Irpin, città situata dell’oblast di Kiev, è stata in gran parte distrutta durante gli aspri combattimenti urbani delle prime settimane di guerra in Ucraina.
Il 28 marzo le truppe russe le forze ucraine sono riuscite a riprendersi quel che rimaneva della città distrutta. Adesso che le truppe russe non ci sono più, le autorità locali hanno invitato gli architetti ucraini per valutare la ricostruzione della città.
Molti dei residenti di Irpin se ne sono andati a fine febbraio, quando la loro città, insieme alle vicine Bucha e Hostomel, si è ritrovata nel centro del piano d’attacco russo. L’obiettivo finale era Kiev, ma ad avere la peggio sono stati i sobborghi della capitale.
Dopo il ritiro dell’esercito russo, le forze dell’ordine ucraine hanno riferito che ad Irpin 885 edifici sono stati completamente distrutti, 2.738 parzialmente distrutti e 8.651 hanno subito danni superficiali.
Oltre agli edifici, anche le infrastrutture sono danneggiate notevolmente nel corso del conflitto.
Per rallentare l’avanzata russa, le forze ucraine avevano fatto saltare in aria il ponte principale che collegava il sobborgo a Kiev.
Nella città, inoltre, è cominciata una vera e propria azione di sminamento (leggi qua).
Le mine russi si trovano ovunque, anche nei parchi e nelle zone della città riservate ai bambini. Fino ad ora sono ancora pochi i residenti che sono potuti rientrare nella città.
Ricostruire l’Ucraina è possibile
Il 5 maggio circa 120 architetti da tutta l’Ucraina sono arrivati a Irpin per studiare una strategia per il restauro e lo sviluppo della città.
“Per combattere una guerra, devi credere nella tua capacità di prevalere, quindi pensare alla ricostruzione è importante tanto quanto pensare ai motivi per cui stai combattendo. Stai combattendo per difendere la tua nazione, ma stai anche combattendo per difendere la tua capacità e il tuo diritto di definire il tuo futuro, ed è questa la posta in gioco in Ucraina”, ha afferma in un’intervista Pierre Purseigle, docente presso l’Università di Warwick (Regno Unito).
Il Think tank europeo “Center for Economic Policy Research” ha presentato un piano in tre fasi nella sua pubblicazione “A Blueprint for the Reconstruction of Ukraine”.
Nelle città distrutte, la prima fase prevede il ripristino della sicurezza (ad esempio, rimuovendo le mine antiuomo) e il ripristino di infrastrutture critiche come linee elettriche e sistemi idrici.
Segue il rapido rilancio dell’economia, ovvero lo sgombero delle macerie e il ripristino delle reti di trasporto.
La costruzione di nuove abitazioni, scuole e ospedali in Ucraina inizia nella terza fase, con un obiettivo chiave: ricostruire meglio.
“Sebbene vi sia una tendenza naturale a riportare le città alla loro forma originale, non si dovrebbe tentare di ripristinare alloggi in stile sovietico ad esempio.
La ricostruzione dovrebbe concentrarsi sull’utilizzo di moderne tecnologie di progettazione e pianificazione urbana”, afferma il piano.
La possibilità di cambiamento delle città ucraine
In teoria, c’è un’opportunità per le città distrutte dell’Ucraina di rinascere come più verdi, più belle e più efficienti. Ricostruire con un focus sull’ambientalismo, ad esempio, “può aiutare a rendere l’Ucraina leader nell’energia verde”, secondo il Center for Strategic and International Studies degli Stati Uniti in un rapporto di marzo.
“Così tanta distruzione puoi anche apportare grandi cambiamenti e correggere vecchi problemi di pianificazione”, ha affermato durante la presentazione del rapporto Wendy Pullan, direttrice del Center for Urban Conflicts Research e docente di architettura e studi urbani all’Università di Cambridge (Regno Unito).
Se il potenziale del cambiamento è proporzionato al livello di distruzione, alcune città in Ucraina potrebbero essere quasi completamente trasformate.
Ad aprile, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha affermato che il 95% della città di Mariupol era stata distrutta.
Nella città di Kharkiv, recentemente liberata dalle forze russe, il sindaco Ihor Terekhov ha affermato che circa il 25% degli edifici è stato distrutto.
Wendy Pullan identifica ciò che è accaduto e sta accadendo in alcune città ucraine con il termine urbicidio. (ne abbiamo parlato qua)
“Si attacca e distrugge il patrimonio della città, i centri culturali e i luoghi significativi per la popolazione”, afferma Pullan.
Ciò può includere attacchi a ospedali, scuole e spazi culturali.
Per architetti, urbanisti e ONG, gli spazi distrutti possono essere un terreno fertile per il miglioramento, ma per gli ex residenti possono ancora conservare ricordi significativi.
“Costruire meglio non ha necessariamente lo stesso significato per gli esperti e per le popolazioni locali”, afferma Purseigle.
Dei circa 6,1 milioni di rifugiati che sono fuggiti dall’Ucraina dall’inizio della guerra, molti hanno espresso il desiderio di tornare a casa. Alcuni sono già tornati a Irpin ed hanno trovato le loro case e le loro attività distrutte. Altri lavorano per rendere nuovamente vivibile la città.
“Di solito le persone sono ancora molto legati alle loro città d’origine, ma non hanno voce in capitolo su come potrebbe avvenire la ricostruzione”, afferma Pullan.
Il successo delle ricostruzioni passa dal dialogo con la popolazione locale
Questo può essere profondamente sconvolgente per le popolazioni già traumatizzate dal dolore e dalle perdite causate della guerra.
Può anche portare a città potenzialmente progettate in meglio dagli esperti, ma che in pratica possono non funzionare.
L’impatto che questi progetti e le ricostruzioni hanno sulla popolazione locale sono fondamentali.
Ad esempio, costruire una città sostenibile oggi in Ucraina è un obiettivo lodevole, ma può rappresentare una priorità per gli ucraini che hanno perso tutto e ritornano, cercando di ricostruire la loro vita, la loro casa e trovare un lavoro?
Il successo e l’usabilità di qualsiasi città futura dipendono dai dibattiti che si svolgono con i residenti locali.
“La grande differenza nella ricostruzione di una città si ha se c’è un input da parte della popolazione locale. Non ha senso fare una ricostruzione se sei cieco di fronte alle realtà politiche e sociali della città”, afferma Pullan.
Gli sforzi per ricostruire la città di Irpin, ad esempio, sono un buon inizio, ma raggiungere un consenso potrebbe essere un processo lungo, costoso e difficile.
Questi processi di rivalutazione del territorio, di restauro e ricostruzione sono già cominciati in Ucraina e dureranno ancora a lungo.
Ma la voglia di libertà, la voglia di rinascita e di vita, porterà sicuramente a risplendere i raggi del sole dopo un periodo buio.
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