Prima di entrare nel vivo della recensione di Glass, è giusto ripassarne un po’ la storia. Dopo aver raggiunto la fama con The Sixth Sense – Il sesto senso, nel 2000 M. Night Shyamalan arrivava nelle sale con Unbreakable – Il predestinato. Il film divenne un vero proprio cult, raccogliendo tantissimi fan in tutto il mondo. Si trattava di un approccio originale e profondo al mondo del fumetto supereroistico, ad anni di distanza dai film su Batman di Tim Burton e il Superman di Richard Donner e quando ancora il Marvel Cinematic Universe era solo un lontano sogno.
Flashforward di anni e ci ritroviamo nel 2016 con Split. Questo film è un thriller che racconta di un gruppo di adolescenti rapite da un maniaco affetto da un disturbo dell’identità. Kevin ha infatti più di venti personalità diverse e una di queste sembra dotata di capacità superumane. Poco prima del finale, con una classica mossa alla Shyamalan, c’è un incredibile colpo di scena: al bancone del bar compare Bruce Willis ne panni di David Dunn, rivelando al pubblico che Split e Unbreakable – Il predestinato sono ambientati nello stesso universo.
E ora, è arrivato Glass: partiamo con la recensione.
Di cosa parla Glass?
Sono passati anni dagli eventi di Unbreakable – Il predestinato e David Dunn, sebbene invecchiato, è diventato a tutti gli effetti un vigilante mascherato. La notte, con il supporto del figlio Joseph, difende la città grazie alle sue abilità speciali. Dopo una lunga ricerca riesce finalmente a trovare il nascondiglio del pericoloso criminale soprannominato L’Orda. I due si affrontano in un combattimento senza esclusione di colpi, fino a quando sono interrotti dall’intervento della polizia.
Come si vede nel trailer, David e L’Orda saranno portati nell’ospedale psichiatrico di Raven Hill. Qui, saranno guidati, insieme al redivivo ‘uomo di vetro’ Elijah Price, dalla dottoressa Staple in un percorso riabilitativo per guarirli dalla loro convinzione di avere poteri soprannaturali. Davvero tutte le abilità che hanno creduto di avere erano solo frutto della loro immaginazione?
Come potrete immaginare da questo breve riassunto, la trama di Glass è decisamente diversa da quanto ci si poteva immaginare all’annuncio. Non che sia un problema, anzi. La storia che Shyamalan decide di raccontare è affascinante, per quanto lontana dagli stilemi tipici del genere supereroistico. Ma dopotutto Unbreakable – Il predestinato (e Split in maniera differente) è un unicum nel campo, diverso da tutto il resto. Realizzare un clone dell’MCU sarebbe stata forse una scelta più facile, ma sicuramente non vincente.
Tuttavia, qualcosa non funziona lo stesso. Il film ha un passo confuso, con accelerate improvvise seguite da brusche frenate cariche di scene di esposizione, e una trama che si intreccia davvero dopo forse troppo tempo dall’inizio della pellicola. Inoltre, non si possono ignorare alcuni evidenti problemi davvero gravi, tra motivazioni poco chiare e scelte irrealistiche che mettono in discussione la sospensione dell’incredulità.
Un progetto troppo ambizioso?
Non c’è bisogno di girarci intorno: è possibile (se non probabile) che Glass non riuscirà a conquistare il pubblico e questo per due ragioni di fondo. La prima è il classico problema delle aspettative. Se prendi un film amatissimo come Unbreakable – Il predestinato e lasci i suoi fan in attesa per anni e anni con la promessa di un sequel che sembra non arrivare mai, quando finalmente lo realizzi dovrai tirare fuori dal cilindro qualcosa di ancora più incredibile per non deludere. Un prodotto “solamente” bello o accettabile non è sufficiente.
Non è giusto però dare la colpa solo a questo. Quello che probabilmente ha messo in difficoltà il film è l’ambiziosità del progetto. Shyamalan costruisce un’impalcatura maestosa con l’obiettivo di fare una profonda riflessione sulla figura dell’eroe, metatestuale e per certi versi anche sociale, con un intreccio complesso e raffinato. Il regista maneggia il medium con discreta competenza, ma inciampa qua e là, cercando di raccontare una storia troppo grande per le risorse e, paradossalmente, il tempo che ha avuto per scriverla.
Nonostante questo è innegabile che Glass abbia un certo fascino. Per quanto imperfetto, il continuo gioco con lo spettatore di Shyamalan sa coinvolgere nei momenti giusti, facendo dubitare il pubblico di ogni dettaglio. E poi, tornare a vedere Bruce Willis e Samuel L. Jackson sullo stesso schermo nei panni di David ed Elijah fa venire i brividi. Non che la performance di James McAvoy sia da meno, ovviamente.
Prima di passare alla conclusione, è necessaria una menzione all’uso simbolico del colore in tutto il film. Già caratteristica di Unbreakable – Il predestinato, qui viene spinto all’ennesima potenza, grazie all’introduzione de L’Orda con una sua palette specifica. Un aspetto di cui conviene tenere traccia durante il film, per apprezzarne le diverse finezze.
Pareri finali su Glass
Glass, nel complesso, è un prodotto che vale la visione. Certo, se avete particolarmente amato Unbreakable – Il predestinato, dovete prepararvi all’idea di uscire dalla sala non completamente soddisfatti. Il racconto di M. Night Shyamalan è impreciso ma, chiudendo un occhio (a volte anche due) su alcuni problemi, resta affascinante. Rivedere poi Kevin, ma soprattutto Elijah e David quando ormai avevamo perso le speranze è un’emozione assolutamente unica.
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