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Libertà di Espressione: Guzzanti denunciato

Sapete cos'è l'effetto Streisand? E' il principio secondo cui lamentarsi dell'esistenza di qualunque genere di informazione, chiedendone a gran voce la censura o la rimozione, non ha altro effetto se non aumentare esponenzialmente la pubblicità e la diffusione dell'informazione stessa, cioè un effetto diametralmente agli antipodi rispetto a quello voluto. E' un esempio di come l'incredibile inadeguatezza e impreparazione circa il funzionamento della diffusione delle informazioni nel mondo di internet (unite, se ce lo consentite, a un buon grado di ingenuità) porta figure pubbliche anche rispettabili ad uscite copromorfe esilaranti.
Il fenomeno prende il nome da Barbra Streisand che, indispettita dal fatto che la sua villa a Malibu fosse finita in una fotografia di un documentarista, ha chiesto la rimozione della foto dal sito in cui era stata pubblicata e un risarcimento di decine di milioni di dollari, sulla base della presunta violazione della sua privacy (lo sottolineiamo, nella fotografia c'era solo la sua villa, non lei in bikini o altro!). Come siamo certi che non avrete difficoltà a credere, non solo il risarcimento non fu ottenuto, ma la vicenda attrasse l'attenzione e la curiosità di mezzo mondo, con il risultato che la fotografia fu vista da un numero di persone esponenzialmente più grande di quello prevedibile se la Streisand se ne fosse semplicemente stata zitta.
Ora, mutatis mutandis, la stessa cosa pare che stia accadendo con la ridicola polemica montata a seguito della messa in onda dello spettacolo Recital di Corrado Guzzanti di venerdì scorso, su La7. L'associazione AIART, una onlus che rappresenta e difende gli interessi dei “telespettatori cattolici”, ricevendo via telefono e via mail tutto il disappunto che le devastanti frecciate anticlericali dello spettacolo di Guzzanti hanno suscitato fra i cattolici sintonizzati su La7, ha pensato bene di denunciare il comico nientemeno che alla Procura di Roma, affinché vengano emesse delle sanzioni verso La7, colpevole di aver trasmesso una trasmissione che i telespettatori cattolici hanno trovato offensiva.
Ora, entriamo nel merito della rivendicazione solo brevemente, giusto per sottolineare quanto ridicola ed assurda la pretesa della AIART sia, tanto e forse più dei cinquanta milioni chiesti dalla Streisand per la foto della sua villa.
Prima di tutto, non è chiaro quale sia l'accusa: il diritto a non essere offesi in Italia non esiste. Esiste, invece, il diritto ad offendere, e si chiama libertà di espressione. Può non piacere, ma ehi, non c'è alcun modo di decidere in anticipo se qualcosa è offensivo o meno. Le persone hanno sensibilità (e intelligenza?) diverse, e quindi vengono offese da parole diverse. Si pretenderebbe qui che “irridere alla Trinità, alla Chiesa, al Pontefice” sia punibile con sanzioni, un'idea tanto bislacca quanto inveterata nel modo di pensare di troppe persone troppo abituate a trovarsi in maggioranza.
Curiosa, anche, la richiesta finale dell'AIART, che chiede a La7 di… sospendere il programma. Ragazzi, tranquilli! E' già finito tutto, potete riaprire gli occhi e scoprirvi le orecchie!
Ci verrebbe poi da sollevare qualche perplessità sulla capacità di giudizio e sul gusto artistico di Luca Borgomeo, il presidente dell'AIART che ha concepito la denuncia. Capiamo che “non è satira, è volgarità” è un vecchio adagio che viene immediatamente tirato fuori quando si vuole tappare la bocca a chi ci infastidisce, ma caro Luca, stiamo parlando di Corrado Guzzanti, mica dei Soliti Idioti. Se dici che “Guzzanti crede di fare satira” e che le sue sono “battutacce da caserma 'liquida'”, finisce che nessuno ti prende sul serio. Il termine internettiano per descrivere la tua reazione è “butthurt”.
E per finire, la critica più ovvia che ci viene in mente, e che basterebbe da sola a rendere chiaro a tutti quanto spettacolarmente farlocca sia l'intera faccenda… è che Recital è uno spettacolo del 2009! E' solo andato in onda venerdì, ma il contenuto era ben noto a tutti da anni! D'accordo, uno spettacolo teatrale viene visto da un trentesimo della gente che guarda la tv, e questo probabilmente è sufficiente a renderlo meno blasfemo… peccato che le parti dello spettacolo che parlano di Chiesa sono già andate in onda anni fa, addirittura su Rai 3! S'avanza, dunque, insinuante, il sospetto che l'intera storia della denuncia ben poco abbia a che vedere con la sensibilità religiosa della curiosa categoria antropologica del telespettatore cattolico”, ma derivi soltanto da un desiderio di far polemica gratuita.
Perchè, allora, ne parliamo? Perchè con nostro grande divertimento l'AIART è cascata dritta dritta nella trappola dell'effetto Streisand: parlare della loro ridicola denuncia è un modo per far aumentare di visibilità il meraviglioso spettacolo di Guzzanti (che trovate integrale qui), e quindi eccoci qui a fare la nostra parte!

