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Madame Web: metterci il minimo sforzo | Recensione

Il nuovo film dell'universo cinematografico Sony di Spider-Man è ancora una volta un'occasione mancata

Madame Web non arriva in sala con i migliori auspici. Si tratta del quarto capitolo di un universo narrativo che non è mai stato amato dalla critica e, se togliamo l’exploit iniziale di Venom, non ha mai fatto numeri incredibili al botteghino. Soprattutto, arriva dopo Morbius, un flop per certi versi entrato nella storia. E adesso dovremmo tirare fuori il grande colpo di scena, svelare che tutti i pregiudizi erano infondati ed è una sorpresa bellissima. Ma non è così. Questa recensione di Madame Web, proprio come il film, non ha veri colpi di scena e confermerà la maggior parte delle vostre aspettative.

Madame Web, la recensione: iniziamo dalla trama

Siamo nella Foresta Amazzonica. Una donna incinta si sta avventurando alla ricerca di un rarissimo ragno che potrebbe far fare un balzo in avanti straordinario alla medicina umana. Ma qualcosa va storto, le abilità dell’animale fanno troppa gola e la spedizione finisce in tragedia. Solo l’intervento di una tribù leggendaria può salvare la vita della bambina che la donna porta in grembo.

Andiamo avanti di qualche anno. Quella bimba è cresciuta, adottata da una nuova famiglia, e ora lavora come paramedica a New York e si chiama Cassandra Webb. Ha una vita relativamente tranquilla, per quanto possa permetterglielo il suo lavoro. Un giorno però ha un incidente in cui rischia davvero la vita. Ne riemerge con una nuova abilità: ora può vedere il futuro. E si troverà a usare questi poteri per salvare la vita a tre ragazze, entrate nel mirino di un uomo misterioso che sta cercando di eliminarle.

Dunque, entriamo nel vivo di questa recensione, parlando degli aspetti positivi di Madame Web. Il primo è la scena dell’incidente di Cassie. È una sequenza visivamente interessante che rende molto bene la confusione che sta vivendo la protagonista, dandoci anche qualche assaggio dei suoi futuri poteri. Non è nulla di rivoluzionario, ma è abbastanza da entrare nella colonna dei pro.

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Il secondo aspetto positivo è la gestione dei poteri di Madame Web stessa. Le visioni non si presentano con una transizione classica alla That’s so Raven (avete presente, no? Zoommata sull’occhio e bordini sfumati per dare quel gusto onirico), ma si integrano al meglio con il nostro punto di vista. Un buon modo di farci sentire più vicini a Cassie, lasciando entrambi disorientati. E ora passiamo al resto.

Un film che è semplicemente svogliato

madame web recensione dakota johnson sydney sweeney
Columbia Pictures

Scrivere un cinecomic non è concettualmente complesso. Si tratta di un genere che si adatta benissimo a una formula specifica. Prendi un personaggio, inserisci un trauma (possibilmente legato all’evento che gli fornisce i suoi poteri), gli metti contro un villain che è una sua versione speculare, ma più cattiva – di solito ce n’è uno già pronto nei fumetti – li fai scontrare due-tre volte con intensità crescente. L’eroe o l’eroina vincono l’ultima battaglia e via verso nuove avventure. Certo, non uscirà il film del secolo, ma in qualche modo la porti a casa.

E questa è una lezione che il Sony’s Spider-Man Universe ormai conosce molto bene. I tre film da cui è composto finora hanno seguito tutti questa linea, in maniera più o meno fedele. Ora però sarebbe anche ora di smetterla.

Anche perché Madame Web non è svogliato solamente perché fedele alla formula base, ma perché nell’applicare questa struttura sceglie sempre la strada più semplice. A volte senza neanche interrogarsi troppo su quanto sia efficace o credibile.

Un esempio lo vediamo nei primissimi minuti del film, quando ci viene presentata Cassandra, calcando pesantemente la mano su quanto sia fredda e poco sensibile nei confronti degli altri. Per portare avanti questo punto, vediamo la protagonista rifiutare un disegno che un bambino le sta regalando. Servirà l’intervento del suo collega per spiegarle che è il caso di accettarlo.

