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Le mille e una notte

Era in mezzo alla folla. Nell'esatto centro.
La gente si muoveva scivolando e strusciandosi, arrancando e urtandosi malamente. Tutti avevano dipinti sul volto sguardi seri, sopracciglia aggrottate e tutto quanto, come se da ciò che stavano per fare sarebbe dipesa la sorte dell'umanità intera, ma in realtà non facevano altro che girare in tondo, ancora e ancora.
Ciò che più la colpiva non era l'incredibile quantità di persone, bensì gli odori, ognuno dei quali pareva essere legato ad un particolare ricordo: c'era il profumo del pollo arrosto, che ancora le faceva venire l'acquolina in bocca con  la pelle croccante e speziata che copriva una carne bianca, morbida. Le patatine fritte, appena tirate fuori dall'olio bollente, che ti scottano la lingua ma non puoi aspettare che si raffreddino o non riusciresti a sentire il granellini di sale in bocca, tra i denti. 
E ancora l'incenso della bancarella di paccottiglie, il cui commesso cinese ti guarda girando appena la testa di lato: sa più o meno il significato delle frasi che gli stai rivolgendo, ma ogni tanto fa fatica a comprendere il senso di due o tre parole e allora ti osservava come se potesse leggerti sul volto ciò che non riusciva a trovare nella tua voce. Gli adolescenti compravano da lui quei braccialetti che dopo una settimana cominciavano ad allentarsi, per poi rompersi nei momenti meno opportuni, spargendo perline sui pavimenti dei bagni della scuola.
L'intenso aroma dei formaggi la distrasse. 
Cercava sempre di girare al largo da quella zona perché l'odore le andava dritto alla testa, infastidendola. Sapeva che il sapore era ottimo, ma le svariate forme di grana, caciotta, pecorino, tutte insieme, tutte nello stesso posto erano insopportabili per il suo povero naso, e non si sarebbe azzardata ad avvicinarsi nemmeno per un assaggio gratuito.
Per un attimo si era dimenticata per quale ragione fosse arrivata al mercato, anni dopo l'ultima volta che era passata da quelle parti. Bottoni, pizzi e trine, ecco cosa stava cercando.
Ed era incredibile come ogni cosa fosse rimasta esattamente nello stesso posto di dieci anni prima, le stesse persone, gli stessi camioncini sporchi e malconci, forse addirittura le stesse merci.. Certo i cartelli con i prezzi e gli sconti non erano cambiate.
Proprio di fianco alla bancarella della merciaia, ne vide una di cui non si era mai accorta, anzi che non era mai stata lì prima d'ora. Era barcollante, non aveva ancora deciso da che parte cadere e così restava in piedi, in maniera assolutamente fortuita. La copertura era di un pesante tessuto simile al velluto, porpora, inutile in caso di pioggia, asfissiante in caso di un sole estivo.
Dietro una montagna di vecchi libri, stava immobile una vecchina, o almeno una matassa di vestiti variopinti attraverso cui era possibile intravedere lembi di pelle e un paio di grandi occhi neri. Le parvero ipnotici e infiniti.
“Avvicinati cara, avvicinati”. La sua voce assomigliava al frusciare del vento tra le pagine di un libro, ma al contempo era calda e rassicurante.
Lei si fece avanti, senza neanche chiedersi se effettivamente stava parlando con lei, lo sapeva e basta. Arrivata sotto il grande telo porpora d'improvviso il mondo scomparve, nessun altro rumore, nessun altro odore se non il cuoio e il cartone dei volumi.
“Sai qual è la tua storia?”.
Le sorrise, come le nonne sorridono ai nipoti, ma sul suo viso erano scritte avventure che le normali nonne non conoscono.
“Come? La mia storia?”. Non capiva. Voleva forse sapere dove fosse nata, cresciuta, dove avesse studiato e quale fosse il suo lavoro? Prima che potesse aggiungere altro, la vecchina continuò “Se qualcuno te l'avesse raccontata la conosceresti senza bisogno di pormi ulteriori domande”
Ammutolita, stette ad osservare quell'anziana signora che le faceva lezione, proprio in mezzo al mercato di un piccolo paese di periferia.
“Sei fortunata, cara. Poiché io la conosco e oggi ho deciso di sussurrartela”.
Prima di cominciare le regalò un libro e le consigliò di farne tesoro. Non aveva bisogno di leggerne il titolo, sapeva che era la storia senza padrone, che narrava il coraggio di una grande donna e di mille altri eroi. Una storia per ogni notte, più un'altra per non rimanere mai senza.
Sorprendentemente cominciò proprio con l'antica formula: “C'era una volta….”

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