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The Silent Edge, il gioco di ruolo che diventa saga letteraria | Intervista

Davide Bello ha risposto alle nostre domande, anche a nome degli altri tre autori

Creare una saga fantasy non è un lavoro semplice. Ma sembra diventare più facile quando i fili della trama e le scelte di ogni personaggi nascono come gioco di ruolo. The Silent Edge, saga fantasy edita da Antonio Mandese Editore, sta per concludere il suo primo atto con un quarto libro in uscita entro la fine dell’anno e a Lucca Comics & Games 2023 abbiamo avuto l’occasione di fare qualche domanda a Davide Bello in questa intervista. Bello è solo uno dei quattro autori di questa storia, insieme a Matteo Malvisi, Matteo Ivaldi, Giorgia Giacchi. E ci ha spiegato come questo libro a otto mani sia nato proprio da un gioco di ruolo particorlamente riuscito.

Intervista a Davide Bello, uno degli autori di The Silent Edge

Dopo aver letto Il ranger del Deserto, Liberi in ogni terra e Il gioco del re bianco, siamo rimasti colpiti dalla profondità del mondo creato dai quattro autori e dai personaggi ben definiti che lo abitano. Ma ciò che più ha colto il nostro sguardo da lettore è la passione evidente che gli autori hanno per i loro personaggi, l’inventiva dimostrata nelle scene d’azione, la coerenza durante le discussioni. Tutte caratteristiche proprie di un grande gioco di ruolo, ma perfette anche per lettera speculativa capace di rapire chi legge.

Creare una storia a otto mani

Nell’organizzare questa intervista Davide Bello, subito ci hanno fatto sapere che, sebbene avrebbe risposto lui perché presente personalmente a Lucca, avrebbe condiviso le domande anche con gli altri e parlato a nome del collettivo. Un’altra dimostrazione di come questa storia, che parla di un mondo che cerca di ricostruirsi dopo un misterioso cataclisma, ha le impronte di otto mani in ogni sua pagina.

Abbiamo quindi iniziato la nostra intervista a Davide Bello parlando proprio del gruppo. (In grassetto le domande nostre, in corsivo le risposte dell’autore).

Quattro autori, ambientazioni fantastiche, discussioni accese fra i personaggi, diversi POV: l’impressione è che la storia di questa tetralogia sia nata come gioco di ruolo. Ma poi tocca sensibilità come il fantasy, il western, lo steampunk, si sentono influenze letterarie ma anche da altri media. Quali passione vi ha fatto lavorare insieme a The Silent Edge? Quali sono state le ispirazioni più importanti per scrivere la tetralogia?

Questa storia nasce come gioco di ruolo. E la differenza delle ambientazioni tra un libro e l’altro penso che sia la naturale conseguenza delle scelte dei personaggi, di come rispondono all’avventura. Proseguendo le avventure del nostro gioco di ruolo, i protagonisti avanzavano nel mondo di Silent Edge e mentre progredivano cambiavano anche le abitazioni. Nel primo libro, Il Ranger del Deserto, siamo partiti dalla frontiera. Nel secondo l’ambientazione urban fantasy rispecchia la struttura della città di Grandchamp. Gli ultimi due libri, il terzo e il quarto, sono ambientati a Gael che è un’isola in tumulto”.

recensione the silent edge-min

“Tutte le scelte dei nostri personaggi nascevano dalle costrizioni dettate dalle ambientazioni e dalla storia. Ognuno aveva uno o più personaggi e abbiamo giocato fino alla fine della storia per arrivare a scrivere il libro. Ognuno interpretava un suo personaggio con un master che dirigeva la scena. Eravamo un po’ attori su un palcoscenico che interpretavano e improvvisavano. Io, per ridere, dico sempre che siamo come Ale e Franz in “Buona la prima”.

Avete voglia di raccontarci come organizzate il lavoro a otto mani? Come decidete la direzione della trama? Ognuno di voi scrive nella prospettiva di tutti i personaggi, oppure vi siete divisi i POV?

