Ero in aeroporto, il 24 di settembre, e stavo aspettando l'arrivo dei partecipanti al viaggio organizzato in collaborazione con Blueberry travel: due settimane per accompagnare un gruppo di persone alla scoperta di quel mondo sbalorditivo che è il Giappone.
Da lì a qualche ora ci saremmo trovati su un aereo diretto a Dubai, lo scalo che più ci avrebbe avvicinati alla meta, e cercavo di immaginare le espressioni dei volti, le voci e come sarebbe stata l'avventura che si stava approssimando.
Dopo che il primo di loro è arrivato ogni cosa è andata incredibilmente in fretta e, nonostante le numerose ore di volo, all'improvviso ci siamo trovati ad uscire della metropolitana di Tōkyō, alzando lo sguardo al cielo coperto e alle finestre dei palazzi che illuminavano la notte come tante piccole stelle.
Per un istante la fatica è scivolata via e ho potuto vedere nei loro occhi lo stesso felice stupore che c'era nei miei nella loro situazione… È il momento in cui il cuore perde un battito perché la mente si è resa conto cosa sta succedendo. Ce ne sono pochi di istanti del genere, durante il corso della vita.
Il giorno seguente, accompagnati anche da Andrea Secco, abbiamo cominciato a girare per i quartieri della città di cui tanto avevano sentito parlare, di cui avevano visto in tanti film e anime oppure di cui avevano letto in qualche manga. Tra le bancarelle di Asakusa, oltre il Kaminarimon (la Porta del Tuono), tra i profumi dei vari cibi offerti dai venditori, il tintinnare delle campanelle e le conversazioni in giapponese dei passanti.
Sono stati ai piedi dell'enorme Real Grade RX-78-2 Gundam di Odaiba, che osservava dall'alto dei suoi 18 metri circa, pronto per lanciarsi nella battaglia in caso di bisogno.
Si sono fatti rapire dalle luci di Shibuya con il suo incrocio, fiumi di gente sempre in movimento accanto all'immota statua di Hachiko, il cane che non ha mai smesso di aspettare il suo padrone. Shibuya e la Tower Records, per la quale non basterebbe un pomeriggio intero immersi come si è nella musica. Le serate in izakaya, facendo amicizia con ragazzi e ragazze del posto, bevendo e mangiando, sentendo sapori che il palato non sapeva neppure potessero esistere.
E ancora la follia di Akihabara, che ruba il cuore agli otaku, e i colori di Harajuku le cui vie sono passerelle per chi segue mode alternative…
I rockabilly al parco Yoyogi, il gel, gli occhiali neri e lo scotch intorno agli stivali. Quando comincia la musica non si possono più staccare gli occhi da loro, si è affascinati come ipnotizzati.
Quindi, una mattina, lo shinkansen e dritti dritti fino a Kyōto, meno movimentata ma altrettanto bella con i suoi santuari immersi nella natura, gli inseguimenti nel quartiere delle geisha, il pittoresco mercato di Nishiki ogni bancarella che offriva una leccornia diversa.
Nara e i cervi a passeggio per le strade che, se non stai attento, ti mangiano i sacchetti di plastica o la mappa della città.
Hiroshima, in cui ogni parola muore in gola. Una splendida città viva, che ti colpisce nel profondo.
Quasi un battito di ciglia ed è già ora di preparare le valigie, è l'ultima sera e si festeggia brindando, scherzando ad alta voce per esorcizzare la tristezza. Qualcuno fa una puntatina al karaoke, chi ha ancora voce per urlare.
Nei bagagli si cerca di far stare anche i ricordi. Si tira un sospiro di sollievo perché quelli non verranno pesati, altrimenti mai ci farebbero salire sull'aereo per tornare in Italia – Che poi, qualcuno vuole davvero tornare indietro?!-
Per me è stato un grande piacere accompagnare queste persone nella scoperta di ciò che si erano sempre immaginati. È stato bello vedere la loro incredulità, la loro gioia, vivere con loro le prime volte; sentire i commenti sbalorditi su quanto tutto fosse troppo bello per essere vero e su quanto ogni piccola cosa sarebbe loro mancata una volta a casa.
La malinconia in aeroporto e le promesse di tornare.
Sono state due settimane intense e non basterebbe una pagina o una giornata per mettere in pila i ricordi, o per spiegare quanto un'esperienza del genere riesca a “riempirti” la mente e il cuore.
Sono stati Nerd, sono stati Senza Frontiere e posso assicurarvi che non lo dimenticheranno tanto facilmente…
Provate a chiedere a loro.
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Kanpai, ragazzi. Al prossimo viaggio 🙂
Ok, comincio a mettere i soldi da parte. A questo giro ho dovuto paccare perché avevo già speso tutto per 5 settimane di studio a Oxford, ma organizzatelo l’anno prossimo e farò di tutto per esserci. 🙂