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Leo, consigli di vita dal nonno lucertola di Adam Sandler | Recensione

Avete mai pensato di farvi dare dei consigli da una lucertola? Adam Sandler sì, ed ecco che arriva Leo il 21 Novembre su Netflix

Immaginate di vivere decenni della vostra esistenza in una teca all’interno di una scuola elementare della Florida. Le classi che si susseguono, gli insegnanti che cambiano, il tempo che passa. Eppure, sembra quasi di essere perennemente sospesi in una bolla dove, effettivamente, il tempo non sembra essere una componente così importante. Almeno fino a quando qualcuno non vi viene a dire che il vostro tempo su questa terra potrebbe volgere al termine. Qui le cose potrebbero cambiare. Tutto viene messo in prospettiva e ci si chiede drammaticamente: cosa ho fatto della mia vita? 

Nella recensione di Leo andiamo a vedere come il nuovo film Netflix, in uscita sulla piattaforma dal 21 Novembre, scritto e doppiato nella versione originale da Adam Sandler, mentre in quella italiana da un ottimo Edoardo Leo, sia una lunga riflessione tanto sul tempo che passa quanto sulla crescita, ma anche sulla bellezza di godersi la vita attimo dopo attimo, affrontando a testa alta e senza aver paura di sbagliare, ferire o provare ad essere realmente noi stessi. 

Che stress essere una lucertola

La recensione di Leo

La lucertola Leo e la tartaruga Squirtle, non hanno fatto altro che mangiare insalata rancida, sollazzarsi nella loro teca ed osservare e ascoltare tutte le classi di quinta che per decenni si sono susseguite. E a loro sta bene così. Sanno fare le equazioni ma non le addizioni (perché non è nel programma di quinta), conosco la reazione dei bambini a La tela di Carlotta e i piccoli problemi che li attanagliano, giorno dopo giorno. Sanno bene come si comportano le maestre ma, ancora di più, che fine fanno le supplenti. Osservano il tempo che passa, gli anni che si rincorrono tra di loro senza preoccuparsi troppo, come se la loro vita possa essere eterna. Del resto, per quanto l’esistenza condotta non sia delle più avvincenti e sorprendenti, a Squirtle e Leo non dispiace affatto la comodità della loro vita. Almeno fino a quando a quest’ultimo non viene a conoscenza di una “data di scadenza”

Leo scopre di avere 74 anni e che solo un anno, un unico e misero anno, lo separa dalla morte. Sì perché, a quanto pare, le lucertole come lui vivono solo 75 anni. Questo rimette in prospettiva tutto quanto. Mentre Squirtle non sembra essere troppo turbato dalla cosa, Leo non può pensare di aver condotto una vita così misera, sedentaria e priva di qualsiasi emozione. Pertanto, c’è solo una cosa da fare: scoprire il mondo. Ma come? 

Approfittando della nuova e severissima supplente, la quale costringe i bambini nel weekend a portare a casa con loro uno degli animali nella teca, per sensibilizzare alla responsabilità verso il prossimo, Leo mette in atto il suo piano di fuga. Arrivato a casa di uno di quei mocciosi, scapperà alla volta dell’avventura, dei grossi insetti da gustare e di lucertoline da conquistare. Ma sarà davvero così facile? 

E se forse, tutto di ciò di cui hanno bisogno quei bambini è qualcuno che li ascolti, che creda in loro e che li spinga ad essere ciò che sono, ad affrontare il cambiamento e il tanto temuto futuro? E se quel qualcuno fosse proprio Leo? Forse, a quel punto, la vita potrebbe essere un’avventura anche senza andare troppo lontano.

Leo, il nonno saggio di cui non sapevi di aver bisogno

La recensione di Leo

Andando avanti in questa recensione di Leo, è interessante il lavoro svolto con questo film d’animazione scritto da Adam Sandler, Paul Sado e Robert Smigel, per essere diretto dallo stesso Smigel, Robert Marianetti e David Wachtenheim, dove sebbene il target di riferimento sia sicuramente quello dei più giovanissimi, al tempo stesso la storia invita ad una riflessione più profonda il pubblico più maturo. Ci troviamo indubbiamente di fronte a quel tipo di pellicole tanto rivolte ai bambini quanto ai genitori, questo però non vuol dire che non sia una piacevole sorpresa anche per un target più vasto. 

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Scorrevole, divertente ed anche emozionante. Leo è un film che sa come accattivarsi il suo pubblico ma anche strizzare l’occhio ad uno spettatore meno in target, anche solo per il “pazzesco” – per citare il film – protagonista. Avendo vissuto così tanto tempo nella teca di una classe di quinta, Leo sa interpretare i diversi caratteri dei bambini, riconoscere situazioni analoghe, atteggiamenti, parole e silenzi; soprattutto, Leo sa ascoltare, qualcosa che i “grandi” spesso dimenticano di fare nei confronti dei più piccoli.

Se da una parte la lucertola di terza età alla ricerca dell’avventura, diventa il punto di riferimento dei bambini, il loro migliore amico, un nonno a cui raccontare tutto e lasciarsi ispirare, prendere quel coraggio necessario per affrontare la vita in un momento di cambio e passaggio (come dalla quinta elementare alla prima media).

