precipitata nelle ere antiche – vengono messe in campo tutte le conoscenze esoteriche, scientifiche e magiche di tutta l'umanità. Ogni diversa cultura del mondo ricorda, nel profondo, l'incombente minaccia, e ogni popolo ha quindi pronta una freccia al suo arco spirituale: dagli esorcismi dei preti cattolici ai canti armonici delle tribù africane, dall'invocazione degli spiriti delle tradizioni orientali alla potente magia simpatica degli zingari, ognuno farà la sua parte, mentre il mondo così pigramente chiamato “reale” non potrà che stare a guardare in orrore, mentre le armi convenzionali dell'umanità non possono nulla contro questo nemico tanto più antico e tanto più cosmico.
La premessa, come dicevamo, è straordinariamente ambiziosa. Il rischio di tracimare nel peggior trash o, peggio, nell'incoerenza più totale e ridicola è forte. Daisuke Igarashi riesce però a tenersi assolutamente saldo al timone della sua opera e mai una volta, neppure negli episodi più eccentrici, ci siamo trovati a pensare “no, questo è troppo”. Saru richiede un massiccio impiego della cosiddetta suspention of disbelief, altrimenti non se ne esce vivi: ma questo è chiaro e dichiarato fin dopo le prime pagine. Igarashi chiede di stipulare un patto con il lettore, e se questi accetta non ha davvero nulla di cui pentirsi.
Un'ultima precisazione: Saru non è uno shonen. La parola “seinen” campeggia fiera in cima ad ognuno dei due volumetti, ed è importante esserne consapevoli. I combattimenti, quando anche ci sono, hanno un'importanza assolutamente marginale. Saru è un affascinante e misterioso abisso di elucubrazioni, rivelazioni sconcertanti e agorafobiche impressioni. Cercarvi dell'altro significa non fargli giustizia, e più importante ancora rimanere delusi quando non si trova ciò che si cerca.

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Gabriele Bianchi

Lettore, giocatore, conoscitore di cose. Storico di formazione, insegnante di professione, divulgatore per indole. Cercatelo in fiera: è quello con la cravatta.

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