Intrattenimento

Video-Manga: dal manga al videogioco

Nonostante sia passata ormai una settimana dalla sua fine, i ricordi di Lucca sono più vivi che mai; ricordo in particolare tutte le belle esperienze che ho vissuto in quei cinque giorni di fuoco, e soprattutto l’affetto di tutti voi che siete passati al nostro stand per salutarci. Parlando di esperienze lucchesi, non posso non citare l’incontro tenuto da me e dal mio amico e collega Mattia “Nini” De Poi e dedicato alle influenze artistiche del fumetto nei videogiochi. Ne approfitto anche per ringraziare tutti i partecipanti: non solo siete venuti in molti ad ascoltarci, ma avete anche partecipato attivamente dando vita a uno stimolante dialogo tra noi e voi; questo ci ha resi molto contenti perché io e tutti gli altri della redazione lavoriamo ogni giorno per favorire uno scambio di opinione reciproco con i lettori e quest’esperienza è una delle tante dimostrazioni che stiamo proseguendo sulla strada giusta. Ma bando alle ciance e iniziamo la rubrica! Dovrebbe partire una sigla, ma essendo solo scritta immaginate quella che più vi aggrada nella vostra testa.
Fra le mie grandi passioni, oltre ai videogiochi ovviamente, c’è anche il fumetto: in particolare amo i manga da quando ero un ragazzino delle medie, quando ancora chi leggeva fumetti, e in particolare quelli giapponesi, era visto con sospetto, e procurarseli in un luogo dove non esistevano fumetterie era un’impresa. Di pari passo con la passione per i manga è arrivata anche quella per gli anime, ed essendo il mondo dei videogiochi e quello dei manga strettamente connessi tra loro, sono sempre stato colto da forte hype ogni qualvolta veniva annunciato un titolo tratto da uno dei miei manga o anime preferiti. Riflettevo già da tempo su quest’argomento, ma recentemente, dopo aver giocato a Dragon Ball Xenoverse 2 (ne ho parlato proprio in questo articolo), e dopo aver tenuto a Lucca l’incontro che ho sopra ricordato, ho deciso di condividere i miei pensieri con voi anche in questa rubrica.

Come molti sanno e hanno provato sulla propria pelle, trovare un videogioco dedicato a un manga fatto bene non è per niente facile. Un po’ come succede per i Tie-In dedicati ai film. L’errore più comune nell’ambito della realizzazione consiste di solito nella poca cura messa nello sviluppo del gioco, basata sulla convinzione che il nome basti a trainare le vendite. Effettivamente è stato spesso così, e mi è capitato non poche volte di bruciarmi quando ho avuto fra le mani l’agognato gioco, tanto che ormai, prima di liberare dalla sua gabbia la bestia dell’hype, sono molto più scettico. Fortunatamente, dopo anni di insuccessi e di delusioni, la qualità generale dei videogiochi ispirati ai fumetti si sta pian piano alzando: benché sia ancora dura trovare il prodotto perfetto, anche quelli meno riusciti garantiscono, nella maggior parte dei casi, la sufficienza qualitativa. Ma qual è la formula per creare il videogioco perfetto tratto da un manga? Dopo anni di esperienza sono arrivato alla conclusione che il videogioco definitivo deve incarnare l’anima del fumetto a cui è ispirato alla perfezione. Mi spiego meglio. Quando ci giocate non deve darvi la sensazione di essere un videogioco qualunque, ma con i personaggi di un determinato manga al posto di altri generici; deve darvi la sensazione che sia proprio il manga in questione incarnato in un videogioco. Prendiamo ad esempio i picchiaduro, che in questo campo sono il genere che va per la maggiore, dato che spesso sono gli shonen basati sulle mazzate quelli maggiormente trasposti in una versione videoludica. Un gioco fatto in stile Street Fighter, ma con al posto di Ryu e Ken i personaggi di Dragon Ball, può essere sì un buon gioco, ma non il gioco di Dragon Ball che io da fan vorrei. La serie dei Dragon Ball Budokai Tenkaichi, o, aggiungerei, il recente Xenoverse (nonostante qualche difetto) sono invece dei picchiaduro unici nel loro genere, con una formula che funziona solo perché come personaggi ci sono Goku e Vegeta, che non possono essere sostituiti con altri. Forse non saranno picchiaduro bilanciati o con meccaniche complesse come uno SF o un Guilty Gear, ma nella loro semplicità, mentre ci gioco, mi danno la sensazione di stare ricreando uno scontro tipico di Dragon Ball. Ed è questo che io da fan voglio da queste trasposizioni.

