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Il Ragazzo e l’Airone, Miyazaki ci porta in un mondo di ricordi e fantasia | Recensione

Prima di iniziare a scrivere queste parole, ci siamo chiesti più volti se ha davvero senso pubblicare una recensione dell’ultimo film di Hayao Miyazaki, Il Ragazzo e l’Airone. Quando il 1 gennaio 2024 il film uscirà nelle sale italiane, distribuito da Lucky Red, tutti quelli che hanno visto anche solo un altro lungometraggio animato del Maestro correranno al cinema: non abbiamo bisogno di convincere nessuno del fatto che sia un genio assoluto dell’animazione. E questo suo ultimo film ha, come quelli che l’hanno preceduto, quella logica ineffabile propria dei sogni, chiarissima sulla schermo ma difficile da spiegare a parole. Se cercate una spiegazione de Il Ragazzo e l’Airone, non la troverete qui.

Ma l’ultimo film di Hayao Miyazaki è un buon film (seppur non il nostro preferito del regista giapponese) e dei buoni film bisogna parlare. Durante la proiezione al Lucca Comics & Games, ci ha immerso in un mondo fantastico e pieno di ricordi autobiografici di Miyazaki. E ha anche evocato in noi ricordi e confronti sugli altri mondi fantastici in cui il regista ci ha portato. Come se, ricordando la propria infanzia, Miyazaki riesca a farci rivevere l’impatto che i suoi film hanno avuto sulla nostra.

La nostra recensione de Il Ragazzo e l’Airone di Hayao Miyazaki

Come molti film di Miyazaki, siamo in un Giappone sotto i bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale. Un ordigno colpisce l’ospedale di Tokyo e il giovane Mahito perde sua madre. Il padre, un ingegnere aeronautico, cerca di andare avanti e si risposa con Natsuko, la sorella della defunta moglie, da cui aspetta già un bambino. Insieme a Mahito si trasferisce nella bellissima villa di campagna della famiglia della moglie. Il ragazzo, pur circondato da gentilezza, appare incapace di accettare Natsuko e resta segnato dal trauma della perdita.

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Appena arrivato nella nuova casa, Mahito si accorge di uno strano airone magico, che promette di riunirlo con sua madre. Questo evento dà inizio a un’avventura straordinaria che conduce il ragazzo in un mondo parallelo, abitato da creature insolite. Qualcosa che gli darà una nuova prospettiva sulla sua famiglia, su sé stesso e sulla necessità di compiere scelte più mature.

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Uno stile che conosciamo

Il Ragazzo e l’Airone arriva a dieci anni dal presunto ritiro del regista dopo il film Si Alza il Vento: questo è il dodicesimo lungometraggio di Miyazaki ed è impossibile scriverne una recensione senza rivedere davanti agli occhi le altre sue opere. Perché lo stile del Maestro si sente in tutto il film: potete prendere una scena qualsiasi e capirete subito che si tratta di un film di Miyazaki.

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Lo si vede nella trama fantastica ma ancorata a terra dai sentimenti dei personaggi, dall’ambientazione magica. Ma anche dallo stile degli abitanti del mondo ultraterreno in cui arriviamo insieme a Mahito, oltre che in dettagli minuti come il modo in cui corre il protagonista.

Una maturità maggiore (forse a discapito della magia)

I passi di corsa di Mahito sostituiscono in più punti la colonna sonora, facendoci sentire un’urgenza ad andare avanti mentre cerca di salvare la zia e matrigna. Un film in eterno movimento, con il modo in cui Miyazaki rappresenta (nell’incendio iniziale e non solo) che, in particolare, offre un effetto cinetico che ci sembra parlare dell’inesorabilità di questa corsa continua. Miyazaki sembra guardare al suo passato con una consapevolezza diversa, come se volesse avvisarci del tempo che fugge – e farci accettare che sia inevitabile.

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Un messaggio deciso (e molto più ricco di sfumature di quanto possiamo raccontare), frutto di riflessioni che l’autore ha maturato in tutta la sua carriera. Ma rispetto ad altri suoi film, decide di raccontarlo in maniera più schietta, soprattutto grazie a un protagonista come Mahito, quasi stoico nel suo avanzare. Non ha nulla a che fare con la dolcezza carica di significati di Chihiro de La Città Incantata. E anche se la trama richiama quel capolavoro, il “sapore” che lascia in bocca la storia è totalmente diverso, anche per la scelta del protagonista.

La maturità della riflessione si sente però anche nei riferimenti letterari, dal libro che dà il titolo originale in Giappone “E voi come vivrete?” fino alle citazioni dantesche scritte sul portale che ci fa entrare nel mondo magico, governato da una figura quasi divina, nell’aspetto e nelle prerogative.

Recensione de Il Ragazzo e l’Airone: una diversa sensibilità

La magia e la comicità non mancano – non fraintendeteci. Le sette anziane governanti di casa sembrano uscite da una fiaba, l’esercito di pappagalli nel mondo magico in cui entriamo può nascere solo dall’immaginazione di Miyazaki. E l’airone che guida Mahito è molto più “mascalzone” e divertente di Virgilio per Dante, senza dubbio. Il Re dei Pappagalli poi ruba le poche scene in cui è presente.

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Ma Il Ragazzo e l’Airone, pur con diversi spunti divertenti, sembra parlare a un pubblico più adulto. Il filtro “fanciullesco” cui il regista guarda al suo passato in Il Mio Vicino Totoro sparisce, grazie a un protagonista più grande e indipendente e un mondo magico governato da leggi e responsabilità “più adulte”.

L’alchimia magica dei film di Miyazaki | Recensione de Il Ragazzo e l’Airone

Il film sta uscendo in diversi periodi in tutto il mondo: dopo il Giappone, il Nord America e ora l’Europa. Anche in Italia, sebbene il film debutterà nelle sale il primo gennaio 2024, diversi fan l’hanno già visto a festival e manifestazioni. E quindi ci siamo messi a spulciare anche altre recensioni, dopo aver abbozzato la nostra. Le opinioni sembra due: chi parla dell’ennesimo capolavoro di Miyazaki, chi descrive un passo indietro rispetto al meglio della sua produzione.

Noi pensiamo abbiano un po’ ragione entrambe le parti, per quanto abbia poco senso. Ma è questa la forza dei film di Miyazaki, capaci di trascendere diverse logiche filmiche.

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Il Ragazzo e l’Airone riesce a essere al tempo stesso familiare, perché richiama diversi elementi dei film di Miyazaki, ne incarna lo stile e sottolinea alcuni dei temi a lui più cari. Ma rispetto al resto dei film (animati e non) che vediamo in sala, resta raro e diverso dagli altri.

La sua trama, confusionaria rispetto alla rigidità delle sceneggiature occidentali (specie americane), ha una sua coerenza tematica che tiene uniti i fili che un autore meno esperto non saprebbe gestire. I suoi personaggi più assurdi (come il sopracitato Re dei pappagalli) sembrano perfettamente parte del mondo in cui vivono.

Il cinema di Miyazaki non è una scienza, è un processo alchemico difficile da capire e impossibile da imitare. Quindi, sebbene non possiamo mettere Il Ragazzo e l’Airone sul podio dei nostri film preferiti del regista, non possiamo che consigliare di vederlo e vederlo al cinema. Sebbene abbia ispirato generazioni di cineasti, Hayao Miyazaki resta unico e imperdibile – anche quando non si esprime al suo (inarrivabile) meglio.

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, Nerd da prima che andasse di moda.

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