Un progetto che ha richiesto più di tre anni di lavorazione finalmente è pronto a mostrarsi al mondo. Stiamo parlando di Hanno ucciso l’Uomo Ragno, nuova serie Sky Original prodotta da Sky Studios e da Groenlandia, dedicata alla storia degli 883, Max Pezzali e Mauro Repetto. A curarla è Sydney Sibilia, regista e produttore che continua a portare uno stile caratteristico ed efficace nell’entertainment italiano e probabilmente l’unica persona che davvero poteva trasporre questa storia sul piccolo schermo. Noi abbiamo visto il primo episodio di Hanno ucciso l’Uomo Ragno in anteprima e siamo pronti a raccontarvelo in questa recensione…
Hanno ucciso l’Uomo Ragno, la recensione: c’era una volta a Pavia un ragazzo che è stato bocciato
La storia degli 883 è una di quelle che inizia lontano dal centro. In un paese, Pavia, che è al contempo capoluogo di provincia e provincia stessa, troppo vicino a Milano per essere indipendente, ma non abbastanza per farne parte.
Qui cresce Massimo, senza mai spostarsi, insieme all’amico Cisco. Siamo all’inizio dell’estate, i due stanno per partire per le vacanze, ma c’è un problema. Massimo deve restare a Pavia, è la punizione per la sua bocciatura (peraltro causata da una lunga catena di eventi, secondo il ragazzo).
Restare bloccati in quel posto, dove nessuno vuole stare, sarà il catalizzatore di un lunghissimo effetto domino. Massimo conoscerà persone (assolutamente inaspettate, a meno che non siate laureati in 883ologia) ma soprattutto sarà costretto dagli eventi a esplorare la sua passione della musica. E come un vero alchimista riuscirà a unire le influenze punk al gangsta rap, portandolo con il tempo agli 883. Sì, anche noi siamo un po’ confusi, ma tutto prenderà un senso.
Quello che troviamo in questa serie (o almeno nel primo episodio) è esattamente quello che cercavamo. Nel momento in cui, ormai diversi anni fa, si iniziò a parlare di uno show del genere, con Sydney Sibilia a raccontare la storia degli 883, era facile immaginare il risultato.
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Un racconto fresco, ironico, dal ritmo elevato. Una scrittura curata e vivace, lontana dall’ampollosità tipiche del settore. Tantissime influenze pop internazionali e nostrane (il primo episodio, ce l’hanno confermato in conferenza stampa si ispira evidentemente a Ovosodo) e un tocco di autoironia. Tutte cose che ormai siamo abituati ad associare al regista salernitano e che sono un perfetto match per la storia degli 883.
Un progetto ambizioso ma che parte con i presupposti migliori
Hanno ucciso l’Uomo Ragno è sicuramente un titolo che punta in alto e sarebbe difficile darne un parere complessivo dopo solo una puntata. Anche perché, contrariamente a quelle che pensavamo inizialmente, sarà uno show piuttosto lungo: ben otto episodi che permetteranno di andare davvero in profondità nella storia del duo. Tanto che forse ci sarà spazio anche per future stagioni (ma non corriamo troppo).
Si tratta di un distacco molto forte da quello che è stato finora il biopic musicale italiano, sia sul grande schermo che in televisione con il modello Rai. Non c’è tutta l’impostazione eroica, tragica e nobile di un Fabrizio De André – Principe libero o Io sono Mia, ma c’è l’energia vitale e moderna. Siamo più dalle parti di Rocketman (o I Love Radio Rock, anche se non è un biopic musicale) che Bohemian Rhapsody.
Questo con l’aggiunta del gusto nostalgico per gli anni ’90, tecnicamente solo alle porte nella puntata che abbiamo visto, ma ormai in arrivo. C’è tutto un divertimento strano nel ributtarsi in un’epoca che per molti di noi è ancora solo “dieci anni fa”, ma che è separata dall’oggi da una barriera gigantesca. Pensate solamente alla solitudine e la noia che vive Massimo quando rimane da solo a Pavia e sa che non sentirà i suoi amici per mesi. Oggi, la situazione sarebbe molto diversa.
È l’approccio giusto per raccontare gli 883 e soprattutto proprio Max Pezzali. Soprattutto per quella autoironia, quel non prendersi sul serio che è stata individuata da Sibilia e il suo team come la chiave del fascino delle sue canzoni. C’è sempre una punta di quel goffo, impacciato, timido ragazzo di Pavia che se l’appuntamento è alle nove e mezza per sicurezza arriva comunque alle nove. Anche quando è una delle persone più celebri e idolatrate d’Italia.
Hanno ucciso l’Uomo Ragno, dall’11 ottobre su Sky e NOW
Volendo fare i puntigliosi – dopotutto, siamo qui per questo – non siamo rimasti particolarmente convinti dall’interpretazione di Elia Nuzzolo, alias Massimo, alias Max. Siamo ampiamente sopra la sufficienza, ma avrebbe potuto dare qualcosa di più (e speriamo lo farà nei futuri capitoli). Viceversa merita un plauso eccezionale Davide Calgaro, che prende il ruolo di Cisco, figura centrale nella mitologia degli 883. Esilarante e carismatico, c’è una parte del nostro cuore che già grida allo spin-off su di lui.
Per il resto, siamo molto curiosi di vedere come si evolverà questo show nei suoi prossimi passi. Lo stile di Sibilia come detto si sposa bene con la storia di Hanno ucciso l’Uomo Ragno, ma sta diventando forse troppo riconoscibile e importante per chi segue il suo lavoro e sulla lunga potrebbe stancare. Per questo sarà interessante vedere il passaggio di testimone ad Alice Filippi e Francesco Ebbasta, co-registi dello show. C’è stata una promessa di sinergia totale nella lavorazione, ma al contempo una chiara presenza dei diversi registi. Chissà.
Sta di fatto che Hanno ucciso l’Uomo Ragno è precisamente quello che volevamo vedere da una serie di questo tipo. Il racconto fresco e ritmato di una delle avventure più incredibili dell’inizio degli anni ’90 del nostro Paese. Come due ragazzi di provincia siano partiti letteralmente dalla cantina per arrivare in cima al mondo. Gli 883 sono i nostri Wozniak e Jobs ed è bello finalmente vederli celebrati e poter scoprire la loro storia. Dall’11 ottobre potremo vederla tutti insieme.
Hanno Ucciso l’Uomo Ragno è una serie Sky Original prodotta da Sky Studios e da Groenlandia.
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