Tra le varie uscite animate su Netflix, come Arcane, Strappare lungo i bordi e Maya e i tre guerrieri, potrebbe esservi sfuggita un’altra, arrivata a fine ottobre. Inside Job, infatti, vedendola di sfuggita da un trailer generico potrebbe sembrare una qualunque altra serie animata per adulti, una brutta copia di Rick & Morty se volete. Si tratta in realtà di un prodotto di alto livello, con delle dinamiche, un umorismo e dei personaggi che la rendono veramente di valore. Ma capiamo meglio perché ci ha fatto questa impressione, e perché secondo noi dovreste guardare Inside Job.
La nostra recensione di Inside Job
La premessa dietro Inside Job è relativamente semplice, e allo stesso tempo geniale, visto gli spunti che fornisce: tutti i complotti sono reali. Esistono i rettiliani, il filmato dell’allunaggio è stato girato in uno studio, le scie chimiche sono reali. A gestire il mondo è una cabala di potenti signori oscuri, che però lo fa attraverso un’azienda, la Incognito Inc., che nella pratica funziona come una qualunque altra azienda di una sit-com aziendale tipo The Office. Colleghi scansafatiche, catene di comando che non funzionano, favoritismi e altri cliché di questo tipo, che cozzano però in maniera comica con l’idea di controllo globale e occultismo dietro i vari complotti.
La serie segue la vita di Reagan Ridley, un’ambiziosa scienziata, geniale quanto sprovvista di capacità di relazionarsi con le altre persone, che punta a guidare l’azienda. Tra il suo team, composto di personaggi più o meno stereotipati ma comunque tridimensionali, la sua famiglia e altri personaggi, alcuni ispirati anche a persone reali, seguiremo il suo lavoro, volto al controllo mondiale dietro le quinte.
Una scrittura di alto livello
L’animazione, per quanto competente, priva di errori e con anzi alcuni dettagli sorprendenti in positivo, è la parte forse meno importante di questa serie. Con un tratto semplice ma efficace, infatti è presente più come un versatilissimo strumento al servizio della narrazione e della scrittura, che, come è giusto e desiderabile per una serie di questo tipo, sono i due veri capisaldi.
Premettiamo che dietro questa serie non ci sono persone alle prime armi, anzi. A crearla è stata Shion Takeuchi, che aveva già lavorato alla scrittura e alla produzione di Gravity Falls, un’altra serie animata di altissima qualità e valore comico e autoriale. Lo stesso creatore di Gravity Falls, Alex Hirsch, è qui presente in veste di produttore esecutivo. Tra loro e il resto del team, abbiamo una squadra tutt’altro che inesperta, e si vede.
Nonostante gli episodi circa autoconclusivi, con circa ognuno incentrato su sostanzialmente una diversa teoria del complotto, lo sviluppo dei personaggi principali è evidente e ben raccontato. Le premesse e gli sviluppi di trama sono sempre interessanti, con pochi momenti noiosi o banali. Ma soprattutto l’umorismo, in particolare quello sottile, fatto di richiami culturali e storici, inside joke e battute visive, lascia trasparire la genialità degli autori. Il risultato complessivo è una serie molto godevole, non perfetta in ogni suo episodio, ma che si fa divorare.
Cadere nella tana del bianconiglio
Se le nostra parole non vi hanno ancora convinto a buttarvi in questa serie, vi diamo altre due motivazioni: la prima stagione sono solo 10 episodi da 20-30 minuti, facile quindi da recuperare in un paio di serate (addirittura in una se siete come noi). La serie termina inoltre in maniera soddisfacente aperta, pronta a continuare con la già confermata seconda stagione, che dovrebbe essere, secondo quanto trapelato, anche l’ultima. Una serie con un’inizio e una fine confermati, senza quindi paura di attaccarsi emotivamente ad una serie che non verrà rinnovata.
Prendete il telecomando, il vostro cappellino di carta stagnola e, insieme all’agente FBI che vi guarda dalla webcam, buttatevi in Inside Job!
- Di Miceli, Jacopo (Autore)
- Buonanno, Errico (Autore)
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