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Andrea Freccero, una chiacchierata a Lucca con il supervisore artistico di Topolino

Chi ama i fumetti, con ogni probabilità, ha iniziato ad amarli leggendo Topolino. Il settimanale ci ha regalato avventure fra Topi e Paperi davvero indimenticabili negli anni, grazie ad autori e disegnatori che hanno fatto la storia del fumetto italiano. A Lucca Comics & Games 2023, abbiamo avuto l’occasione di parlare di tutto questo e molto altro in un’intervista con Andrea Freccero, supervisore artistico delle collane Disney per Panini Comics che ha realizzato una cover davvero speciale per Lucca.

Dall’amore per Topolino alla supervisione artistica del settimanale a fumetti

La coda fuori dal “Palapanini” sembra non finire mai: i fan non vedono l’ora di scoprire le novità manga, Marvel, DC e molto altro. Ma sono pochi gli appassionati di fumetti a Lucca che non si fermano allo stand dedicato a Topolino.

Un settimanale storico, con migliaia di numeri e milioni di fan. Che da tempo amano le storie dei personaggi Disney, con tantissimi ragazzi che ancora oggi si innamorano di questo magazine (e si aggiungono ai fan che continuano a leggerlo anche se ragazzi non sono più).

Abbiamo voluto iniziare la nostra intervista con Andrea Freccero proprio da lì. Da come Topolino ha fatto nascere l’amore per i fumetti in tantissimi fan, in tante generazioni.

Di tutte le migliaia di persone presenti a Lucca, una grande percentuale ha iniziato a leggere fumetti con Topolino. Anche per Andrea Freccero vale lo stesso? Quali altre influenze ti hanno spinto a intraprendere la carriera da fumettista?

“Diciamo che il mio primo colpo di fulmine con il fumetto è nato con Topolino. Ricordo la domenica mattina, la piacevole abitudine di andare in edicola con mio papà. Ricordo che mia mamma cucinava, ci sedevamo al tavolo della cucina che ancora non era apparecchiato. Sedevo in braccio a mio papà e lui mi leggeva Le storie e io ricopiavo su un fogliaccio le copertine di Topolino. È una storia commovente, eh? Giuro che è vero”.

andrea freccero intervista

Anche noi ci provavamo a disegnare le copertino di Topolino, ma non ci uscivano troppo bene.

“Si impara. Mi pare, diciamo che ho migliorato un pochino rispetto a quell’epoca. Però è ricordo che porto nel cuore, no? Oggi, quando racconto questa cosa mi sembra strano. Tutta la mia vita è trascorsa fianco a fianco con questo magazine che io amo tantissimo, è proprio parte non solo della mia professione, ma della mia vita. Poi, chiaramente crescendo sono arrivati altre centinaia di migliaia di fumetti di ogni genere, tipo fumetto francese, fumetto americano. In giovane età ho amato tantissimo i supereroi, come tutti i bambini. Spiderman, Superman, Thor, Iron Man. Diciamo che anche loro li ho disegnati allo sfinimento, ma probabilmente ero più tagliato per il comico”.

Hai iniziato lavorando con Carpi, hai seguito le lezioni di Cavazzano all’Accademia Disney. E ora sei l’Art Director di Topolino. Come bilanci questa eredità enorme e i talenti emergenti del mondo Disney?

“Dire che ho questa eredità mi fa riflettere. Forse non avevo mai pensato a questa cosa. Conobbi Carpi all’inizio della mia carriera, avevo 19 anni, quindi di tempo ne è passato. Poi, ovviamente, lavorando per Disney ho avuto la fortuna di entrare in contatto con grandissimi maestri quali Cavazzano, Scarpa, tutti autori che conosciamo benissimo. Il tempo passa, ma Topolino continua settimanalmente a essere pubblicato, con grande riscontro di pubblico: quindi bisogna portare avanti la tradizione.

“E oggi abbiamo nuovi disegnatori davvero bravi. Faccio qualche nome e mi scuso da subito se magari escludo qualcuno, ma per esempio Giuseppe Facciotto, Ivan Bigarella, Simona Capovilla. Se sfogliate le pagine di Topolino, ne trovate tanti altri secondo me. Capaci e con una preparazione professionale che quando abbiamo iniziato noi della mia generazione assolutamente non avevamo, sono visivamente più preparati. Hanno un accesso più facile a tutta una serie di informazioni visive che probabilmente noi dovevamo cercare, se non altro su cartaceo. Oggi il web aiuta tantissimo, no?

“Ecco: i ragazzi oggi hanno proprio una cultura visiva molto molto importante. Quindi, quando si propongono a un editore basta solo spiegar loro come si muovono i personaggi, le malizie delle strutture. Disegnare un fumetto è complesso, è complessissimo, ho una grande responsabilità nei confronti dei lettori e dell’editore. Ma, fra virgolette, è un lavoro semplice, perché ho avuto la fortuna di incrociare veramente tanti professionisti di grande livello negli ultimi anni“.

