Se c'è una cosa evidente, a mano a mano che la gente si rende conto delle potenzialità della rete, è che ognuno può davvero arrivare a vedere pubblicato, in un modo o nell'altro, un proprio lavoro.
La parola “pubblicazione” ha mille pericoli, di cui ho già parlato a profusione QUI e QUI. Quello di cui non ho parlato è come, accanto ai pericoli, vi siano anche altrettante opportunità che spesso se sapute sfruttare a dovere possono portare lontano. Chiunque si sia affacciato sul mondo editoriale almeno una volta è entrato in contatto con il Selfpublishing: la possibilità offerta da diversi siti internet di poter creare ebook (più spesso) e libri cartacei (più raramente) senza dover passare attraverso le dure selezioni di una Casa Editrice, e poter arrivare subito sul mercato e quindi ai potenziali lettori. Questa scelta comporta moltissimi rischi, in quanto se non si hanno le conoscenze corrette, si rischia di finire nelle mani di un nugolo di predatori e mangiacarogne pronti a fare pelo e contropelo a un ingenuo sognatore che avrebbe solo voluto raccontare una storia.
L'accidentato panorama dell'autopubblicazione però, negli ultimi tempi (almeno per l'Italia) si è arricchito di un mezzo con un potenziale così evidente da non poter essere ignorato: il crowdfunding.
Una rapida ricerca su Google porta alla luce una serie di realtà dedite alla raccolta di fondi allo scopo di pubblicare un libro, sia italiane che straniere.
Per chi non lo sapesse il crowdfunding consiste nel rendere il pubblico stesso il produttore di un'opera: tramite una campagna di raccolta fondi, gli utenti della rete possono decidere di dare il proprio contributo al fine di realizzare un'opera che reputino interessante e meritevole. Ma non si tratta di un semplice “dona per realizzare il mio sogno!” ma in realtà si tratta di un acquisto anticipato: chi decide di entrare a fare parte della schiera di sovvenzionatori riceverà in cambio una copia dell'opera, o altro in valore crescente a seconda delle dimensioni del contributo.
Moltissimi videogame e film sono stati prodotti in questo modo, anche nel nostro paese.
L'opportunità è presto detta: con i fondi racimolati in questo modo si può avere accesso a servizi editoriali come editing di professionisti, illustratori per copertine e fumetti, e così via, gestendo in maniera del tutto indipendente la direzione da far prendere al proprio lavoro e al contempo poter dare un taglio professionale alla propria produzione.
Ma è davvero possibile riuscire a creare un libro in questo modo? Un libro che sia meritevole di essere esposto sugli scaffali e, molto più importante, che sia degno di essere letto dal pubblico?
La risposta più immediata potrebbe essere “se l'autore è bravo, allora anche il libro lo sarà e incontrerà il consenso del pubblico” ma purtroppo non è così semplice: la natura stessa del crowdfunding si basa sull'accesso a un pubblico numeroso e fedele, disposto a pagare in anticipo per qualcosa che deve ancora nascere. L'utilizzo dei social network, dei forum dedicati alla scrittura e dei banner online possono aiutare la visibilità dell'opera in cantiere, ma poi i lettori saranno davvero disposti a mettere mano alla carta di credito? Se l'opera in questione è di un autore esordiente, probabilmente no. È triste e cinico da dire, ma i lettori sono tra le creature più diffidenti e abitudinarie della natura e si sentono a proprio agio solo fra le pagine di autori ben conosciuti e famosi. C'è quindi il pericolo che si ripeta la stessa cosa che accade in continuazione all'interno delle librerie: nomi dal suono sconosciuto non trasmettono al pubblico (e qui anche produttore) la sensazione di fiducia che un nome ben rodato potrebbe emanare. Quindi la situazione, per un autore esordiente si fa piuttosto dura…
Ma non impossibile, certo: in fondo se la campagna di raccolta fondi dovesse risolversi in un fiasco, i contributi tornerebbero al mittente senza danno alcuno.
Ma di che cifre stiamo parlando? Quali sono i Goal a cui un autore dovrebbe aspirare, per fare un'opera professionale?
Se si è arrivati a pensare al crowdfunding significa che si è già scartata l'idea di una basilare autopubblicazione di un ebook e si sta mirando a qualcosa di più complesso, articolato e quindi dispendioso: gli editor professionisti non cadono dagli alberi e anche quelli che accettino contratti freelance spesso richiedono onorari oltre il migliaio di euro, che variano a seconda della lunghezza dell'opera da editare. Poi ci sono gli impaginatori, correttori di bozze e grafici per le copertine… e i distributori, non dimentichiamo la distribuzione delle copie cartacee, nel caso volessimo arrivare davvero in libreria.
È ovvio che, a meno di non voler lasciare queste delicate incombenze a cugini e amici, i fondi necessari superano di gran lunga le poche migliaia di euro che vengono impostate come obiettivo nella maggior parte delle campagne.
Può davvero un autore poco famoso o sconosciuto arrivare a cifre del genere, anche proponendo un testo davvero, davvero valido?
La risposta, purtroppo, è no. I meccanismi di queste piattaforme sono ancora estranei alla maggior parte dei lettori, e la fama è il primo motore a portare fondi e possibilità nel mondo editoriale.
Non solo: purtroppo ci sono utenti che utilizzano il crowd solo per poter guadagnare qualche soldo, spendendo solo una minima parte di quanto racimolato per prestazioni professionali e intascandosi il resto dei fondi stanziati per il progetto.
Diverso è il discorso per coloro che possiedono già un seguito nutrito, come blogger e youtuber famosi, persone che sono in grado di muovere miglia di fans fedeli e che quindi sarebbero davvero capaci di raggiungere la cifra atta al raggiungimento degli obiettivi, anche con una certa facilità.
Per ora, l'unica cosa che possiamo fare è attendere e tenere d'occhio le piattaforme di crowdfunding, sperando che queste possano prendere piede sul territorio informatico del nostro paese. Chissà che in un prossimo futuro non possano diventare la nuova, vera, frontiera dell'editoria, magari affiancandosi ad agenzie di servizi editoriali che consentano di investire i fondi così pervenuti in prodotti che parlino di qualità e indipendenza.
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