Il 7 dicembre 2021, proprio nel giorno di Sant’Ambrogio, arriva nelle sale di tutta Italia Mollo tutto e apro un Chiringuito, di cui vi parliamo nella nostra recensione. Prima di raccontarvi cosa abbiamo visto di significativo nella pellicola, vi ricordiamo la trama del film con protagonista Germano Lanzoni.
Mollo tutto e apro un Chiringuito, di cosa parla?
Il Signor Imbruttito (Germano Lanzoni), dirigente di spicco di una grande multinazionale, vive la routine nella sua frenetica Milano seguendo fedelmente il mantra della doppia F: F*** e Fatturato. A rompere questo equilibrio ci pensa Brusini (Paolo Calabresi), eccentrico imprenditore a capo di un impero economico, che per una ragione assurda fa saltare quello che per l’Imbruttito è l’affare della vita. L’Imbruttito per la prima volta accusa il colpo, cade in depressione, non riesce più a trovare una ragione per svegliarsi al mattino.
La svolta arriva da Brera (Alessandro Betti) un amico di vecchia data, che propone all’Imbruttito l’acquisto di un Chiringuito in Sardegna, per fare business in infradito e poter finalmente dire: “mollo tutto e apro un chiringuito!“. L’affare è fatto e, malgrado lo scetticismo del Nano (Leonardo Uslengo), il figlio dodicenne, e la furia della moglie Laura (Laura Locatelli), l’Imbruttito si lancia con entusiasmo in questa nuova avventura in compagnia del fidato Giargiana (Valerio Airò), suo “stagista di una vita“.
Con l’arrivo in Sardegna però il sogno si trasforma presto in un incubo: il chiringuito c’è e l’ambiente intorno è paradisiaco, ma si trova in una zona a dir poco remota dell’isola e gli abitanti del paese, Garroneddu, sono una comunità di semplici pastori avversi a ogni novità. L’Imbruttito e i Sardi riusciranno a trovare un modo per convivere pur essendo così diversi?
La recensione di Mollo tutto e apro un Chiringuito
Non c’è pace per Il Milanese Imbruttito, che dal capoluogo lombardo si ritrova in un paesino sul mare della Sardegna rurale. Un luogo meraviglioso, reso pienamente da una fotografia brillante e degna di nota, che mette in risalto tutte le caratteristiche proprie prima di Milano e poi dell’isola, nonché dei suoi abitanti. Così Germano Lanzoni si ritrova in un ambiente del tutto nuovo, dove la mentalità dei paesani è ben diversa da quella milanese. È proprio su questa differenza sostanziale che fa perno l’intera pellicola.
Lo vediamo dal fatto che nei primi 40 minuti circa la concentrazione è tutta dedicata alla città di Milano e ai suoi ritmi frenetici; ma anche alla movida e al lavoro in “office”, con la tipica cadenza e il gergo milanese, insieme all’uso di termini inglesi nell’ambiente lavorativo. Un elemento che sottolinea lo status di imprenditore del protagonista, o comunque di persona impegnata in progetti di alto profilo; non manca poi la canzone O mia bela madunina per iniziare il film con il piede giusto.
Nel tempo restante invece la Sardegna e gli abitanti di Garroneddu diventano il centro di tutto. Cambia il contesto e il modo di affrontare le situazioni; si percepisce nei paesani il senso di appartenenza alla propria terra e l’attaccamento sentimentale a essa, soprattutto quando si tratta di accettare cambiamenti che minano la tranquillità di tutto il paese. Una volta capito il problema, anche il Milanese diventa meno Imbruttito.
…ma ha anche dei difetti
Da una parte l’idea di fondo non è particolarmente originale: quante volte abbiamo visto un personaggio noto inserito in un contesto differente da quello a cui siamo abituati? Dall’altra è il modo in cui i registi – membri del collettivo Il Terzo Segreto di Satira – hanno affrontato tale differenza a regalare un prodotto fresco. Il troppo stroppia, ma mica sempre: la scissione tra i due mondi dà il via a una serie di gag esilaranti, quasi tutte affidate al protagonista. Lanzoni porta al cinema il personaggio che lo ha reso famoso, il Milanese Imbruttito, e lo fa con un ritmo serrato, senza mai sbagliare i tempi di battuta. Appare così simpatico, nonostante l’attaccamento ai soldi del Signor Imbruttito, che è difficile non rimanere affascinati dal suo essere e restarne travolti.
La pellicola ne evidenzia anche i difetti: ma siamo davvero così logorroici noi milanesi? Siamo tutti sempre di fretta? Viviamo per fatturare, per andare alle feste e per quella cosa lì? Non tutti, ma il Milanese Imbruttito sì e lo sappiamo (sarà che qualcun altro è un po’ un Giargiana per alcune cose?). Quindi perché non lavorare sui cliché, ché poi sono il motivo del successo de Il Milanese Imbruttito? Se pensiamo alla realtà su cui si basa il film, questo aspetto non è per niente un male: l’idea funziona perché rispecchia le caratteristiche proprie del personaggio. Non solo: in alcuni modi di dire e di fare i cittadini del capoluogo lombardo potrebbero riconoscersi.