A proposito: che consigli daresti agli aspiranti fumettisti che vogliono scrivere per Disney?

“Per coltivare una propria sensibilità è fondamentale bombardarsi di immagini, avere profonda conoscenza del mondo del fumetto e neanche a dirlo, nel nostro caso, del fumetto Disney. Fumetto Disney di molti anni fa, fumetto Disney recentissimo. Avere, quindi, una visione generale, di insieme.

Capita a volte che si propongano magari aspiranti disegnatori che hanno nella loro testa il mondo che amano, che magari apparteneva a Topolino anche solo che 15 anni fa. Lo amo tantissimo anche io, ma è necessario fare uno sforzo per rimanere collegati ai ragazzi che vivono i nostri tempi. A partire dalle ambientazioni, o anche l’abbigliamento. Può sembrare una cosa superficiale, ma non è così. Per esempio,  e succede anche a me, devi disegnare un personaggio a Topolinia e la prima cosa che ti viene da tratteggiare è la bombetta, magari il cravattino, il papillon. Perché fa parte del mio bagaglio di lettore, di magari vent’anni fa e oltre. Oggi non incontriamo nessuno o quasi con il papillon. È importantissimo restituire il proprio tempo a chi legge”.

Hai disegnato alcune delle copertine storiche di Topolino e ancora oggi disegni. Come bilanci il lavoro creativo con quello di supervisore artistico?

“Bilancio sinceramente con molta fatica. Topolino è una produzione settimanale, poi aggiungiamo pure i mensili che spesso hanno delle bellissime edizioni che hanno bisogno di copertine importanti. L’editore tiene molto al ‘vestito’ che indossiamo prima di proporci al lettore, che sia edicola o libreria o fumetteria o web non importa, è un biglietto da visita che, secondo me, è fondamentale.

“Io cerco di fare tutto. Ma devo dire che nei primissimi tempi è stato molto difficile imbastire una squadra di lavoro. Oggi lavoriamo molto dal punto di vista del ‘controllo della qualità’, perché [Topolino] è molto importante. Porta un testimone di disegnatori che sono stati e che sono importantissimi e non dobbiamo abbassare mai la guardia. Ho passato tantissime ore, lo faccio ancora oggi con i colleghi in web call condividendo la tavoletta grafica, discutendo delle tavole, le strutture dei personaggi, cercando di percepire quali sono le necessità. Qualche cosa insegno io, data ormai la mia età, purtroppo, e qualcosa cerco di imparare anche da dai più giovani.

Sarebbe bellissimo poterlo fare tutti come facevamo negli anni 90 con Carpi, chiusi in una stanza, ma una volta eravamo molti meno. E le distanze sono considerevoli perché abbiamo colleghi disegnatori che magari vivono a Roma se non in Sicilia, in Sardegna, in Trentino. Diciamo che, per fortuna, il web aiuta moltissimo anche in questo”:

Puoi parlarci della straordinaria variant di Topolino per Lucca?

“Sai, a Lucca si cerca, anzi si deve arrivare con qualche cosa di particolare. Che possa essere un regalo a chi viene a trovarci. Vedo che sono in tanti, perché c’erano delle code mostruose fuori.

Quest’anno abbiamo portato anche una variant che non è stata realizzata appositamente per Lucca, ma che è uscita Romics. Per Lucca invece ho disegnato questa copertina dedicata a Ritorno a Ducktopia che è la storia che hanno scritto insieme Francesco Artibani e Licia Troisi, con Francesco D’Ippolito ai disegni. Una storia splendida e ben realizzata graficamente, che meritava qualcosa di diverso.

Topolino Variant Intervista Andrea Freccero

Questa è la prima volta che lavoriamo su questo tipo di fustellatura. È stato un po’ difficile perché il taglio al centro della copertina poteva essere preciso, ma non al millimetro. Quindi siamo rimasti un po’ lontani dai personaggi. Il mio sogno era quello di tagliarli proprio a filo, come se fossero tridimensionali. Ma tecnicamente era una cosa impossibile. A proposito della copertina, mi piace citare [il colorista Andrea] Cagol, che anche questa volta ha fatto un lavoro strepitoso, abbiamo un effetto metal con un secondo sviluppo della scena. Insomma, ci sembrava una copertina abbastanza originale”.

Lavori in Disney da prima dell’acquisto da parte di Panini Comics. Come hai visto evolvere la pubblicazione in questi anni?

“È cambiato tantissimo dagli anni 90 a oggi. Insomma, abbiamo avuto diverse direzioni editoriali. Ogni direttore mette sempre qualcosa del suo sul settimanale. Poi è arrivato Alex [Bertani] che è un accanito lettore di fumetti e ci ha sorpresi parecchio. Come sapete, legge tutti i soggetti. Spesso passa le domeniche mattina, quando potrebbe andare in giro, a leggere dei soggetti, partecipa alle sceneggiature, chiede notizie dei disegnatori nuovi. Offre anche commenti di vario genere, anche se per lui tutti sono super mega bravi. E ha ragione.

