Ci troviamo in America nei favolosi Anni Settanta.
Un padre di famiglia irascibile, disilluso, amante della televisione e della birra. Una moglie, casalinga modello, assoggettata e totalmente accondiscendente nei confronti del marito. Tre figli, classici rappresentanti della loro età e un cane.
Nono tranquilli, non stiamo parlando per l’ennesima volta dei Simpsons (anche se lo show ne condivide diverse somiglianze), ma della nuova serie TV animata distribuita da Netflix.
“F is for Family” è il titolo della serie creata e scritta a braccetto da Bill Burr (comico statunitense) e Michael Price (celebre sceneggiatore che ha contributo alla Famosa sopracitata) che è uscita sulla piattaforma il 18 dicembre 2015.
Prendendo spunto dalla giovinezza del comico, la serie racconta le vicissitudini di Frank Murphy e della sua famiglia, il tutto ambientato negli Anni Settanta, un’epoca ancora poco condita dalle libertà contemporanee dove l’educazione, i divieti e le consuetudini erano molto distanti da quelle odierne e in parte ancora poco evolute.
La serie si apre con una veloce introduzione sulle note di “Come and get your love” dei Redbone nel corso del quale riassume brevemente tutti i passaggi chiavi della vita del protagonista e partendo dal primo minuto presenta subito gli altri personaggi: il capostipite della famiglia, Frank Murphy (Bill Burr) è un uomo di mezz’età, veterano della guerra in Corea e dal temperamento non propriamente calmo; la moglie, Sue Murphy (Laura Dern) è la classica figura della casalinga di quegli anni infarcita però, con problemi di depressione e squilibri mentali. Infine fanno la loro comparsa i tre figli: Kevin (Justin Long) teenager delinquente, Bill (Haley Reinhart) figlio casinista di mezzo e Maureen (Debi Derryberry) la più piccola del trio, l’innocente principessa.
Nell’arco di sei episodi vengono raccontate delle scenette quotidiane che ogni famiglia americana si potrebbe trovare ad affrontare. Vengono costruite interazioni comiche se circostanze misere, a tratti irrilevanti, il tutto condito da una vena ironica scorretta e volgare.
Funziona? NI.
Cioè il NI, che di solito corrisponde ad un banale, si traduce in un “poteva essere ma non è”.
La base di partenza della comicità è buona. La scrittura è scelta, dosata e intelligentemente scurrile. Inoltre dalla sua ha la capacità di dare un fedele ritratto di malesseri suburbani e delle problematiche familiari che non sono rarità (soprattutto in America): un marito triste, deluso e insicuro. Una moglie depressa e lunatica. Tre figli che attraversano l’adolescenza assaporata con violenze, bullismo, pregiudizi e luoghi comuni.
Tutti temi di sicuro non adatti ad una commedia che però i due creatori riescono ad afferrare e riscriverli, raccontandoli in chiave comica e alleggerendone pesantemente il tono.
Riescono nell'impresa di raccontare l’America degli Anni Settanta facendoti disinnamorare del sogno americano. E se queste sono le caratteristiche positive della serie poco però possono contro quelle negative.
Nonostante la messa in scena comica a tratti funzioni è difficile considerarlo un prodotto riuscito. L’humor è mediocre e molte volte risulta volgare, confezionando un prodotto frivolo e dalla parolaccia facile che non ottiene l’effetto-scuotimento sperato ma che ai più fa inorridire.
A questo si aggiunge il fattore banalità. Tutto sa di già visto, già provato e già sentito.
Partendo dagli scenari che ricordano lo stile d’animazione Anni Novanta, passando ai comprimari e alle loro relazioni coi protagonisti e arrivando alle situazioni del quartiere/città che tutti conoscono a memoria scade tutto nel vecchio sapore insipido.
“F is for Family” è un nuovo prodotto creato e sceneggiato su vecchie sicurezze. Un prodotto che non colpisce, non cattura ma passa liscio senza offrirti niente che possa chiamarsi innovativo.
Avrebbe sicuramente fatto centro una decina d’anni fa.
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