Negli ultimi mesi abbiamo visto una nuova attenzione intorno al mondo del musical. Dal successo di Hamilton su Disney+ all’attesissimo West Side Story di Steven Spielberg, passando per In the Heights e non solo, gli appassionati di questo genere hanno sempre più occasioni di riscoprirlo, anche oltre le porte del teatro. Oggi è il turno anche in Italia di Caro Evan Hansen, trasposizione del successo omonimo di Broadway del 2015. Noi abbiamo potuto vedere il film in anteprima e siamo qui per raccontarvi cosa ne pensiamo.
Caro Evan Hansen, bugie e paura
In questo musical seguiamo la complessa storia di Evan, un giovane adolescente interpretato da Ben Platt (che già lo aveva portato sul palcoscenico). Questo ragazzo soffre di ansia sociale, ha difficoltà a scuola e pochi amici. Per una serie di coincidenze, entra in contatto con Connor, un suo compagno di classe che in uno scatto di rabbia gli ruba una lettera che Evan ha scritto a sé stesso, come parte della terapia che sta seguendo.
Qualche giorno dopo viene chiamato nell’ufficio del preside. Qui incontra i genitori di Connor, che lo informano che il ragazzo si è suicidato. Per una serie di coincidenze (non ultima la lettera che portava in tasca) credono che avesse uno stretto rapporto con Evan, che fossero migliori amici. Il protagonista non ha il cuore di dire la verità e così si trova invischiato in una rete di bugie sempre più complesse e responsabilità difficili da sostenere.
La storia di Caro Evan Hansen si sviluppa quindi a partire da quell’equivoco, che dà origine a una valanga di eventi, che portano sempre più attenzione sul caso. Attraverso questi, si evolve una riflessione sul nostro tempo, sul suo approccio alla depressione, sulla famiglia e soprattutto sulla pressione sociale. Un concetto questo visto anche ben oltre la prospettiva di Evan e le eccezionali coincidenze che lo portano al centro della scena. Anzi, a conti fatti, quella pressione è quasi secondaria nell’economia del racconto.
Naturalmente, visti i temi, questa storia è eccezionalmente toccante e commovente. Non importa quanto siate preparati o quanto sia facile la vostra lacrima. Caro Evan Hansen saprà sorprendervi prendendo direzioni inattese, andando a toccare le corde più sensibili del vostro cuore. Ovvio, non è detto che tutti voi usciate dalla sala con gli occhi ancora lucidi (come è successo a noi), ma ci sentiamo in dovere di darvi questo avviso: se non portate con voi un pacchetto di fazzoletti, correte un grosso rischio.
La difficoltà di parlare, l’importanza di farlo
Un aspetto su cui questa storia si concentra moltissimo è la riflessione sulla morte e il dolore. Il focus non è tanto sulla vittima in sé, quanto sull’impatto che ha sulle persone che lo circondano, dai genitori alla sorella a chi lo conosceva in qualche modo. Un’analisi approfondita, che mostra le innumerevoli sfaccettature di questo argomento, senza trattenere in alcun modo i colpi.
Già, perché se il protagonista vive con il timore di essere sincero, di dire ciò che sente di dover tenere segreto, il film non si fa alcun problema e va diritto al punto. Immerso in un mare di emozioni, tra le note brillanti delle canzoni, c’è un ritratto lucido di come sia diversa la reazione alla morte di una persona cara. A volte, la durezza del racconto flirta con il cinismo, ma serve solo a rendere più concreta la rappresentazione.
Non parliamo solamente dell’ipocrisia della sofferenza espressa in uno scatto sui social per raccogliere una manciata di like, che è un bersaglio troppo facile. No, Caro Evan Hansen non ha paura di raccontare attraverso i suoi personaggi come il dolore si sviluppi in maniera diversa per ciascuno di noi e a volte sembra prendere direzioni incompatibili con l’idea che la società ha costruito. E così, Evan non è più l’unico a dover nascondere una verità sulla morte di Connor.
Un approccio reale e concreto che traspare attraverso tutti i temi che il film affronta. Il rapporto tra la sicurezza da mostrare all’esterno e l’insicurezza privata, in un gap esacerbato dalla modernità, è raccontato in maniera limpida e tagliente. E tutto questo aggiunge valore al film, superando il semplice livello narrativo, creando un legame più profondo con lo spettatore.
Caro Evan Hansen… Sincerely Me
Nonostante la critica d’oltreoceano abbia accolto in maniera non troppo positiva il film di Stephen Chbosky, noi ci sentiamo di promuoverlo e consigliarlo. Pur avendo i suoi problemi, resta una storia da conoscere e approfondire, che siamo convinti riuscirà a toccare il cuore di moltissimi spettatori. Noi intanto torniamo ad ascoltare la colonna sonora, ripensando a quei momenti da occhi lucidi nel buio della sala…
- Emmich, Val (Autore)
Rimani aggiornato seguendoci su Google News!
Da non perdere questa settimana su Orgoglionerd
🇻🇦 In che senso il Vaticano ha una propria mascotte in stile anime?
🏛️ Francesco Totti diventa Gladiatore a Lucca Comics & Games
🦇 Oltre i villain e i supereroi: intervista a Lee Bermejo
📰 Ma lo sai che abbiamo un sacco di newsletter?
📺 Trovi Fjona anche su RAI Play con Touch - Impronta digitale!
🎧 Ascolta il nostro imperdibile podcast Le vie del Tech
💸E trovi un po' di offerte interessanti su Telegram!