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Alessandra Patanè ci racconta Player Zero, tra anime e giochi di ruolo

Un'avventura in un mondo fantasy le cui regole sono state stravolte? Scopriamo di più!

Durante l’ultimo Lucca Comics & Games, Alessandra “Alyah” Patanè ha portato la sua ultima creazione ovvero Player Zero. Un volume edito da Panini Comics, che ci trasporta in un mondo fantasy al contempo fedele alle tradizioni e stravolto nelle sue fondamenta. Per l’occasione ci siamo fatti raccontare qualcosa dall’autrice sulle ispirazioni che hanno guidato lo sviluppo di Player Zero e la sua storia.

Player Zero, di cosa parla il fumetto di Alessandra “Alyah” Patanè?

In questo volume seguiamo la storia di Noen, una delle più classiche figure da videogioco di ruolo fantasy. Una giovane ragazza che sta sullo sfondo e procede eternamente placida nel suo compito di riempire un secchio d’acqua. Insomma, un NPC, un personaggio non giocante, che normalmente avremmo già dimenticato, presi dalle nostre quest.

Tuttavia qualcosa cambia questo ordine “naturale”. Noen entra in contatto con il party dell’eroe e scopre che quest’ultimo è morto in battaglia. Un evento che non dovrebbe succedere e che causa conseguenze impreviste, fra cui il fatto che il compito di sconfiggere il temibile Stregone viene riassegnato proprio alla nostra NPC. O forse adesso dobbiamo dire la nostra protagonista.

Ne nasce un’avventura che corre perfettamente in equilibrio tra la comicità e un buon livello di drama, tra la metanarrazione che rompe le regole della tradizione e una perfetta aderenza alle stesse. Un viaggio che non può non ricordare tante altre storie vissute con in mano il pad (o i dadi e la matita) che sa conquistare e divertire.

Senza dimenticare poi una profondissima influenza del mondo anime. Le atmosfere sono esattamente quelle, tanto che nella lettura è difficile non ritrovarsi a immaginare i suoni, la colonna sonora, ma soprattutto le voci doppiate prese direttamente dai classici del genere. E questo non è affatto un caso, ma come ci ha confermato Patané, è esattamente il suo obiettivo.

Ed ecco quindi la nostra intervista

Ora che sapete tutto (o quasi) di Player Zero è giunto il momento di scoprirne i retroscena direttamente da Alessandra “Alyah” Patanè. Con lei abbiamo chiacchierato delle sue influenze, degli anime e dei giochi che più ricorda con affetto e infine ci siamo lasciati trasportare dalle storie di ruolate memorabili. Se siete curiosi di approfondire, l’intervista è qui di seguito!

Player Zero ha due punti di riferimento espliciti. Il primo è il mondo dell’animazione giapponese. Io, pur sforzandomi di evitarlo, ho letto tutto il fumetto con il doppiaggio di un anime, con le voci classiche che risuonavano nella mia mente. Quanti ne hai divorati per ottenere questo risultato?

Partendo dall’infanzia forse anche troppi. Sono sempre stata appassionata di anime ed è un po’ anche grazie a quelli che io ho iniziato a intraprendere questa carriera. Io volevo emozionare come mi emozionavano gli anime, sia quelli di una volta che quelli di adesso. Successivamente ho iniziato a leggere anche i fumetti.

Però inizialmente da bambina vedevo moltissimi cartoni animati, ma soprattutto gli anime che avevano proprio quell’impronta di narrazione più a lungo termine. Mi catturavano talmente tanto che io mi spingevo a dire che volevo fare questo nella vita: “Voglio raccontare ed emozionare in questa maniera. Voglio che le persone si affezionino ai personaggi, alla storia. Che crescano insieme ai personaggi”. Un tipo di narrazione che si trova molto nei manga.

E quindi da lì poi tutta la mia impronta anche involontariamente è finita per essere manga, soprattutto nella narrazione e anche nella caratterizzazione dei personaggi. Quindi ci sta che tu legga e senta le voci in un doppiaggio, come se stessi effettivamente guardando un cartone. Perché è quello che involontariamente io ho cercato di ricreare.

Anche io quando disegno mi immagino le voci dei personaggi, mi immagino la opening, la ending… Tra l’altro io compongo anche musica. Quindi ho anche composto una sorta di opening per Player Zero. Quando l’ho presentato per la prima volta ho messo la mia base di sottofondo, anche se non c’era la parte cantata. Mi sono immaginata io già tutto: opening, ending, titoli di coda, varie stagioni…

Quando io creo qualcosa ci creo praticamente tutto un mondo attorno. Anche se poi il fumetto potrebbe iniziare e finire, come Player Zero che è un autoconclusivo, io lascio sempre quella porticina aperta perché non si sa mai in futuro. Proprio come gli anime che sono questi mondi infiniti. Crescendo a pane e anime ho involontariamente preso questa cosa e l’ho trasmessa automaticamente anche a tutte le persone che mi leggono. 

L’altro mondo di grande ispirazione è quello dei giochi di ruolo. Inizialmente nella lettura ho dato per scontato fossero quelli cartacei, che stanno vivendo un periodo di grande rinascita, poi andando avanti è evidente che si parli più dei videogiochi di ruolo. Qual è il tuo rapporto con questo mondo? Ce n’è qualcuno che hai particolarmente a cuore?

Io sono cresciuta anche molto con i videogiochi, più che con i giochi da tavolo. Mio padre era appassionato di tecnologia e quindi mi comprava anche console molto vecchie: ho giocato con l’Amiga 500 e il Commodore 64. Mentre magari la mia generazione non sa neanche cosa siano i floppy disk, io me li ricordo, perché comunque mio padre mi comprava anche queste cose molto vintage. E da lì pian piano sono passata alla PlayStation, alla Nintendo, al Sega Mega Drive, il Dreamcast… Mi sono passata un po’ di console e videogiochi e quindi ho maturato questa passione.

