The Brutalist ha usato davvero l’AI? La spiegazione del regista

Il film The Brutalist ha vinto tre Golden Globe usando l’intelligenza artificiale (AI)? Il regista Brady Corbet ha dovuto difendere le scelte tecniche del film dopo che l’editor Dávid Jancsó ha rivelato l’impiego di software IA per migliorare la pronuncia ungherese degli attori protagonisti. Un dettaglio, senza dubbio, ma che fa riflettere sull’uso dell’AI nel mondo del cinema.

The Brutalist usa l’intelligenza artificiale per migliorare la pronuncia ungherese nel film

Uno dei motivi degli scioperi che hanno bloccato a lungo le produzioni hollywoodiane nel 2023 era l’uso dell’AI. Gli attori non volevano che le case di produzione li sostituissero, in futuro, con degli avatar digitali. Ma avrebbe acconsentito a modificare la loro voce usando l’intelligenza artificiale, come è successo in The Brutalist.

Il film, che racconta la storia di un architetto ebreo ungherese sopravvissuto all’Olocausto, ha utilizzato il software Respeecher per perfezionare la pronuncia ungherese di Adrien Brody e Felicity Jones. L’intervento tecnologico avrebbe riguardato esclusivamente i dialoghi in ungherese, senza alterare le battute in inglese.

Dávid Jancsó, editor e madrelingua ungherese, ha spiegato che il team ha tentato inizialmente diverse soluzioni tradizionali, come la registrazione ADR con gli attori originali, prestando più attenzione alla pronuncia; ha considerato anche il doppiaggio con altri attori e la modifica in post-produzione con tecniche audio standard. Ma quando questi tentativi si sono rivelati infruttuosi, la produzione ha optato per Respeecher, un software ucraino di sintesi vocale che ha permesso di perfezionare la pronuncia combinando le voci degli attori con quella dello stesso Jancsó.

L’editor ha detto che Brody e Jones hanno “fatto un ottimo lavoro“ ma lui puntava alla “perfezione“, per far sì che nemmeno gli spettatori ungheresi potessero accorgersi che gli attori sono americani (Brody) o britannici (Jones).

La difesa del regista

Brady Corbet ha sottolineato che le performance degli attori sono rimaste intatte. “Adrien e Felicity hanno lavorato per mesi con l’insegnante di dizione Tanera Marshall. L’intervento tecnologico ha solo affinato alcuni suoni specifici della lingua ungherese, nel massimo rispetto del loro lavoro” ha spiega a Deadline.

Il regista di The Brutalist ha invece spiegato di non aver usato l’intelligenza artificiale per creare i rendering architettonici nella sequenza finale. Corbet ha precisato che tutti gli edifici sono stati disegnati a mano dagli artisti, in modo che simulassero rendering digitali degli anni ’80.

The Brutalist non è l’unico film recente ad avere utilizzato l’AI in post-produzione. Emilia Pérez, l’altro grande vincitore dei Golden Globes, ha utilizzato Respeecher per migliorare le performance canore della protagonista. E ci sono anche casi in cui non si usa direttamente l’AI, ma altre tecniche di post-produzione per combinare più voci. Come in Bohemian Rhapsody, dove la voce di Rami Malek è stata combinata con registrazioni originali dei Queen e con quella del cantante Marc Martel. E l’attore ha vinto un Oscar per quella interpretazione.

Sembra quindi difficile che questa rivelazione cambi qualcosa a pochi giorni dalle nomination agli Oscar. Dopo il successo ai Golden Globe, dove il film ha vinto come Miglior Film Drammatico, Miglior Regia e Miglior Attore, ci aspettiamo nomination per The Brutalist, che abbia usato lAI o no.

Piuttosto, la questione è particolarmente delicata considerando i recenti scioperi di Hollywood, dove la regolamentazione dell’uso dell’IA è stata uno dei punti centrali delle negoziazioni. Il sindacato SAG-AFTRA non ha ancora commentato l’utilizzo di questa tecnologia nel film.