Intrattenimento

Top Gear è un programma Nerd?

Questo articolo è scritto per compiacere la produzione del programma Top Gear e convincerla ad invitarci il prossimo 6 luglio a Torino per il Top Gear Live. Tuttavia il testo che segue, per quanto noioso, non include opinioni falsate o virate rispetto a ciò che effettivamente pensiamo della trasmissione. Non siamo così ruffiani. Ma se non ci invitano ci offendiamo.
In realtà da tempo avremmo voluto scrivere di questo programma, inizialmente volevamo proporvi una top + 1 delle migliori trasmissioni, ma “l’occasione ha fatto la redazione ruffiana” e quindi…
Top Gear è un gran programma. Diversi premi lo dimostrano. Senza che sia servita la nostra opinione. Ma noi di ON amiamo il mezzo televisivo (nel suo potenziale, anche se ormai sul viale tramonto), e apprezziamo molto i prodotti ben riusciti. Per questo merita un’analisi un pochino più approfondita.
A Top Gear bisogna riconoscere una grandissima produzione. Intendendo per produzione la capacità di prendere le misure di una coperta che deve rispondere a concrete necessità di budget, ma allo stesso tempo essere innovativa, accattivante e capace di fidelizzare velocemente un pubblico il più esteso possibile.
La produzione, in questo caso la rete, deve anche avere la capacità di saper, con lungimiranza o attraverso vari esperimenti, in quale fascia collocare e per quale target realizzare il prodotto. Di esperimenti se ne possono fare vari, ma non infiniti… la coperta del budget altrimenti si accorcia.
Quindi non sono tante le chance per azzeccare un format ben riuscito.
Top Gear è prodotto sotto la cura di Andy William per l’editore pubblico BBC, acronimo di British Broadcasting Corporation.  Noi la chiameremmo RAI. 

Il paragone è ovviamente ingiusto, trattandosi di produzioni in lingua inglese il potenziale distributivo è altissimo, a ben vedere però, RAI da anni da quel punto di vista riesce a difendersi esportando prodotti come San Remo… anche se i risultati in campo tra RAI e BBC restano impietosi, ma questa è un’altra storia.
Rete, produzione e autori (produzione e autori in TV molte volte sono praticamente la stessa cosa) insieme scelgono il taglio della trasmissione ed è in questa fase dove, tra congiunzioni astrali, intuizioni, fiducia e come dicevamo, lungimiranza, si può fare il successo o la rovina di quella che in partenza era una semplice idea.
Qui serve la creativià, la capacità di combinare insieme elementi per creare qualcosa d’interessante, bello ed efficace. Tra le priorità della TV svettano “intrattenere” e “informare”, la trasmissione che riesce a incrociare la giusta alchimia di questi elementi (e a mantenersene all’altezza), ha il successo garantito per molto molto tempo. Un esempio è il David Letterman Show, oppure in Italia Striscia la Notizia.
Lo step successivo cruciale è il casting: front men dal forte carisma, empatici, ben calibrati tra di loro sono i valori aggiunti da trovare in professionisti preparati sui temi della trasmissione e pronti ad affrontare un grande pubblico. In questo caso Jeremy Clarkson, Richard Hammond e James “Captain Slow” May.
Ma i conduttori possono ben poco senza il copione, un conduttore necessita di scalette, contenuti e testi, così la sinergia tra autori, redazione e conduttori diventa un fluido ed oliato ingranaggio che trasforma normali conduttori in personaggi.
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Fino a qui Top Gear risulta ineccepibile, un ottimo esempio. Ma andando oltre troviamo altre particolarità che elevano la trasmissione a un’altra scala di giudizio, è la capacità tecnica, lo sforzo nel cercare nuovi e diversi metodi per raccontare, osando e sperimentando con immagini dalla fotografia eccezionale e dal linguaggio innovativo.
E ora, con il rischio ormai di sembrare un manuale di regia televisiva, parliamo anche del montaggio. Necessario, essenziale, vitale. Un buon montaggio dona ritmo ed enfasi ai contenuti.
Questo ci piace di Top Gear, sotto innumerevoli aspetti in grado di fare scuola, d’essere pioniere e maestro. E come dicevamo “abbiamo scoperto l’acqua calda”, perché Top Gear, ormai alla ventunesima stagione, vanta oltre 350 milioni di spettatori. 
Ma restano due elementi da tenere in considerazione. Importanti e rappresentativi di un pensiero dietro ad un prodotto ben costruito e ragionato.
In primo luogo il coraggio, l’ago della bilancia che ci toglie ogni dubbio rispetto ad altri, tantissimi, prodotti di qualità, è il coraggio di Top Gear, tra un’auto e l’altra, rubriche e recensioni, si annidano battute potenti, taglienti, battute tante volte spinte al limite del sarcasmo, battute contestate, che hanno offeso, hanno disturbato. Ma ci sono state, prive d’ipocrisia o scuse.
Ed infine, quel sapore, quella sensazione, che il backstage di Top Gear sia, senza mezzi termini, un covo di nerd, pronti a giocare, divertirsi, sperimentare…
…intendiamoci, avete presente Dunsfold Park, l’autodromo privato prima di proprietà della Royal Air Force ed ora quartier generale e studio di Top Gear?
Bhé, noi ci siamo immaginati James May durante i primi sopralluoghi dire: “C'è un grave logoramento di tutte le strutture portanti, impianti idrico ed elettrico del tutto inadeguati alle nostre esigenze e il circondario sembra una zona smilitarizzata… questo edificio dovrebbe essere evacuato"
E Jeremy Clarkson rispondere: “Hey questa pertica funziona! WOW!”
Non possiamo quindi non essere affezionati e affascinati da Top Gear. Ora non ci resta che sperare di incontrarvi al Top Gear Live di Torino. Noi ci saremo sicuramente!
Vero?

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Commenti

  1. ugh, mi ha tagliato la risposta… (avevo un simbolo di “minore” nel testo, forse ha sfalsato l’html? :s)

    Dicevo, l’articolo secondo me è troppo tecnico e troppo poco concreto/specifico. Non avete neanche spiegato che programma è top gear! xD

    E un importante pregio della serie secondo me è che è un programma di auto che però riesce a raggiungere anche un pubblico che di auto non si interessa (e lo fa con presentatori bravi, servizi folli e battute taglienti)

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