Poi successivamente è arrivata anche quella per i giochi di ruolo cartacei e quelli dal vivo. Mi piacevano molto, mi piaceva molto interpretare proprio i personaggi, perché io adoro recitare. Da lì sono ritornata di nuovo ai GDR virtuali, soprattutto gli MMORPG.

Non ho un preferito, ma ho sicuramente il gioco che mi ha segnato l’infanzia: Final Fantasy. La scelta dello stile di Player Zero che è molto chibi è nata anche dal fatto che volevo omaggiare lo stile di Final Fantasy VII, quello con i classici mini character.

Poi mi piaceva fare questa contrapposizione con questi disegni molto dettagliati per rappresentare una sorta di cutscene. Un po’ come quando c’è una sequenza ad altissima risoluzione e poi si ritorna alla grafica del gioco. Quindi la grafica del gioco sono i disegni miei, mentre le cutscene sono disegnate da David Lopez.

Essendo cresciuta molto con questi giochi ho voluto raccontare una storia sui GDR virtuali ma non ho voluto raccontare una storia sui GDR e basta bensì sugli NPC, quei personaggi di sfondo che vedi soltanto nelle quest secondarie e poi non li vedi più. Io mi sono sempre chiesta: “Ma questi che vita fanno? Qual è la loro storia dietro?”. E quindi ho creato questa sorta di storia attorno a questo NPC che poi si ritrova invece a essere un eroe, ma essendo un NPC non livella e non può fare esperienza, quindi deve fare cose che non ha mai fatto in vita sua, uscire fuori dalla sua linea.

Che poi è la quintessenza del viaggio dell’eroe, paradossalmente. C’è anche l’attraversamento di una soglia…

Sì esatto. E anche lì c’è l’impronta anime perché anche lì c’è una crescita del personaggio, anzi di tutti i personaggi. Perché anche il resto del party grazie a questo personaggio principale che è un NPC cresce perché vedono un punto di vista diverso. Cambiano proprio il loro atteggiamento nei confronti dei ruoli che hanno i personaggi in quella storia che vengono completamente stravolti a causa del glitch che ci sarà poi in tutto il videogioco.

Abbiamo una spiegazione dei nomi di praticamente tutti i personaggi, perché glieli assegna la nostra protagonista (se possiamo definirla così). Però non abbiamo una spiegazione proprio del suo nome.

Il nome della protagonista è Noen. Io vivo in Norvegia e ho voluto prendere un nome norvegese che tecnicamente significa “nulla”. Perché lei effettivamente non dovrebbe esistere nella timeline di gioco, non dovrebbe esistere come eroe, non dovrebbe esistere come personaggio principale, quindi le ho voluto dare questo nome. Come se lei fosse già destinata a non essere un NPC, ma in realtà un eroe, solo che non lo sa. Nessuno del gioco lo sa, ma questo glitch sì.

C’è una domanda che devo fare necessariamente ogni volta che incontro un appassionato di giochi di ruolo: qual è il tuo personaggio? Quello che ricordi con più affetto o quello che preferisci interpretare?

Io vado molto sul semplice in realtà, perché come razza scelgo sempre l’umano. La conosco molto ovviamente essendo la mia, però poi spazio molto sulle abilità o sul tipo di mansione. Ad esempio nei GDR live ero entrata a far parte di una gilda di pirati. La cosa è stata simpatica perché ho cominciato come una dama, poi sono stata rapita dai pirati e non si sa come sono diventata il loro capo.

Questa è stata una cosa assurda, ma per questo mi piace iniziare da una base semplice. Pochi fronzoli, ma poi man mano nella storia crescere. Anche con un po’ di fortuna, perché i dadi fanno effettivamente la differenza, o il carisma nel caso dei GDR live. Quello fa moltissimo. Quindi sì, il mio personaggio più assurdo è stata la dama che è diventata capitano dei pirati. Ed era in un mondo tipo StarCraft, non il classico medievale fantasy.

Altri ruoli che ho provato sono stati il ladro, il guerriero e se non sbaglio il classico bardo. Però quello in cui mi identifico di più è sempre la piratessa, cioè il personaggio che magari non gli daresti un centesimo e alla fine ti frega e sale al potere. Non so se nella vita vera sono così, ma mi piacerebbe esserlo. 

E infine, in questo fumetto abbiamo una conclusione (che chiaramente non approfondiremo) che ci lascia aperte delle possibilità. Ci sono piani futuri per Player Zero o ci stai pensando?

Come ho detto anche prima, io lascio sempre nelle mie storie delle porte aperte, perché ho sempre questa idea che si può ricominciare e ripartire. Io ho già una storia, un seguito di Player Zero. In realtà di ogni mio fumetto io mi creo un seguito e quindi c’è anche di questo. Avendo fatto quel tipo di finale è chiaro che do proprio l’idea che potrebbe continuare la storia, come potrebbe non farlo. È come per un giocatore: dipende se vuoi andare avanti oppure abbandonare il gioco. Chissà se andrò avanti e sbloccherò nuovi eventi!

Noi naturalmente ci auguriamo che arrivino nuovi eventi nel futuro di Player Zero. Un grazie ad Alessandra “Alyah” Patanè per la disponibilità e a Panini Comics per l’opportunità, come sempre, e a questo punto la palla passa a voi: avete già letto Player Zero? Cosa ne pensate? Vorreste vedere il seguito delle avventure di Noen e compagni?

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  • Patanè, Alessandra Alyah (Autore)

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Mattia Chiappani

Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.

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