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Athena: la nuova rivoluzione francese | Recensione

La Rivoluzione Francese torna sugli schermi, ma sono i nostri giorni a fare da cornice temporale. La battaglia che si innesca tra poliziotti e popolo in un quartiere parigino è scatenata da un fatto che talvolta popola la cronaca nera. Un omicidio, di cui si sono sporcati le mani proprio i poliziotti, è la miccia che fa esplodere la bomba. Fatto che ricorda casi recenti e passati, e non solo in Italia. Da George Floyd a Stefano Cucchi, fino a quello più recente di Hasib Omerovic, sono diverse le tristi occasioni che la realtà offre. Presentato poche settimane fa alla 79esima Mostra del Cinema di Venezia dallo stesso regista Romain Gavras, Athena è arrivato il 23 settembre su Netflix, per raccontare a tutti gli abbonati del colosso streaming le vicende di una periferia ribelle e infuocata. Vi raccontiamo le nostre opinioni su Athena nella nostra recensione di questo film schiacciante e impressionante.

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Athena, le banlieu di Parigi si infuocano di nuovo

I primi dieci minuti abbondanti di visione di Athena sono in grado di immergerci nel pieno della potenza narrativa della pellicola. Un mix di violenza, rabbia, ribellione e protesta sono i veri protagonisti delle scene, che prendono voce e corpo attraverso i manifestanti parigini in rivolta. Siamo nell’omonimo quartiere, dove il fratello del protagonista Abdel, Idir, è stato ucciso per mano di alcuni poliziotti, di ancui ancora non si conosce l’identità.

Non solo questi due fratelli, ma anche Karim, animato da un forte e irrefrenabile desiderio di vendetta, e deciso a fomentare la rivolta. Infine il maggiore di loro, Moktar, impegnato con traffici illegali ma che tenta di porre fine al conflitto e placare gli animi.

Inutile dirlo, la situazione degenera praticamente subito e Athena diventa teatro di fuoco e sangue, oltre che di scorribande furiose nelle vie della città. La tragedia, oltre che familiare, è anche pubblica e sociale, in grado di rivangare le storiche tensioni e problematiche con protagonisti gli oppressi e le classi più povere e disagiate. La teatralità dello scontro e la ricerca costante della vittoria e della sete di vendetta sono subito manifestate da inquadrature potenti, evocative e meritevoli di attenzione.

Da una parte, i rivoltosi che si impossessano di un furgoncino della polizia, dagli sportelli retrostanti divelti, e si lanciano per le strade del quartiere con la bandiera francese che garrisce alta sopra di loro. Dall’altro, la sovrapposizione di queste immagini con lo schieramento dei poliziotti che si preparano alla carica per sedare le rivolte con la forza.

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La tragedia greca nelle periferie parigine

Tra spari a salve di colpi di fucile e kalashnikov, moto che si impennano e gli “atheniesi” che inneggiano alla libertà e alla rivolta, abbiamo di fronte a noi una rivisitazione del famoso quadro di Délacroix. Una rappresentazione della Marianna del ventunesimo secolo. Lo abbiamo anticipato con la definizione di “atheniesi” degli abitanti del quartiere: i riferimenti a uno scontro epico, come poteva essere quello tra Atene e Sparta, è già telefonato e non citato a caso.

Non manca la violenza, contraltata da coloro che cercano di mettere fine al conflitto con la preghiera e ricordando che la pace è l’unica soluzione. Ma così non sembra, e il climax ascendente prosegue ancora a lungo.

La messa in scena della furia che spadroneggia sullo schermo è ancor più alimentata da un montaggio e una coreografia suggestiva. Grazie a questa, i combattimenti e la loro violenza vengono amplificati da primi piani e piani sequenza frequenti e dalla lunghezza di non poco conto. A completare il quadro, una colonna sonora che aumenta ancor di più l’epicità della vicenda, dove i cori lirici sono accompagnati da musica elettronica, che accompagnano poche ore di conflitto raccontate in un’ora e mezza di pellicola.

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La tragedia greca nelle periferie parigine

Una storia dal montaggio fluido, che ci fa scorrere di fronte agli occhi e nelle vene il dolore e la rabbia urlata dai “princes de la ville”, i principi della città, come recita anche una traccia della colonna sonora firmata da GENER8ION. Alla sceneggiatura invece, Gavras ha saputo regalarci novantasette minuti di puro action thriller, che ci lascia con la luce delle fiamme negli occhi e il loro calore nell’animo. C’è poco spazio lasciato alla riflessione e a momenti di pausa, nella trama.

Le frequenti bagarres e diatribe delle banlieues francesi rimangono impresse in un lungometraggio. Probabilmente non farà la storia del cinema, ma merita di essere ricordato per la sua drammatica forza e irruenza che fanno capolino sullo schermo. Un’opera che unisce epicità cinematografica e tratti di vita vera e vissuta, riesumando l’odio delle periferie, i dissidi e le difficoltà tragiche degli ultimi. La sensazione di essere noi stessi protagonisti dello scontro, in mezzo agli altri, è forte. Sentirsi parte di un unico gruppo, sentirsi “atheniesi”.

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