Un fiuto eccezionale
Nella nostra recensione di Mollo tutto e apro un Chiringuito abbiamo parlato della bravura di Germano Lanzoni. Non è facile infatti passare dagli sketch di breve durata a un lungometraggio. La differenza di tempo a disposizione, o meglio i cambiamenti che impone, incidono sulla pellicola: a lungo andare la comicità tende a perdersi, in favore di un’evoluzione interiore del protagonista. C’è ancora il Milanese Imbruttito, ma il suo essere più estremo si affievolisce, senza però perdere il fiuto per gli affari.
A dare la spinta decisiva verso il compromesso tra il popolo sardo del paesino, restio alle novità, e il Signor Imbruttito è la moglie di quest’ultimo, impersonata da Laura Locatelli. Nel film infatti il suo ruolo è fondamentale, ed è uno dei motivi per cui l’attrice, durante la conferenza stampa, si è detta felice di interpretarlo: l’empatia verso l’altro, che poi è ciò che ha aiutato il suo personaggio a trovare il compromesso, è una dote in cui si rispecchia. Il suo ruolo ci rende ancora più chiaro quanto la comunicazione sia importante, così come il provare a mettersi nei panni dell’altro. Come sostiene Benito Urgu in Mollo tutto e apro un Chiringuito, “Non bisogna portare l’imbruttimento ai Sardi, bisogna vendere la Sardegna agli imbruttiti.”
Da qui inizia la vera svolta del protagonista, il quale diventa più riflessivo e geniale. Come far conoscere ai milanesi una realtà così lontana dal loro vivere per evitare che Garroneddu perda il suo posto nel mondo? Il Milanese Imbruttito, dopo un primo momento di perplessità legato alle difficoltà di trovare clienti per il suo chiringuito sulla spiaggia, torna all’attacco. Non si arrende, ma anzi dimostra che “fatturare è possibile ovunque“, basta che ci siano le giuste intenzioni e un accordo tra le parti.
La recensione di Mollo tutto e apro un Chiringuito, i personaggi
Nella recensione di Mollo tutto e apro un Chiringuito vi abbiamo parlato del cambio di prospettiva, che diventa fondamentale per far sì che il rapporto tra i due protagonisti della vicenda – il Signor Imbruttito e i Sardi – si intensifichi e l’affare iniziale del chiringuito funzioni. Un affare che ha dato del filo da torcere al nostro Imbruttito, ma che nel tempo ha posto le basi per qualcosa di meglio: una piena fiducia da parte dei Sardi. Sarà ripagata o Il Milanese Imbruttito cambierà le carte in tavola?
La pellicola quindi non è solo un viaggio divertente nella Sardegna rurale, ma è anche un incontro tra due realtà opposte; un incontro tra culture e linguaggi diversi. Una è legata agli introiti economici; l’altra alla propria terra. Eppure hanno una cosa in comune: lavorare insieme per un bene più grande. Il come e in cosa consiste lo scoprirete andando al cinema. Ciò che stupisce è quanto questa diversità emerga dai personaggi stessi, tutti ben caratterizzati e con un ruolo specifico all’interno della trama.
Gli interpreti
Partiamo dal Signor Imbruttito (Germano Lanzoni), l’imprenditore che ha fatto della fatturazione uno stile di vita, per poi passare al personaggio di Benito Urgu, il più silenzioso dei Sardi ma anche quello più emblematico e capace di trattare con gli altri; e ancora Pino e gli anticorpi, pronti a difendere il proprio territorio con ogni mezzo; Paolo Calabresi, che interpreta l’eccentrico Brusini, una delle figure più interessanti e travolgenti insieme al protagonista. Il suo ruolo è tra i più significativi perché segna una svolta importante nel corso degli eventi e per tutta la durata del film.
Nella pellicola ci sono anche il piccolo Leonardo Uslengo, figlio del Signor Imbruttito e imprenditore nato, che porterà soluzioni intuitive; Laura Locatelli, la moglie del protagonista con grandi doti da intermediario; il Giargiana per eccellenza, immancabile nel film dell’Imbruttito e interpretato da un ottimo Valerio Airò Rochelmeyer; e Alessandro Betti, colui che creerà non pochi danni al nostro Germano Lanzoni. Insomma, un cast di talento che ha dato vita a personaggi altrettanto validi.
L’amore, per l’altro e per un territorio
Nella storia c’è spazio per l’amore, in tutte le sue sfumature. Simonetta Columbu incarna l’interesse romantico del Giargiana. L’attrice sarda, durante la conferenza stampa di presentazione, ha parlato della Sardegna e del motivo per cui il film può essere apprezzato da tutta Italia e non solo dai milanesi DOC. Di seguito le sue parole: “Da sarda e da spettatrice credo che questo film non sia solo una commedia divertente. Racconta la forza del popolo sardo che combatte per proteggere il proprio territorio, e l’intelligenza di un gruppo di persone che crede nelle tradizioni e cerca anche di farle conoscere agli altri. Per questi motivi credo che il film sia adatto a tutti.”
E noi non potremmo essere più d’accordo. Cosa state aspettando? Mollo tutto e apro un Chiringuito esce oggi nelle sale italiane, distribuito da Medusa Film.
- Imbruttito, Il Milanese (Autore)
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