Ah, il disegno in questione è – non ce ne voglia il pargolo – il più banale dei ritratti di famiglia. Tanto banale che cercando su Google Immagini “disegno fatto da un bambino” è letteralmente il primo risultato.

Ma a questo punto, perché dovremmo credere in questo film?

madame web recensione dakota johnson
Columbia Pictures

Nonostante le premesse non ottimali, noi la buona volontà ce l’abbiamo sempre messa, per ognuno dei film di questo franchise. Che a voler essere precisi, non è proprio chiarissimo se Madame Web sia nello stesso universo narrativo di Venom e Morbius, ma prendiamolo per buono. Abbiamo sempre sperato di vedere il meglio in ciascuna di queste pellicole.

Però davanti a un film che davvero sembra costruito con il minimo dell’impegno possibile, portando avanti la trama a colpi di prime idee che vengono in mente, viene da chiedersi perché dovremmo continuare a crederci se neanche chi lo ha realizzato lo fa?

La buona educazione anti-spoiler ci impone di non entrare troppo nel dettaglio. Tuttavia ancora adesso, a pensarci, vengono alla mente scelte scontate, incoerenti, mal sviluppate. Sembra quasi che la sceneggiatura non sia mai stata riletta da nessuno o che si sia scelto l’approccio “ma sì dai, va bene così, non fare il pignolo“. Che una volta va bene, una seconda forse la facciamo passare davvero come eccesso di pignoleria, ma dalla quinta in poi anche i più permissivi cedono.

Madame Web prova ancora una volta il trucco

madame web recensione dakota johnson
Columbia Pictures

Una delle bizzarrie di questo universo narrativo di Spider-Man è che… non c’è Spider-Man. Fin dall’inizio tutto è costruito intorno al supereroe, stando attentissimi a non negare del tutto la sua presenza, ma senza mai farlo comparire (con la particolare eccezione della post-crediti del secondo film di Venom).

Morbius poi ha toccato vette estreme in questo senso. Chi ha seguito il lancio del film ricorderà quel primo teaser trailer che mostrava ben due collegamenti espliciti all’Uomo Ragno. Vediamo infatti Spidey su un murales sullo sfondo, mentre in un altro momento compare l’Avvoltoio di Michael Keaton, visto nelle avventure dell’eroe nel Marvel Cinematic Universe. Il primo easter egg è scomparso dalla versione finale, il secondo è diventato una delle post-credit più confuse viste finora.

Madame Web ci riprova con questa esca, rendendola anche particolarmente ricca. Già prima di entrare in sala sappiamo che ci saranno ben tre Donne Ragno nel film e nei primi minuti scopriamo altri collegamenti al mondo di Spidey. Peccato finisca tutto lì.

Non avevamo aspettative irrealistiche, sia chiaro, né le abbiamo sviluppate lungo la visione. Ma il film sembra fare di tutto pur di non darci neanche la minima soddisfazione in questo senso. Nemmeno quelle che si è servito su un piatto d’argento.

Madame Web, la recensione: forse è ora di fermarsi

madame web recensione dakota johnson
Columbia Pictures

Quello che aspetta il pubblico in sala da oggi è un film piatto, che riesce a guadagnarsi il suo finale solo a patto di non starci troppo a pensare su. Ed è un peccato perché qualche spunto che poteva essere interessante c’era anche, dall’integrazione delle visioni nelle scene action all’evidente entusiasmo di Sydney Sweeney. E sì, nella nostra personale classifica sta ancora sopra Morbius, nonostante tutto. Ma tutto questo non basta a salvarlo, né a invertire la rotta per questo universo narrativo.

Negli ultimi mesi abbiamo chiuso la porta su un franchise che ci ha provato più e più volte a sfondare, senza mai davvero riuscirci. E davanti al quarto fallimento consecutivo con la critica (mentre scriviamo Madame Web segna un 18% di recensioni positive su Rotten Tomatoes), in attesa del responso del pubblico, probabilmente anche il cosiddetto SSU dovrebbe fare una seria pensata.

Se non fosse che nel calendario di quest’anno ci sono già Kraven – Il cacciatore e Venom 3. Ed è difficile avere aspettative alte ora.

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Autore

  • Mattia Chiappani

    Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.

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