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Ultimamente va di moda realizzare giochi presi da manga famosi con lo stile dei Musou, come Dinasty Warriors. Io ho provato quelli dedicati a Hokuto no Ken e One Piece, ma non mi hanno entusiasmato, perché alla fine sono principalmente dei Dinasty Warriors con le skin del manga di turno, che a volte vanno contro le regole del manga stesso a livello di narrazione; perché un’altra cosa importante è la possibilità di immergersi nella storia. L’interattività del videogioco, infatti, mi mostra una storia che già conosco sotto una nuova luce, perché la rivivo in modo più intimo e con un maggior coinvolgimento all’interno del videogioco, e il bello è proprio sentirsi parte di una storia che già conosciamo e amiamo. È proprio per questo che sono abbastanza scettico sul Musou dedicato a Berserk: anche se effettivamente la formula uno contro molti è coerente per Gatsu, da un gioco di Berserk voglio violenza estrema e un buon storytelling, non un livello dove l’unico obiettivo è quello di uccidere i nemici premendo sempre lo stesso tasto e dove alla fine di tutto ho solo una misera scenetta riassuntiva per far vedere che c’è una trama. Peccato, perché i giochi dedicati a Berserk per Dreamcast e PS2 non erano male; avrei voluto vederne altri simili. Relativamente alla coerenza nello sviluppo narrativo, il miglior prodotto è di sicuro la serie dei Naruto Ultimate Ninja Storm, creata da Cyberconnect2. Sebbene il gameplay non sia perfetto, riesce a rendere abbastanza bene il feeling che un gioco di Naruto deve avere, ma il punto forte è soprattutto lo story mode, che fa rivivere ogni momento del manga (o dell’anime, se preferite) in modo magnifico, esortandovi anche a ricreare alcune scene storiche all’interno del combattimento, per guadagnare l’accesso a filmati segreti che approfondiscono la storia. Le Boss Battle poi sono dei veri capolavori, fedeli e a volte anche superiori alla controparte animata, sia visivamente che come impatto emotivo. Ancora nessuno è riuscito a raggiungere questi livelli di immersione, in un videogioco tratto da un manga, quanto la serie dedicata a Naruto.
Soddisfare i fan, lo riconosco, non è per nulla facile; io stesso mi rendo conto di essere puntiglioso su molti particolari che per qualcun altro potrebbero essere superflui. Ad esempio, in giochi ispirati a manga dove i personaggi possono trasformarsi, tipo Dragon Ball, Naruto o One Piece per citare i più famosi, provo fastidio quando la trasformazione è un personaggio a sé stante e non è possibile trasformare la sua versione base in quella potenziata. O ancora, le mosse finali che una volta lanciate fanno partire un lungo filmato non mi piacciono perché sfavoriscono il coinvolgimento, dato che non sono io che sto davvero facendo quella mossa, ma è solo un filmato che sto guardando, senza contare che spezzano troppo l’azione di gioco. Ammetto che forse sono troppo fiscale per quanto riguarda la fedeltà alla fonte originale, tanto che ad esempio se in un gioco di Dragon Ball combatto contro Freezer non vado oltre la trasformazione in Super Saiyan perché oltre sarebbe fuori dai canoni della storia! Ma d’altronde essere fan accaniti significa anche questo, e come sappiamo quando troviamo il gioco che ci soddisfa non c’è divertimento maggiore.
Prima di chiudere, se siete amanti di questo genere vorrei consigliarvi un gioco, Asura’s Wrath per PS3 e Xbox 360, che è l’esperimento inverso rispetto a quanto ho analizzato finora, cioè un progetto, sempre di Cyberconnect2 (creatori dei giochi di Naruto UNS e Jojo), che nasce come videogioco di soggetto originale, ma con un’impostazione stile anime, con ogni livello in forma di episodio, con opening, ending e anticipazioni della puntata successiva. A mio parere è stato un esperimento interessante e ai tempi mi aveva divertito parecchio. Molti non lo hanno capito e lo hanno accusato di poca interattività e scarsa giocabilità, aspettandosi un gioco action in stile God of War, ma secondo me, se preso per quello che voleva essere, ovvero un ibrido videogioco/anime, aveva il suo perchè. Pecca maggiore è il vero finale venduto come DLC, e per questa scelta continuo ancora a maledire Capcom! Fatemi sapere il vostro parere e alla prossima!
つづく

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Silvio Mazzitelli

Di stirpe vichinga, sono conosciuto soprattutto con il soprannome “Shiruz”, tanto che quasi dimentico il mio vero nome. Videogiocatore incallito sin dall’alba dei tempi, adoro il mondo videoludico perché dopo tanto tempo riesce sempre a sorprendermi come la prima volta. Scrivo ormai da diversi anni di questa mia passione per poterla condividere con tutti. Sono uno dei fondatori di Orgoglio Nerd e sono anche appassionato di tutto ciò che riguarda la cultura giapponese e la mitologia (in particolare quella nordica).

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