“Harvey Weinstein ha aggredito sessualmente giovani donne che speravano di farcela a Hollywood”
Sono state queste le forti accuse mosse dai PM di Los Angeles nella giornata di ieri contro l’ex produttore cinematografico.
L’avvocato di Weinstein, difendendo il suo assistito, ha dichiarato che chi lo accusa in realtà ha preso parte volontariamente al “casting couch“, con l’intento chiaro di dare uno slancio alla carriera cinematografica.
Che cos’è il casting couch?
Non è altro che un abuso di potere, vero e proprio.
Il termine viene utilizzato quando chi ha la possibilità di assegnare ruoli di spicco all’interno dell’industria cinematografica, chiede in cambio prestazioni sessuali ad attori e attrici.
Negli anni, i casting couch hanno generato numerosi scandali sessuali in diversi campi, dal mondo del cinema, a quello della musica, dalla televisione alla politica.
L’affermarsi di questi scandali di natura sessuale e l’eco che hanno avuto soprattutto sui media, ha portato alla nascita di sottogeneri dell’industria pornografica, chiamati appunto “casting couch“.
Harvey Weinstein, che 5 anni fa è diventato il volto nero sul quale si è abbattuto il movimento #Metoo, oggi sta scontando 23 anni di reclusione nel carcere di New York, dopo le accuse di crimini sessuali.
Le denunce nei suoi confronti e l’indignazione hanno dato vita al movimento #Metoo, grazie al quale decine e centinaia di volti noti dello schermo e del cinema hanno trovato il coraggio di denunciare abusi simili.
Il processo a Los Angeles
Adesso l’ex produttore è sotto processo a Los Angeles. Su di lui pendono ben 11 accuse di stupro e aggressione sessuale, accuse che Weinstein respinge dichiarandosi non colpevole.
Durante il processo a suo carico, il vice procuratore distrettuale Paul Thompson ha garantito prove ed ha citato diverse donne. Quest’ultime hanno affermato che Weinstein le ha invitate nelle stanze d’albergo per presunti incontri di lavoro tra il 1991 e il 2015.
I racconti emersi durante il processo sono stati espliciti e dettagliati. Tutto ciò servirà per indagare a fondo e capire quanto successo in quegli anni tra l’ex produttore e chi lo accusa.
“Ad Hollywood il sesso era una merce, il divano del casting è noto. Tutti lo hanno fatto, perché ognuno vuole qualcosa dall’altro.” Con queste parole l’avvocato di Harvey Weinstein Mark Werksman ha cercato di difendere il suo assistito davanti ai giudici californiani.
“Guardatelo – ha aggiunto Werksman – Non è Brad Pitt o George Clooney. Pensate che quelle belle donne abbiano fatto sesso con lui perché è sexy? No. Lo hanno fatto perché era potente.”
L’avvocato Werksman, inoltre, ha fatto notare come ciascuna delle persone che denunciava il suo assistito, avesse mosso contro di lui delle accuse soltanto una volta scoppiato il movimento #Meetoo e non prima.
Il vice procuratore Thompson, dal canto suo, ha precisato durante il processo il perché delle mancate denunce nei confronti dell’ex produttore.
Secondo il vice procuratore, nessuno degli accusatori ha denunciato pubblicamente Weinstein subito dopo l’abuso subito perché temevano che Weinstein “potesse schiacciare le loro carriere”.
Mostrando alla giuria i poster dei film “Pulp Fiction” e “Shakespeare in Love” e di altre produzioni di Weinstein, Thompson ha citato testuali parole riferendosi a chi accusa l’ex produttore:
“In quel momento, lui era la persona più potente del settore. Era il re.”
70 anni d’età e 140 anni di carcere
Weinstein, che oggi ha 70 anni, è stato condannato per reati sessuali a New York nel febbraio 2020. Successivamente è stato estradato da New York in una prigione di Los Angeles nel luglio 2021.
A New York, l’ex produttore attende il processo d’appello contro la condanna a 23 anni di reclusione. Se condannato per tutte le accuse che sono state mosse contro di lui, a Los Angeles Harvey Weinstein potrebbe rischiare fino a 140 anni di carcere.
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