Ha ormai 9.000 sostenitori la petizione su Change.org che vorrebbe Claudio Amendola, il famoso attore romano de I Cesaroni, come sostituto di Kevin Spacey nella serie TV cult House of Cards. Un progetto più a fini di meme che altro, che quasi certamente non giungerà nemmeno alle orecchie dei piani alti di Netflix. Tuttavia, quando si è trattato di cose importanti, la voce del web è giunta eccome a mamma Netflix, che ha deciso di troncare i suoi rapporti lavorativi con Spacey. Ultimamente si parla molto di molestie nel mondo del cinema, e il caso Spacey è solo l’ultimo e più eclatante. Ma cosa c’entra il web in tutto questo? Ed è giusto che dica la sua?
Partiamo dal principio, e spostiamo l’attenzione su un altro colosso di internet, Buzzfeed. È sulle sue pagine che per la prima volta Kevin Spacey è stato accusato di molestie sessuali, in particolare dall’attore di "Star Trek: Discovery" Anthony Rapp. Il racconto di Rapp era riferito ad un episodio avvenuto trent’anni fa, nell’appartamento di Spacey, quando quest’ultimo aveva 26 anni e Rapp soltanto 14. La storia la trovate ovunque, nei minimi dettagli, riassumiamo dicendo che l’uomo avrebbe fatto delle avance sessuali al ragazzino, il quale sarebbe riuscito però a fuggire prima che si concretizzassero in qualcosa di peggiore. Anche la risposta dell’accusato potete trovarla ovunque: dice di non ricordare l’episodio, si scusa nel caso sia avvenuto, e poi fa coming out.
Da allora, sono oltre 10 gli uomini che hanno raccontato di molestie ricevute direttamente da Spacey, e decine di altre persone hanno confermato una tendenza a toccare gli altri in maniera non richiesta e non desiderata, e un generale atteggiamento di mancanza di rispetto del corpo altrui da parte dell’attore, che si trova al momento in una clinica di riabilitazione per problemi di natura sessuale. Nel frattempo Netflix ha deciso di interrompere ogni rapporto con lui, e il regista Ridley Scott lo ha eliminato dal suo prossimo film All The Money In The World, il quale era già stato completamente girato, a costo di ripetere ogni scena con l’attore sostitutivo, Christopher Plummer.
Insomma, il futuro lavorativo non si prospetta troppo roseo per la star del cinema, ma è giusto così?
Nell’ultimo periodo si è sentito spesso parlare di molestie su internet, da Asia Argento a Ellen Page, a Anthony Rapp, sono stati in tanti ad affidare il racconto di un momento per loro traumatico alle pagine di qualche testata, o ai propri profili social. Non è un caso, né una moda, molti hanno parlato, nelle loro dichiarazioni, di come hanno trovato loro stessi il coraggio di farlo grazie alle denunce altrui. Secondo alcuni queste storie hanno portato a smascherare chi di queste molestie aveva fatto un’abitudine, come Harvey Weinstein o Kevin Spacey. Per altri il dubbio rimane. Come facciamo a distinguere le storie vere da quelle false? Ce ne sono di false? È nostro il compito di distinguerle?
Verrebbe spontaneo dire che queste cose debbano sbrigarsi in tribunale, che il grande pubblico non deve essere giudice, che gli interessati debbano denunciare e la giustizia farà poi il suo corso. È quello che un concetto ideale di giustizia ci porterebbe a pensare, no? Tuttavia le inchieste non sono nate oggi, e nemmeno assieme al web, da sempre la stampa ha il compito e il dovere di dare voce a chi non ce l’ha, e di portare a galla le storie di chi è in una posizione di potere svantaggiosa, e non avrebbe i mezzi per diffonderle autonomamente. Quando si usa il proprio potere su una persona per convincerla ad accettare le proprie proposte sessuali, si tratta di molestie, sia che tale potere sia fisico che lavorativo o personale. E non siamo qui a fare la classifica delle molestie “peggiori”, vanno tutte combattute.
Supponiamo di avere fra le mani un molestatore seriale: se le sue vittime fossero rimaste nel silenzio, egli sarebbe ancora al suo posto di lavoro, ad esercitare il suo potere per fini sbagliati, perché per molte delle sue vittime denunciare in tribunale al momento dei fatti sarebbe stato pericoloso, avrebbe potuto minare carriera o vita personale. E allora forse questo famigerato giudizio del pubblico, seppur di fumosa “giustizia”, ha avuto un esito, in fondo, positivo. E se invece non si trattasse di un molestatore?
Per alcuni il dubbio rimane, che le auto proclamate vittime possano essersi inventate tutto, per attirare l’attenzione, e che ci sia il pericolo di condannare mediaticamente persone innocenti, rovinando la loro carriera e/o reputazione. Nonostante purtroppo l’attenzione fin’ora attirata da chi ha raccontato la propria esperienza sia stata tutt’altro che attenzione positiva (vedi gli insulti ad Asia Argento), e nonostante viviamo in un mondo in cui di solito di ascolto alle testimonianze di violenza si tende a darne troppo poco, piuttosto che troppo, la preoccupazione è legittima, ed è un dilemma vecchio come il mondo sul “farsi giustizia da soli”.
Quanto il web è stato giudice in queste vicende, e quanto una semplice piattaforma? Quanto è giusto che di queste cose si parli pubblicamente, e si sfrutti ogni mezzo? L'effetto mediatico ottenuto dalle accuse ha fatto la giustizia necessaria? O bisognerebbe invece attenersi alla giustizia legale, e chi decide di non farlo se ne assume le responsabilità?
Noi non siamo la fonte della verità, e la giustizia è un concetto personale e complicato, ma abbiamo provato a riflettere assieme a voi, e speriamo di trovare qualche spunto interessante nei commenti.
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Favino ha capito tutto, è un attore davvero bravo. questo film mi intriga parecchio! punto primo perchè Niki Lauda è un campione (uso il presente non per ignoranza, lo è tutt’ora) e la sua vita è davvero una sceneggiatura degna di un film come questo! punto secodno faccio i miei complimenti a Ron Howard che dopo “A beautiful Mind” e “Cindarella man” mi ha segnato davvero come regista! comq mi aspetto molto sia da lui che dagli attori! dal trailer la fotografia del film è davvero particolare e mi piace assai 🙂