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The Abominable Bride: un nuovo inizio per Sherlock

A due anni dalla messa in onda della terza stagione, ed esattamente 1895 giorni dal primissimo episodio della prima (ricordate questo dettaglio), finalmente abbiamo un nuovo episodio di Sherlock. Dopo una terza stagione che inizialmente aveva lasciato un po’ di perplessità diffusa, le aspettative per questo episodio speciale ambientato in età vittoriana erano alle stelle, ma non senza il timore che questa grande occasione venisse sprecata.
Ci aspettavamo una cosa modesta: un caso da risolvere con quel pizzico di gothic novel che i vittoriani non disdegnavano mai, dei costumi d’epoca come soltanto la BBC sa fare, la comicità che sarebbe sicuramente derivata dall’adattamento al periodo storico delle relazioni fra i personaggi e magari, con un po’ di fortuna, un teaser trailer della quarta stagione, ma così non è stato, o almeno non solo.
Ci aspettavamo un episodio a sé stante, e ci siamo ritrovati uno Speciale non solo inserito nella trama della serie, ma reso funzionale alla narrazione, con una di quelle trovate così geniali che mentre fai colazione due settimane dopo mormori “wow, che cosa geniale” ai cereali, perché non riesci ancora a capacitartene. 
Prima di analizzare le numerose implicazioni che questo episodio ha nella trama complessiva parliamo un attimo della storia “interna” ambientata nel 1895 (vi ricordate ciò che vi abbiamo detto di ricordare all’inizio?). Un caso tipicamente gotico, che ci ha portato vagamente con la memoria a The Hound of Baskervilles, con una conclusione davvero non banale, delicata ma avvincente. Il tema delle donne profondamente ignorate dalla letteratura vittoriana era stato ricorrente per tutto l’episodio, e molti dei momenti di comicità vi avevano girato attorno, quasi ad anticipare la conclusione. 
Come sempre gli effetti visivi sono un cavallo di battaglia di Sherlock BBC e abbiamo apprezzato moltissimo il modo in cui sono stati adattati al periodo storico, come il mind palace fatto di ritagli di giornale che svolazzano o il telegramma  in sovrimpressione al posto degli SMS. The Abominable Bride ci ha fatto ridere, ci ha fatto commuovere e ci sarebbe piaciuto anche come speciale leggero a sé stante. E pensavamo lo fosse, fino all’arrivo di Moriarty
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In quel momento si è iniziato ad intuire il vero scopo (non l’unico, ma sicuramente il principale) di questo Speciale di Natale: dare una degna conclusione al grande antagonista di Sherlock Holmes. Dopo The Reichenbach Fall non tutti si erano convinti del fatto che Moriarty fosse effettivamente morto. Insomma, Sherlock ha finto la sua morte, non poteva averlo fatto anche lui? Sarebbe stata una mossa un po’ pigra da parte degli autori, ma tutto era possibile, e finché era possibile nessuno avrebbe smesso di crederci. Il dubbio era già serpeggiante, e il finale della terza stagione aveva riaperto il quesito: “è vivo o non è vivo?”. The Abominable Bride non è stato semplicemente un modo elaborato di dire “guardate che è morto stecchito”, ma un viaggio di Sherlock all’interno del suo stesso dubbio, alle radici della sua convinzione di essere perseguitato da Jim Moriarty. La risposta al nostro quesito non è stata buttata lì come dogma, ma ci è stata data la possibilità di analizzarlo assieme a Sherlock e arrivare alla sua stessa conclusione.
E che conclusione. Abbiamo avuto un nuovo The Reichenbach Fall (o meglio Falls), questa volta simbolico, in cui Holmes si è liberato del fantasma di Moriarty, che lo stava portando a fondo con se, e se ne è liberato (come sempre quando si tratta di uscire dai guai) grazie a Watson. L’iconica scena delle cascate, ricostruita con incredibile accuratezza e dettaglio, è stata sfruttata nel migliore dei modi, facendo un occhiolino al passato e allo stesso tempo distaccandosene completamente. 
Infine, ancora una volta, c’è stata l’occasione per scavare ancora più in profondità nel rapporto fra Watson e Holmes, per la prima volta visto dal punto di vista del secondo, nel bene e nel male. John è lì per salvarlo da Moriarty, ma anche al cimitero per rimproverarlo. Per tutto l’episodio John e le sue storie pubblicate sul giornale (prima, e sul blog poi) hanno la funzione di ricordare a Sherlock di essere l’eroe che tutti conoscono. Oltretutto, ed è una realizzazione che colpisce successivamente, Holmes decide di andare in overdose in un probabile tentativo di suicidio (egli decide di “svegliarsi” cadendo dalle cascate solo alla fine dell’episodio, saputo di non dover più andare in esilio) leggendo sul blog di John la storia di come si sono conosciuti. 
Per una volta la strada è spianata per una nuova stagione, non ci sono cliffhangers, non ci sono cattivi incombenti o grandi dubbi esistenziali, soltanto l’intuizione che qualcuno, per qualche motivo, stia fingendo il ritorno di Moriarty (che sia il tanto atteso Moran dei racconti?). Questa quarta stagione ha un sapore di nuovo inizio, e speriamo arrivi presto. 

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Giada Rossi

Laureata in Astronomia, aspirante Astrofisica. Curiosa di natura. Scrivo soprattutto di scienza, ma preferisco parlare di cani buffi.

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Commenti

  1. Riflessione molto bella. Grazie!
    Il rapporto tra “Holmes” e “Watson” vittoriani (sentirli chiamarsi così a vicenda, che spasso) è stato reso maestralmente.

  2. Sherlock è l’esempio lampante della differenza tra la tv di stato inglese e la nostra nelle produzioni televisive…

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