Durante la fase di gioco, Matteo Ivaldi faceva da Master e interpretava Elias. Io interpretavo Brian e Charles LaCroix, l’altro Matteo [Malvisi] aveva Gin e Maud, mentre Giorgia [Giacchi] interpretava Suennel. Ognuno poi gestiva anche i personaggi che erano complementari alla storia del loro personaggio principale. Matteo [Ivaldi] faceva da master e sapeva la storia generale, la trama orizzontale. Ma la gestione dei personaggi che ognuno aveva creato e dei personaggi complementari era autonoma”.

Quindi è capitato che deviaste dalla trama principale?

“Era la norma. Penso che quasi il 90% dei colpi di scena che ci sono nei libri derivino dal fatto che noi giocavamo di ruolo. E quindi, non sapendo niente, al posto di prendere la svolta a sinistra andavamo a destra. E da lì in poi era tutto diverso, tutto nuovo.

Anche la divisione alla fine del primo libro nasce da scelte fatte giocando di ruolo?

“Sì sì. È stata organica causata dalle azioni del personaggio di Gin, quindi gli altri hanno reagito come persone umane. Pur avendo interessi che ci portano in quella stessa direzione, non è detto che dobbiamo viaggiare insieme. E poi il master Matteo ha cercato di raggrupparci”.

Lo si nota anche nelle discussioni fra personaggi.

“Esatto, era quello che succedeva nelle ore di gioco di ruolo. Si nota specialmente nel primo libro, ora che ci penso. Diciamo che ci siamo molto divertiti“.

E invece come avete creato il mondo e le backstory dei personaggi?

“Il mondo di Silent Edge lo avevano creato i due Matteo, Ivaldi e Malvisi. E poi ci avevano chiesto anche di fare un background abbastanza corposo sui personaggi. Poi la nostra fantasia ha contribuito. C’era l’idea generale, ma poi tu ci aggiungi del tuo. Se è una bella idea, organica con il mondo e anche con gli altri, la inseriamo nel racconto. Man mano si sono create queste backstory così importanti.

La storia di The Silent Edge la fanno i protagonisti. Più che alla trama orizzontale, ti appassioni ai personaggi, magari ti riconosci per certi atteggiamenti. Le reazioni così spontanee di Gin e Maud sono le nostre reazioni, quelle che abbiamo avuto noi in diretta, quando ci si è presentata la situazione giocando. Quindi penso che anche chi legge voglia scoprire la loro storia, il loro passato e il loro futuro. Ci piace avere questo taglio da serie TV, che ogni tanto si prende tempo per guardarsi indietro e fare l’episodio flashback su un personaggio”.

Questa improvvisazione ha fatto che alcuni personaggi avessero più spazio del previsto? Forse con Lady Luck?

“Lady Luck era un personaggio di Malvisi, che all’inizio non pensavo diventasse una parte integrate della storia. Ma questo processo di sedimentazione, andato avanti pian piano, ci ha fatto dire: ‘ma sai che è proprio un peccato non usarla di più’. C’è tutta questa back story così importante e man mano siamo andati ad aggiungere alla sua storia”.

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Nella fase di scrittura, invece, come vi siete gestiti?

“Ci siamo divisi i ruoli. In particolare, Ivaldi e Malvisi hanno contribuito alla stesura romanzata del gioco di ruolo originale, cui abbiamo contribuito tutti. Loro l’hanno riscritta in maniera organica, poi tutti e quattro abbiamo lavorato alla revisione. Quindi, in ogni caso, tutte le pagine di The Silent Edge sono passate sotto gli occhi di tutti gli autori e tutti gli autori ne hanno approvato il contenuto. I due Matteo hanno preso i pezzi della giocata, li hanno scritti in forma romanzata. Poi l’abbiamo riletto, discusso, magari modificato, anche in corsa”.

Avete un personaggio preferito? Uno che vi ha sorpreso durante la stesura dei romanzi?

