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Another: giovani assassini

Amore tra i banchi di scuola? No. Misteriosi decessi per morte violenta tra i banchi di scuola? Sì.
Questo, bene o male, è il concept che il mangaka Yukito Ayatsuji (il quale si occupa solamente della storia, mentre dei disegni se ne è occupato Hiro Kiyohara), ha adottato per la stesura del suo primo lavoro: stiamo parlando di Another. Si può classificare come un manga seinen, con temi che spaziano dall'orrore al soprannaturale, con un po' di banali concetti filosofici.
Non è facile riuscire a creare una storia dell'orrore. Servono una giusta commistione di suspense ed elementi splatter. La suspense va allentata ogni tanto, altrimenti si rischia la noia, si devono inserire quindi degli eventi che serviranno a stupire, impressionare o spaventare il lettore.

Leggendo il primo volume non possiamo dire che Yukito Ayatsuji ci sia riuscito completamente.
Da un lato le parti della narrazione che dovrebbero tenere il lettore sulle spine sono troppo lunghe, praticamente quanto un capitolo, col rischio di perdere interesse in quanto sta accadendo. D'altro lato gli eventi eclatanti che dovrebbero risolvere la suspense sono banali e scontati.
Questa difficoltà di inserire elementi horror è evidente e frequente. Esempio lampante è la conclusione di ogni singolo capitolo. L'autore ricorre a una frase, lasciata in sospeso, che concede (troppa) libertà di interpretazione al lettore. Questa frase dovrebbe incuriosire e invitare al proseguimento della lettura. A nostro parere è un mezzo inefficace.

Parliamo ora della trama. Ci troviamo nella città di Yomiyama e quasi tutte le vicende ruotano attorno alla Scuola Media di Yomiyama Nord. Gli eventi iniziano nella primavera del 1998.
Il protagonista, Koichi Sakakibara, è un ragazzino di 15 anni e si è appena trasferito a Yomiyama dove vive con la zia e la nonna. A causa di una malattia ai polmoni si trova in ospedale dove incontra la strana Misaki Mei, che indossa la stessa divisa della sua scuola.
E' appunto la scuola l'elemento con maggiori elementi di mistero. Si racconta infatti che 26 anni prima una ragazza della terza sezione del terzo anno abbia perso la vita in un misterioso incidente. I suoi compagni e i professori, turbati dalla tragedia, continuano però a comportarsi come se nulla sia successo. Ma ciò che è più agghiacciante è che la ragazza compare nella foto scattata in occasione del diploma.
Sakakibara, per pura casualità, finisce proprio nella terza sezione del terzo anno. Cosa più inquietante è che ancora oggi gli studenti di questa classe si comportano in modo strano. Continuano a rinnegare la tragedia e ad avere reazioni sospette solo al sentir parlare di quella ragazza.

Tutti i personaggi che compaiono hanno un non-so-che di sinistro e misterioso.
La madre di Sakakibara frequentava la stessa scuola negli stessi anni ed è morta dando alla luce il figlio. La vecchia signora del negozio di antichità tiene nello scantinato una macabra collezione di bambole di porcellana. La stessa Misaki Mei, la ragazza incontrata in ospedale, porta una strana benda sull'occhio sinistro e sembra invisibile agli occhi di tutti tranne a quelli di Sakakibara.
Questa cosa spinge Sakakibara ad addentrarsi sempre di più nel fitto mistero, incontrando l'ostruzionismo di compagni e professori. Misaki è sempre sfuggevole ed enigmatica.
Ma le stranezze non finiscono qui. Durante un giorno di esami, esattamente l'anniversario del tragico incidente di 26 anni prima… No, non vi diciamo niente di più, perché rischieremmo di rovinare l'unico evento degno di nota.

La versione manga di Another (sì perché nasce come anime) pubblicato in Giappone da Young Ace, si è conclusa nel Gennaio 2012 con la pubblicazione del quarto volumetto. In Italia è ancora in corso e viene pubblicato da Star Comics.
La narrazione, curata da Yukito Ayatsuji, procede, per i primi capitoli, in maniera lenta, banale e a tratti noiosa. Ma non è tutto da buttare. Infatti Hiro Kiyohara, l'illustratore, interpreta bene ciò che significa "far paura" e le sue tavole sono l'unico aspetto del manga che riesce nell'intento. La scelta e la maniera che utilizza per rappresentare le ambientazioni creano un'atmosfera lugubre e inquietante. I corridoi vuoti della scuola e le strade deserte dei quartieri residenziali creano un senso di vuoto e di angoscia, così come le inquadrature dei più importanti registi di film horror.

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