Dall’altra parte la pellicola ci mette di fronte l’egoismo di alcuni genitori, incapaci di vedere al di là del proprio naso, convinti di potersi “comprare” l’amore dei loro figli, senza neanche immaginare lontanamente ciò di cui hanno davvero bisogno. Qualcosa di semplicissimo: affetto, comprensione, fiducia. 

Leo Recensione Film Adam Sandler

Il film Netflix analizza come, fin dalla più giovane età, si possa essere schiavi di pregiudizi, paranoie, aspettative sociali. Si sofferma su quanto i bambini siano una spugna e, spesso, mettono in atto meccanismi di difesa contro i propri coetanei come “arma di spurgo” nei confronti di ciò che affrontano a casa: genitori separati, assenti, oppressivi, disfunzionali.

A volte il disagio può anche essere personale, può riguardare una caratteristica fisica come la pubertà precoce, una voce meno “virile” secondo i canoni; oppure il sentirsi in difetto perché bocciati più volte ed aver affrontato un percorso senza i propri compagni o, ancora, parlare, parlare, parlare senza mai trovare qualcuno che ti ascolti davvero. 

Leo infonde quella sicurezza di cui questi bambini hanno bisogno, e non solo loro. Una fiducia tanto importante quanto fragile ma che se messa nelle mani giuste può dare dei risultati incredibili, riflettendosi anche su chi ci circonda. Quel senso di autostima così necessario per poter affrontare le sfide, grandi e piccole, che la vita comincia a mettere sul cammino fin da subito e che, spesso e volentieri, possono avere delle conseguenze anche sul futuro.

La forza dell’animazione

Leo Recensione Netflix

Nella sua leggerezza, ironia e natura intrattenente, il film d’animazione Netflix porta avanti degli interessanti spunti di riflessione ed immedesimazione per tutta la famiglia che possono germogliare, e aprire al dialogo, anche dopo la visione. Un tratto tipo del genere d’animazione, troppo spesso bistrattato perché ingiustamente relegato a genere solo per bambini.

La forza dell’animazione, come abbiamo avuto modo di vedere in molteplici occasioni, risiede proprio nella sua grande capacità comunicativa che va al di là delle questioni d’età e che, anzi, riesce ad arrivare al pubblico in maniera ancora più efficace. 

La linearità della trama, così come la sua semplicità, è un altro dei suoi punti di forza. In questo modo sa come arrivare in maniera diretta e precisa al suo target, lasciandolo immedesimare ancora di più grazie anche al lavoro sui personaggi, in modo particolare quello di Leo che, come detto prima, impossibile non affezionarsi. 

LA recensione di Leo

In questo, va detto, che ha giocato un ruolo importantissimo il doppiaggio, tanto nella versione originale quanto in quella italiana dove troviamo un tanto bravo quanto irriconoscibile Edoardo Leo. L’attore da più di qualcosa di suo al personaggio, personalizzando la voce, rendendola ruvida ma al tempo stesso calda. La tipica voce di un nonno ma con qualche accento più bizzarro. Piacevole da ascoltare, ci si lascia trasportare, aggiungendo sempre delle note più colorate ed ironiche al tutto. Qui merito anche dei siparietti sempre molto esilaranti e mai banali o piatti tra Leo e Squirtle. 

Ciò che forse del film colpisce meno è proprio l’animazione dal punto di vista tecnico. Fluida e dai colori vivaci, ma più di qualche spanna sotto rispetto a ciò a cui siamo oggi abituati. Se nella trama, il film Leo riesce a giocare su temi sempre attuali, forti ed immersivi; dal punto di vista della componente grafica ed animata, sembra un po’ di vedere una pellicola di una decina di anni fa. Probabilmente l’uscita in piattaforma gioverà di gran lunga alla pellicola che, invece, al cinema non avrebbe avuto il medesimo riscontro. 

Leo dal 21 Novembre è disponibile su Netflix.

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Gabriella Giliberti

Gabriella Giliberti, nata a Martina Franca nel maggio del 1991, è una critica cinematografica televisiva, scrittrice e content creator. Dopo essere cresciuta a cinema horror, vampiri e operetta, si è formata a Roma, specializzandosi in storia del cinema, sceneggiatura e critica. Dal 2015 al 2022, è stata penna e volto del sito Lega Nerd, ricoprendo il ruolo di capo redattrice nella sezione Entertainment dal 2019 al 2022. Collabora regolarmente sia su riviste online che cartacee, ed è presente come inviata, moderatrice e speaker presso i principali Festival e Fiere. Attraverso il suo profilo @GabrielleCroix su Twitch, TikTok ed Instagram condivide e divulga l’amore per la pop culture con la sua community e pubblico di appassionati. Ha partecipato all’antologia “Emozioni da giocare” (Poliani, 2021) e “Moondance – Tim Burton, un alieno ad Hollywood” (Bakemono Lab, 2023). Da sempre appassionata di mostri, attualmente è a lavoro su diversi progetti che riguardano la rappresentazione del mostruoso nella società. “Love Song for a Vampire – Etologia del Vampiro da F.W. Murnau a Taika Waititi” (Bakemono Lab, 2023) è il suo primo libro, e non ha intenzione di smettere.

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