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Only Murders in the Building, con Meryl Streep son tutti buoni (anzi ottimi) | Recensione

Cosa succede se a una serie ben scritta e recitata aggiungete Meryl Streep

Prendete una trama gialla ben delineata, con personaggi dalla voce unica e sempre chiara. Aggiungete dialoghi scritti in maniera intelligente ma senza dimenticare di emozionare. Condite con una comicità deliziosamente saporita. Avrete realizzato un’ottima serie TV. Aggiungeteci Martin Short e Selena Gomez, per colpire tutti, dai Boomer ai Millennial. Con Steve Martin, genio assoluto dell’umorismo in ogni sua forma, come jolly capace di fare tutto – dalla sceneggiatura alla comicità da mimo. Only Murders in the Building 3 aveva già tutto quello che serviva per ricevere solo le nostri lodi durante questa recensione. Ma ha voluto aggiungere Paul Rudd e Meryl Streep a un cast già affiatato in un mondo tragicomico perfettamente delineato.

Il rischio era di strafare. Mettere troppo zucchero nella torta. Invece sia Rudd che Streep sono utilizzati perfettamente – e non abbiamo bisogno di dirvi che loro, perfettamente, recitano. Staremo attenti a non fare spoiler nelle righe che seguono, ma se non volete leggere oltre sappiate solo questo: questa terza stagione di Only Murders in the Building merita l’attesa fino all’8 agosto. In streaming possono esserci serie più impegnate, rivoluzionarie, intense. Ma nessuna più deliziosa.

La nostra recensione di Only Murders in the Building 3

Lo ammettiamo: come chiunque abbia mai provato a scrivere una recensione di una qualsiasi opera, un po’ ci piace fare gli snob. Tirare fuori un Italo Calvino analizzando lo stile narrativo, sminuire un film dicendo “insomma, non è Quarto Potere” ─ o meglio ancora Citizen Kane, per sottolineare che l’abbiamo visto in lingua originale. Ma per quanto ci piacerebbe (?) fingere di avere sempre il naso in un libro di Proust con un film in polacco di otto ore in sottofondo, non c’è niente che ci soddisfi più di una bella storia gialla ─ o “murder mistery”, per tirarcela almeno un po’.

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Specie quando il giallo ha sfumature comiche o almeno ironiche, sia in classici come i romanzi di Agatha Christie che in film recenti come Knives Out e Glass Onion. Eravamo quindi in visibilio quando abbiamo scoperto che Steve Martin, Martin Short e Selena Gomez avrebbero realizzato una “commedia gialla”. E non abbiamo parlato d’altro dopo aver visto la prima stagione, che ci ha incantato.

Una ricetta vincente

Only Murders in the Building 3 sembra ripartire da quella prima stagione, con una struttura più classica del turbine di misteri e meta-commenti della seconda (che pur ci è piaciuta). Un omicidio nella prima puntata, per poi passare le altre (noi abbiamo visto in anteprima le prime otto) fra flashback per conoscere meglio l’assassinato e i possibili killer. E indagini che sembrano depistarci, ma che continuano a darci indizi per il gran finale ─ o almeno, quello che si prospetta come un gran finale.

Gli sceneggiatori però anche in questa stagione non si accontentano mai di un puro realismo, inserendo qualche elemento onirico. In questa stagione, c’è il concetto di “white room”. Non vi spieghiamo cosa sia per paura di spoiler, ma ci limitiamo a dire che Steve Martin mostra ancora una volta il suo talento strepitoso per la comicità fisica.

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La serie dimostra la sua grande consapevolezza scegliendo anche in questa stagione di rendere uno dei tre attori principali “un po’ più protagonista degli altri”. Martin Short infatti prende il centro della scena rispetto al passato, facendo un cambio di testimone con Steve Martin, che sembra più che felice di avere più spesso un ruolo più puramente comico nella vicenda. Anche Selena Gomez ha un po’ di spazio di manovra in più per farci ridere, non solo rispondendo alle gag degli altri due ma sfruttando la caratterizzazione di Mabel come “Millennial vecchia dentro”.

Squadra che vince, si migliora

Only Murders in the Building 3 si fonda sullo stesso nucleo vincente delle passate stagioni, che anche negli episodi visti per questa recensione ci hanno convinto un’altra volta. La chimica nel trio Martin-Gomez-Short resta alle stelle. Ma la serie ha sempre saputo sfruttare appieno anche gli altri personaggi che abitano o frequentano l’Arconia. Tina Fey e Jane Lynch sono il perfetto esempio: i loro personaggi incarnano la loro esplosiva comicità, sfruttandola per migliorare la storia poliziesca alla base della serie.

In Only Murders in the Building 3, questa stessa ricetta risulta perfetta per Paul Rudd. Fa ridere ogni volta in cui è in scena ─ tranne quando deve commuovere. Ma Meryl Streep è un’altra cosa. Non vogliamo solo dire che lei recita divinamente (e sì, lo fa). Intendiamo che gli autori hanno saputo sfruttare appieno non solo il talento di Streep ─ ma anche il fatto che tutti noi lo conosciamo bene.

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Giocano sul fatto che nella vita reale sia una delle attrici di maggior successo della storia del cinema (3 Oscar e 21 nomination) e lo fanno in maniera al tempo stesso comica e tragica. Non vogliamo farvi alcuno spoiler, ma ci limitiamo a dire che nessun altro avrebbe potuto interpretare questo ruolo. E non solo perché lei è bravissima, ma perché nessun altro è Meryl Streep (vi assicuriamo che questa frase avrà senso guardando la prima puntata).

E sebbene Rudd e Streep siano le aggiunte più importante al cast, ci sono un paio di ruoli e camei coperti da attori davvero importanti – evitiamo di parlarvene per evitare spoiler sulla trama. Ma mettiamola così: c’è almeno una puntata in cui Steve Martin e Martin Short non sono le più grandi leggende della comicità in streaming.

Recensione: Only Murders in the Building 3 è davvero realizzata bene

Anche se pensiamo farebbe bene alle nostre ambizioni da snob dire “Meryl Streep è sopravvalutata”, la verità è che è perfetta per questo ruolo. Forse potrebbe reggere la serie da sola ─ ma non ha assolutamente nessun bisogno di farlo. Il cast è eccellente in ogni sua parte. Martin Short bilancia il dramma con la comicità meglio di quanto aveva fatto nelle altre stagioni, Steve Martin fa sempre più ridere e Selena Gomez non solo tiene loro testa, ma si porta la trama sulle spalle in più di una puntata.

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La sceneggiatura resta brillante senza mai strafare, originale quanto basta. Intelligente senza cercare di fare gli snob, a differenza nostra (che di Steve Martin abbiamo anche comprato un libro ─ di vignette, ma conta lo stesso). La regia si diverte in alcuni scatti onirici, gioca con le luci e con le scenografie. Ma resta resta semplice e onesta: ogni puntata fa ridere e intriga, ma all’inizio e alla fine abbiamo focalizza l’attenzione su quello che dobbiamo ricordare per cercare di risolvere il caso. Quando la creatività è tanta e i talenti cristallini, ci si può permettere di usare entrambi con la giusta moderazione. In modo da creare una ricetta originale, ma che lascia un ottimo sapore in bocca.

Only Murders in the Building è leggera nel senso migliore del termine: fa ridere, intrattiene e lo fa con uno stile sobrio ma mai scontato. Un dolce delizioso, un gelato da godersi a partire dall’8 agosto, con l’arrivo delle prime due puntate.

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, Nerd da prima che andasse di moda.

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