“Qui rispondo personalmente, come Davide. Perché, se facessi questa domanda a tutti gli autori avresti quattro risposte diverse. Io personalmente mi sono affezionato a Maud Mallory, che è un personaggio che io non ho giocato. Mi piace molto la caratterizzazione che gli è stata data. Apprezzo tantissimo anche Elias per una serie di fattori, ma soprattutto per il modo che ha di gestire le situazioni. Ma il mio personaggio preferito l’ho giocato e scritto io, il capitano Charles LaCroix. Ogni volta che entra in scena, per me è una festa. Io vivo questa doppia vita, sono la razionalità di Brian e poi questo capitano tanto particolare. Quindi mi sento un po’ dottor Jekyll e poi divento Mister. Posso permettermi di fare da una parte Brian che è idealista, convinto dei suoi ideali, dall’altra un ‘mostro’ sul piano morale”.

Anche se Brian nel terzo libro segue una spirale discendente.

“Brian segue una parola discendente per i primi due libri, in cui cerca sempre di incarnare quello che c’è di buono nel mondo. Nel terzo e, come vedremo, soprattutto nel quarto, quella parabola inizia a scendere perché si rende conto che il mondo che conoscevo è finito. Verrà posto davanti a delle sfide talmente grandi che anche anche impegnandosi al massimo. Questo lo devasta come uomo, lo devasta perché va a colpire i suoi ideali più profondi e arriva veramente all’esasperazione”.

Sia i personaggi che il mondo in cui vivono sembrano rispecchiare diverse influenze. Quali sono state le principali fonti di ispirazione nel creare il mondo di The Silent Edge?

“Come collettivo di tutti e quattro autori di autori, ci sono sempre piaciuti i mondi dei videogiochi, delle serie TV, delle anime. Quindi le fonti di ispirazione sono molteplici. Come serie TV ci ha sicuramente colpito Lost, Six Feet Under, Breaking Bad. Come anime sicuramente Cowboy Bebop, Attack on Titans per alcuni versi. Mentre per i romanzi Stephen King, con la serie della Torre Nera. Ma anche Il Trono di Spade e la serie L’attraversaspecchi. Nel primo libro specialmente King ha un ruolo fondamentale. Nel secondo e nel terzo emergono le trame politiche di George R.R. Martin”.

Cosa possiamo aspettarci dall’Orchidea Cinerea, il quarto romanzo della serie?

Il quarto volume è la fine del viaggio, la conclusione di un ciclo narrativo. Secondo noi darà finalmente delle risposte ai nostri lettori che le aspettano da ormai quattro libri. E la continuazione della saga del Tassellista. E potremo dare nelle risposte a interrogativi per gli altri personaggi. Inoltre, inizieremo anche a svelare una parte dei misteri di questo mondo. Sarà la conclusione di un arco, in cui daremo al lettore, speriamo, una certa soddisfazione.

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Ma poi la storia continuerà con un’altra saga?

“Ci sarà un finale che lascia alcuni interrogativi aperti, che volendo invitano a continuare. Però chi legge L’Orchidea Cinerea e poi volesse fermarsi avrà le risposte che stava cercando in questi quattro libri.”

State già lavorando a una nuova saga?

“Per il momento stiamo cercando di concentrarci sull’uscita del quarto libro e sulla sua promozione. Non nego che nelle discussioni si stia guardando un po’ avanti e si stiano facendo progetti. Però stanno rimanendo i progetti, al momento. Non abbiamo ancora avviato la macchina.

Intendi che non l’avete ancora giocata, oppure scritta?

“Con l’ingresso nel mondo dell’editoria abbiamo dovuto mettere un po’ da parte il gioco di ruolo vero e proprio, anche se facciamo comunque un brainstorming insieme tutti e quattro. Cerchiamo di tenere l’essenza del gioco di ruolo. Ma teniamo un po’ più sotto controllo la trama per rispettare le scadenze editoriali.  Ma non ci sono diktat fissi: la storia evolverà in base alle scelte dei personaggi”.

Noi questa evoluzione non vediamo l’ora di leggere, a partire dal capitolo conclusivo di The Silent Edge, L’Orchidea Cinerea che Davide Bello ci ha raccontato durante questa intervista. La passione per questa storia, che ha seguito per anni, e per i suoi personaggi, si sente forte nella voce dell’autore mentre parla, in modo che non abbiamo saputo rendere riportandovi le sue parole. E si legge anche nei libri di questa saga: se non l’avete ancora fatto, vi consigliamo di recuperarla.

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, Nerd da prima che andasse di moda.

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