“Negli ultimi anni si è accelerato tanto perché le serie sono diventate più articolate, più difficili e più complesse da gestire. La redazione si è arricchita. Credo che Topolino sia l’unico magazine che settimanalmente pubblica storie inedite in Italia; quindi, ti lascio immaginare la quantità di materiale che filtra la redazione di giorno in giorno. C’è costantemente da fare, da pensare, da ideare.

“E poi, anche se sembra una sviolinata, noi tutti amiamo i lettori perché siamo noi i lettori [di Topolino]. C’è molta sensibilità nell’ascoltarli e nel cercare di capire qual è l’umore generale. Non è una porta chiusa, insomma. E anche qui, con i social o comunque i media in generale, scrivere in redazione è molto facile. Io ricevo tantissime email che commentano una copertina piuttosto che un’altra, e riesco ad avere un po’ la percezione di quello che pensano i lettori di ciò che offriamo loro. Trovo che sia una fase abbastanza interessante per Topolino in particolare, ma anche per tutto il fumetto disneyano.

Quali sono le novità che possiamo aspettarci da Topolino nel prossimo futuro? Tu hai qualche progetto personale in cantiere?

“Quando siedo davanti a un foglio bianco, con una sceneggiatura e posso disegnare una tavola a fumetti, sento che è come ritrovare la fidanzata dopo qualche tempo che non la vedi. Non fosse altro che per i ritmi di lavoro che sono più intimi. Quando disegni copertine o ti occupi delle situazioni redazionali è una galoppata continua, per forza di cose. Disegnare una storia, a meno che non abbia una deadline molto stretta, ti permette di trovare un certo tipo di contatto con quello che ami.

Ho una sceneggiatura nel cassetto. Credo ormai un anno e mezzo. Ho disegnato cinque tavole. Poi c’è la redazione, qualcosa faccio anche per l’estero, quindi devo anche mantenere un po’ di contatto con gli editori. Per il momento la storia è lì, troverò il modo di portarla avanti. La sto curando particolarmente perché non ho deadline, sto lavorando sul colore, sto cercando di fare una cosa al meglio delle mie possibilità”.

E invece cosa puoi anticiparci sul prossimo futuro di Topolino?

“Non so cosa potrei anticiparti senza rovinare la sorpresa ai lettori. In queste settimane stiamo lavorando al periodo natalizio e anche quest’anno credo che avremo una sorpresa carina per i nostri lettori. Per quanto mi riguarda, il periodo natalizio è quello visivamente più importante. È come quando vai a festeggiare il Natale con i parenti. Bene, secondo me Topolino festeggia Natale con i suoi lettori. È fondamentale per noi mandare loro un abbraccio, e il modo migliore è farlo con una cover. Che abbia lo spirito giusto, che sappia scaldare i cuori in qualche modo. Quest’anno, con Cagol ancora al colore, siamo quasi alla chiusura. Spero sarà apprezzata dai nostri lettori”.

Giro di domande rapide: personaggio Disney preferito?

“Se proprio devo scegliere zio Paperone, se la gioca con Paperino al photo-finish. Sanguigni, mi piacciono molto”.

Storia Disney preferita?

“Storia e gloria della dinastia dei Paperi [scritto da Guido Martina e disegnato da Romano Scarpa e Giovan Battista Carpi], Guerra e Pace di [Giovan Battista] Carpi. Ma ne ho tantissime altre, troppe da elencare”.

 Vivresti a Topolinia o Paperopoli?

“A Paperopoli senza dubbio”.

 Qui, Quo o Qua?

“Tutti e tre”.

Meglio i soldi di Paperone o la fortuna di Gastone?

“Se devo scegliere, la fortuna di Gastone, senza dubbio”.

Paperinik o SuperPippo?

Paperinik”.

Il personaggio che più ti piace disegnare – e quello che invece non ti piace disegnare?

“Amo tantissimo disegnare zio Paperone. Per il tipo di carattere che ha, rivedo qualcosa della mia genovesità. Non per una questione di soldi, ma perché ha un carattere abbastanza ligure.

“Non esiste un personaggio che non mi piace, ma ci sono personaggi difficili da disegnare. Per esempio, Eta Beta è un personaggio assolutamente ostico perché ha una costruzione difficile. Non ha la solita costruzione tonda. Ma è anche ingaggiante,è una sfida, quindi lo si disegna volentieri, ma è veramente molto difficile”.

Fra personaggi più o meno difficili da disegnare, Andrea Freccero continua a disegnare copertina davvero splendide – e non vediamo l’ora anche di vedere una storia sua. Su Topolino, il settimanale che l’ha fatto innamorare del fumetto, e continuarla a farlo per tantissimi appassionati, generazione dopo generazione.

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, Nerd da prima che andasse di moda.

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