Intrattenimento

Tom Clancy’s Ghost Recon Wildlands: nelle terre dei narcos

Il problema del narcotraffico nel mondo è in questi anni forte più che mai. Il mercato nero della droga è uno dei mercati più redditizi esistenti, ogni giorno infatti muove cifre da capogiro in tutto il pianeta facendo circolare una gran quantità di soldi sporchi da un continente all’altro. Questa è solo la punta dell’iceberg, perché dietro al traffico di droga esiste una spirale di violenza e ingiustizia che nemmeno il film o il gioco più realistico può rappresentare. Il modo migliore per combattere questo fenomeno è informare la gente e non evitare di parlarne, come ricorda anche Roberto Saviano, l’autore nostrano che, oltre al famoso Gomorra, ha scritto anche Zero Zero Zero, libro in cui parla proprio del funzionamento del narcotraffico in varie parti del mondo. La conoscenza infatti è potere e finché le informazioni non sono distorte, parlarne con qualunque mezzo e formato è cosa giusta.
Il problema, negli ultimi tempi, è sempre più affrontato anche nel mondo dell’intrattenimento, basti pensare a serie come Narcos. Adesso tocca anche al mondo dei videogiochi trattare l’argomento, con Tom Clancy’s Ghost Recon Wildlands di Ubisoft.

Poco tempo fa siamo stati invitati a un incontro di presentazione del gioco; fra i presenti all’evento, oltre ad alcuni membri di Ubisoft Italia, c’era anche Gianfranco Franciosi, un civile che per anni è stato infiltrato tra i narcotrafficanti sudamericani. Meccanico navale di professione, Gianfranco è stato avvicinato dai narcotrafficanti per costruire una barca in cui nascondere la droga; lui subito si è rivolto alle autorità, che lo hanno convinto a reggere il gioco in modo da poter acquisire maggiori informazioni. Questo piano ha portato a grossi successi, infatti nel 2008 nel corso dell’operazione denominata “Albatross” è stato sequestrato il più grosso carico di cocaina mai intercettato dalla polizia. Alla domanda sul come abbia fatto a sopravvivere in quegli anni da infiltrato, Franciosi risponde spiegando di essersi trasformato in uno di loro anche come mentalità, senza mai superare la linea della violenza che rappresenta un immaginario punto di non ritorno. Parlando del nuovo Wildlands, Gianfranco è rimasto stupito di quanto le parole del boss del cartello di Santa Blanca, la fittizia organizzazione nemica che affronteremo nel titolo, siano uguali a quanto abbia sentito lui di persona. Anche la cura messa nella resa caratteriale dei vari narcotrafficanti ai vertici dell’organizzazione ha dato risultati che si avvicinano notevolmente alla realtà. Anche il dettaglio nella rappresentazione del culto della “Santa Muerte”, un culto della morte condiviso da milioni di persone fra Messico e Sud America (e ovviamente mai riconosciuto dalla Chiesa), dimostra quanto Ubisoft abbia fatto attenzione ai particolari.

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In Tom Clancy’s Ghost Recon Wildlands, ci ritroveremo a guidare un gruppo di Ghosts, soldati élite scelti per smantellare un potente cartello della droga in una Bolivia fittizia del 2019. Questa immaginaria Bolivia è ormai completamente dominata dai narcotrafficanti di Santa Blanca, che hanno come comandante il temibile El Sueño. Il titolo è di tipo open world, novità inedita per la serie, e ci permette di muoverci per tutto il territorio boliviano mentre sabotiamo missione dopo missione il cartello, con lo scopo di arrivare a catturare il boss.
Il nuovo Ghost Recon non ha perso la sua natura tattica nonostante sia ambientato in un mondo aperto, infatti gli approcci alla Rambo finiranno quasi sempre con una morte rapida. Il potenziale tattico rimane discreto anche grazie alla possibilità di sfruttare droni per localizzare i nemici e a una maggior libertà di movimento, ma va ammesso che l’indole da open world rende questo titolo un po’ più arcade rispetto ai precedenti capitoli della serie.

Il mondo di gioco è davvero enorme, con ben 21 regioni da visitare, e fra le missioni principali e le attività secondarie le ore di gioco supereranno facilmente anche la quarantina. La trama del gioco non brilla certo per originalità o trovate particolari, concentrando maggiormente la cura per l’ambientazione boliviana e la creazione di un mondo di gioco che si fa sentire vivo ad ogni villaggio visitato. La caratteristica maggiormente degna di nota del titolo è la possibilità di affrontare tutto il titolo in co-op, avere i propri amici come compagni di squadra durante le missioni per smantellare Santa Blanca eleva il divertimento del titolo di molti gradini, infatti in single player, nonostante sia comunque godibile, potrebbe non appassionare data appunto le missioni non particolarmente brillanti di cui parlavamo. Il titolo è dunque pensato principalmente per essere giocato in co-op, vera anima di Ghost Recon Wildlands; un piccolo difetto della modalità cooperativa è il fatto che non ci sono limitazioni alle missioni affrontabili. In pratica, unendovi alla partita di un altro giocatore, potrebbe capitare di affrontare missioni molto più avanti nella storia rispetto al punto in cui vi trovate, una scelta che ci lascia piuttosto perplessi.

Ghost Recon Wildlands ha anche una parte italiana, infatti Cristina Nava, Associate Producer di Ubisoft Milan ci ha raccontato di come la divisione milanese dell’azienda abbia realizzato la gestione dell’intelligenza artificiale per quanto riguarda il traffico dei veicoli, creando inoltre oltre 60 tipi di vetture che vanno da utilitarie ad elicotteri. La routine dei PNG è stata sempre realizzata sul suolo italiano, avendo grande cura di caratterizzare ogni aspetto della vita della popolazione boliviana; infine, è sempre italiana anche l’interfaccia utente e il suo alto grado di personalizzazione del nostro alter ego.
Parlando dell’aspetto grafico del titolo possiamo notare una elevata cura nella creazione dei paesaggi del territorio boliviano, dove possiamo trovare: giungle, paludi, vette innevate e spiagge, mentre questa cura è leggermente minore per quanto riguarda i modelli dei personaggi, specie quella dei personaggi non giocanti casuali.

Tom Clancy’s Ghost Recon Wildlands è il primo titolo della serie che si avventura per la prima volta nelle meccaniche da open world, riuscendo a uscirne bene e proponendo anche tematiche importanti ed attuali come la questione del narcotraffico. Certo non bisogna aspettarsi un trattamento da inchiesta, ma non è certo quello l’obbiettivo di questo gioco, che, soprattutto con un gruppo di amici, riesce a divertire i giocatori.

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Silvio Mazzitelli

Di stirpe vichinga, sono conosciuto soprattutto con il soprannome “Shiruz”, tanto che quasi dimentico il mio vero nome. Videogiocatore incallito sin dall’alba dei tempi, adoro il mondo videoludico perché dopo tanto tempo riesce sempre a sorprendermi come la prima volta. Scrivo ormai da diversi anni di questa mia passione per poterla condividere con tutti. Sono uno dei fondatori di Orgoglio Nerd e sono anche appassionato di tutto ciò che riguarda la cultura giapponese e la mitologia (in particolare quella nordica).

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