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MaXXXine: tutto il cult che stavi cercando | Recensione

La conclusione della trilogia X è un sogno lucido per gli amanti del cinema di genere

E alla fine ci siamo arrivati. Ti West ha concluso uno dei progetti più particolari e ambiziosi degli ultimi anni, portando finalmente nelle sale MaXXXine, ultimo capitolo della trilogia X, iniziata nel 2022. Uno sguardo truculento alla storia di Hollywood, riflesso sia nella storia che in come viene raccontata, con una interprete straordinaria al centro. Insomma, già solo dall’attacco di questa recensione di MaXXXine potete capire che il film di Ti West e Mia Goth ci è piaciuto davvero tanto. Ma entriamo più nei dettagli per scoprire perché…

MaXXXine, la recensione: il sequel dopo il prequel

Facciamo un rapido recap delle puntate precedenti. Nel 2022 arriva in sala X: A Sexy Horror Story, la storia di un massacro in una fattoria del Texas sul finire degli anni ’70, che ha coinvolto una troupe di film pornografici. Qui Mia Goth ha un doppio ruolo: è sia la protagonista Maxine che l’antagonista Pearl. E non sarà l’ultima volta che le interpreterà.

A sorpresa infatti, insieme a quel primo film, West e Goth hanno girato un secondo capitolo, intitolato proprio Pearl. Qui si torna nel passato, sul finire della Prima Guerra Mondiale, quando il cinema stava diventando il cinema. Vediamo quindi una sorta di origin story dell’antagonista del primo film, scoprendo i suoi sogni distrutti e la disillusione che ha dovuto vivere.

Ora arriviamo alla fase finale, tornando al presente della storia: siamo nei pieni anni Ottanta, nella città più iconica e tanto ambita dai protagonisti della saga fino a questo momento, Los Angeles. Maxine non ha ancora raggiunto il suo sogno, ma ci è più vicina, non solo geograficamente. È un nome già piuttosto affermato nell’hard e si sta impegnando per fare il grande salto. Forse l’ultimo provino sarà davvero la sua grande occasione.

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Il tutto mentre la Città degli Angeli è la Città del Vizio più che mai. Alcool, stupefacenti, violenza e feste sfrenate sulla collina che ospita l’iconica scritta Hollywood sono parte del tessuto della L.A. di quegli anni. E nell’ombra si aggira Night Stalker, un misterioso ma crudele serial killer che sembra sfuggire continuamente alla polizia.

West replica la formula, con una consapevolezza unica

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In MaXXXine, film protagonista di questa recensione, Ti West in estrema sintesi ripete la formula che ha funzionato così bene nei capitoli precedenti della trilogia. Tutto parte da una storia dalla struttura semplice, una variazione sul tema dell’horror, che faccia da base solida, la modella per offrire un argomento di analisi più alto (la bellezza e il suo sfiorire, le costrizioni familiari, l’ambizione e il sogno…) e poi si diverte a giocare con le citazioni, prendendo a piene mani dalle diverse epoche cinematografiche.

Questo però avviene senza in alcun modo risultare ripetitivo, anzi. I tre capitoli della trilogia X sono ciascuno pieno di una propria identità unica, pur risultando pienamente connessi fra loro anche a livello tematico. E soprattutto per il film di cui ci occupiamo in questa recensione c’è un’ulteriore differenza: Ti West in MaXXXine mostra una consapevolezza rara. Che quasi sfocia nel delirio di onnipotenza.

Ci sono diverse ragioni per spiegarla. Siamo al terzo capitolo quindi c’è più confidenza con questo universo narrativo, è il primo film realizzato avendo il feedback dei precedenti (il secondo fu girato quasi insieme al prima), c’è probabilmente un budget più alto e un cast ancora più esperto… Ma quale che sia la ragione, abbiamo un regista in pieno stato di grazia, ricco di inventiva e creatività.

