Intrattenimento

Sangue e Onore: Spartacus – La fine

Il primo episodio della nostra trilogia "Sangue e Onore" comincia dalla conclusione.
Un altro viaggio è giunto al suo termine, con la malinconia che la parola “fine” porta sempre con sé.
Il primo episodio di Spartacus  è andato in onda in America nel gennaio del 2010, atteso con trepidazione e salutato con tanta aspettativa per il seguito. 
Le animazioni discutibili e i fiumi di sangue diluito hanno scoraggiato alcuni degli spettatori, ma quella sensazione che presto si avrebbe assistito a grandi scontri è serpeggiata nella maggior parte di coloro che poi sarebbero diventati veri e propri appassionati della serie.
Cruda quasi fino all'esagerazione, pulsa, proprio come la carne e il sangue, come la vita. Niente è lasciato alla fantasia, né la morte né il sesso, il tutto tinteggiato con le sfumature della terra, della sabbia che i gladiatori calpestano e che tingono di scarlatto.
Abbiamo cominciato a seguire le gesta di questi schiavi guerrieri senza pensare a come poi sarebbe andata a finire, magari pensando che gli autori si sarebbero presi delle licenze risparmiando i personaggi cui non abbiamo potuto fare a meno di affezionarci. 
E quando, dopo la prima stagione, Andy Whitfield purtroppo non è più potuto tornare sul set, abbiamo guardato con diffidenza a Liam McIntyre, nuovo volto dell'eroe della serie. Ma più i minuti scorrevano, più ci si rendeva conto di quanto l'attore australiano credesse nella parte, mettendoci tutto se stesso e allora abbiamo cominciato a crederci anche noi, dandogli una possibilità. 
Non ci ha deluso.
Tutto il cast, comunque, è decisamente azzeccato, come Lucy Lawless, che ci stupisce positivamente discostandosi dal personaggio di Xena, e spicca John  Hannah con la sua interpretazione del romano in cerca di potere. 
I nostri protagonisti sono gladiatori costretti a combattere l'uno contro l'altro per il divertimento dei romani, sono schiavi privati di tutto. Stuprati, umiliati, uccisi, derisi, non si può che patteggiare per loro,  desiderare che infine reclamino la loro vendetta.
Quando finalmente levano la spada contro gli schiavisti ci si deve trattenere per non cominciare ad urlare contro il video, gonfi di adrenalina.
La terza e ultima serie (quarta se contiamo il prequel) era partita un po' fiacca, ma si è poi  ripresa degnamente intorno alla quinta/sesta puntata. Dopo aver combattuto nelle arene, aver ucciso Battiato e sconfitto tutti gli eserciti che Roma ha loro mandato contro, ora i ribelli devono fronteggiare l'ennesima battaglia, l'ultima.
Dovremmo apprezzare Cesare e Crasso, per la forza e l'arguzia, perché non sottovalutano mai l'avversario, ma per il fatto che siano romani impegnati a cercare di riportare i ribelli in catene li guardiamo con sospetto e astio. 
Victory”è il titolo dell'ultima puntata. 
Sappiamo tutti come la rivolta di Spartaco andò a finire, sappiamo che i romani prevalsero e che i ribelli vennero crocifissi, ma in questo finale per noi sono gli schiavi a vincere. 
Perché seppur la morte li ha raggiunti, è da uomini liberi scendono nell'Ade, proprio come dice  “il portatore di pioggia” poco prima di spirare.
In ogni caso è faticoso guardare gli ultimi trenta minuti della decima puntata de La guerra dei dannati; sentiamo ogni colpo inferto e soffriamo per ogni perdita, e il rumore dei chiodi che attraversano la carne per fissarsi al legno delle croci è assordante.
Seppur senza imbracciare le armi abbiamo combattuto con loro dal primo momento e ora che tutto è finito ci sentiamo stanchi e svuotati, ma siamo quasi pronti a ricominciare tutto da capo, riprendendo in mano la prima serie: Sangue e sabbia
Molto apprezzato l'ultimo istante della sigla di chiusura, in cui Whitfield e McIntyre condividono per un istante lo schermo.
Per Spartacus, Crixus, Gannicus, Oenomaus, Naevia e Saxa e per tutti gli schiavi che hanno realmente combattuto per riavere la loro libertà…
Gratitude.

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