Anche il gioco delle citazioni sale ancora di livello, toccando l’apice di una saga che di omaggi ne contiene già a valanga. Si possono trovare richiami diretti a tante opere differenti di una delle ere più iconiche della settima arte. Ma ancora più affascinanti sono le ispirazioni più implicite: da Brian De Palma a Dario Argento si rincorrono influenze di ogni tipo, creando un mix unico e pregno di carisma.

La recensione di MaXXXine non può non passare per un inchino a Mia Goth

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E poi veniamo alla grande protagonista di questo film e questa saga, ovvero Mia Goth. La trilogia di X ha davvero portato alla luce il talento di questa interprete, facendola emergere passo passo. Guardandoci indietro possiamo seguire il suo percorso, da quel doppio ruolo che già mostrava i semi della performance straordinaria che troviamo qui.

Ancora una volta il tema (che se vogliamo diventa meta cinema, considerato il percorso di Maxine stessa) è quello della consapevolezza. Goth ha pienamente il controllo del suo personaggio, sa chi è e cosa vuole, sa dove andare a toccare e dove fermarsi. Una sicurezza incredibile che le permette di osare, ma che soprattutto fa esplodere un’aura di carisma eccezionale intorno all’attrice, che cattura la nostra attenzione in ogni momento in cui è in scena. E in realtà anche quando non lo è.

Questa combo rende davvero MaXXXine un’esperienza unica. Abbiamo un regista e un’attrice protagonista che non solo sono in una condizione creativa straordinaria, non solo sono su un terreno a loro particolarmente congeniale, ma dimostrano una chimica fra loro fuori scala. Siamo davvero a livelli eccezionali: è l’equivalente cinematografico (o meglio, di una nicchia del cinema come vedremo) di veder giocare Gianluca Vialli e Roberto Mancini. Con giusto quel tocco di splatter che non fa male.

Il successo critico dei precedenti capitoli ha poi aperto le porte del cast a nomi di peso. Il trio di Elizabeth Debicki, Giancarlo Esposito e Kevin Bacon è imponente, con ciascuno di loro che resta impresso nella nostra mente anche oltre il minutaggio, seppure per ragioni ogni volta differenti.

La recensione di MaXXXine: un film cult sotto ogni aspetto

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Questa recensione di MaXXXine si chiude rimarcando, come da titolo, quanto questo film riesca nell’impresa che evidentemente si era preposto: raccogliere tutti gli elementi che caratterizzano un cult per diventare esso stesso tale.

C’è tutto. Una storia che colpisca, che si intersechi (più che) bene con il resto della saga, uno stile caratteristico, interpreti carismatici e memorabili, una cornucopia di omaggi, citazioni, richiami, battute che già sono entrate nella storia, giochi metacinematografici, un regista scatenato e una protagonista che conquisti il pubblico per non lasciarlo più.

L’unico neo (al di là di un leggero calo di qualità nel terzo atto, ma trascurabile) è che subisce la maledizione dei film cult: quella cioè a di non essere mainstream. MaXXXine è un film che al grande pubblico arriva – se ci arriva – come un thriller semplice, ma non particolarmente eccezionale. Un po’ di sangue, un po’ di sesso, qualche colpo di scena e niente che resti davvero nella memoria.

Per poter davvero apprezzare MaXXXine bisogna essere parte di una nicchia. Non solo è utile aver visto i due capitoli precedenti, ma vale la pena avere anche in curriculum una buona parte delle innumerevoli ispirazioni di West e un amore per queste stesse opere simile a quello del regista.

MaXXXine quindi è un film che potremmo definire “per pochi”. Ma quei pochi lo ameranno alla follia.

Lo potete trovare in sala dal 28 agosto, distribuito da Lucky Red.

PEARL - BD
  • Mia Goth, David Corenswet, Grace Acheson (Attori)
  • Ti West (Direttore)

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Autore

  • Mattia Chiappani

    Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.

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