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Commenti

  1. occhio però perchè anche la libertà di espressione ha dei limiti: non è che si possa dire tutto quello che si vuole senza pagarne le eventuali conseguenze.
    Se io dessi dell’assassino a una persona, dovrei avere in mano elementi che provino la mia affermazione. Altrimenti il “presunto assassino” potrebbe anche incavolarsi e denunciarmi, e io non potrei appellarmi alla “libertà di espressione”
    Tecnicamente poi il Papa è un capo di stato, quindi bisognerebbe andarci un po’ più con i piedi di piombo.
    Dico questo più che altro per dare un senso alla denuncia, anche se secondo me sono solo grosse seghe mentali che si fanno quelli dell’Aiart 😉

  2. “Aggiungi che, chi non risparmia le sue critiche a nessun genere di uomini, dimostra di non avercela con nessun uomo, ma di detestare tutti i vizi. Se, dunque, ci sarà qualcuno che si lamenterà d’essere offeso, sarà segno di cattiva coscienza o per lo meno di paura.” Erasmo

  3. Quello che descrivi, Andrea, rientra nella diffamazione. Ma anche con degli elementi probatori la tua accusa sarebbe considerata tale, perché soltanto una sentenza giudiziaria può stabilire che un uomo è colpevole di un reato.
    Ad ogni modo, io non ho né visto la trasmissione né letto la denuncia intera, ma parlando in generale credo che la libertà di espressione abbia sempre un limite. La massima che “la nostra libertà finisce dove inizia quella degli altri” è sempre valida. Nel caso specifico, però, di una trasmissione televisiva che possa essere offensiva verso una categoria di persone, credo che semplicemente basti cambiare canale. Volendo essere pignoli e volendo ragionare per estremi, ogni categoria potrebbe trovare offensivo un determinato contenuto in tv. Tuttavia, non essendo nessuno di noi obbligato ad ascoltare, la responsabilità ricade totalmente su di noi. Se mi sintonizzo su un programma di satira dovrò aspettarmi che siano presi di mira tutti e sarà solo mia la responsabilità se mi sento offeso. Così come non manderò lettere di protesta al proprietario di youporn se mi sentirò offeso dai contenuti sessuali espliciti.

  4. Esatto Luigi, la tua libertà finisce dove comincia la mia (e viceversa). Fermo restando che questa denuncia fa un po’ ridere.
    Comunque il fatto che io possa cambiar canale non “solleva” da eventuali potenziali denunce (ovvio che dev’esserci un minimo di “ciccia” a supporto!)

  5. Ragazzi, ragazzi, ragazzi. Per favore non cadiamo nel solito trappolone. Diffamare non è la stessa cosa che esprimere una opinione. Diffamare ha un significato preciso: vuol dire spacciare per vere delle cose che vere non sono, creando scientemente danno a qualcuno, e NON E’ quello di cui stiamo parlando qui.
    Inoltre la storia della libertà che finisce quando inizia quella di un altro è sempre molto affascinante, ma parlarne a proposito della faccenda di Guzzanti significa creare l’equivalenza che venire offesi da qualcosa porta a una limitazione della propria libertà, che è molto francamente una sciocchezza. Io posso dire che tu sei brutto, e non c’è niente che tu possa fare per impedirmelo. Se no, se tu me lo impedissi, allora QUELLA sarebbe una limitazione alla mia, di libertà.
    Cerchiamo di capirla, questa differenza, perchè certa gente ci sguazza.

  6. per diffamare devi esprimere una opinione. Ribadisco che secondo me qui non ci sono gli estremi per la diffamazione, ma volevo far passare il concetto che semplicemente “dar contro” a quello che dice un altro non significa limitarne la liberta di espressione: è anch’essa una forma di espressione 😉
    Lo ripeto: qui secondo me non c’è spazio per la “diffamazione” (o quello che è), ma così come la legge protegge la libertà di espressione consente anche di opporsi a certe affermazioni.

  7. Non c’è diffamazione, appunto. E’ semplice satira. Nulla impedisce al mondo cattolico di rispondere, se proprio non hanno di meglio da fare che rispondere a delle battute.
    Difatti, come dicevo nel mio intervento, la massima della libertà che finisce dove inizia quella degli altri, in questo caso, non trova spazio. Guzzanti ha espresso la sua libertà senza ledere nessuno.

  8. Una sola domanda: se si realizzasse uno show che insulta gli omosessuali o gli ebrei o qualunque altra minoranza, cosa accadrebbe?

  9. @Elisabetta: stai dicendo che non ne hai mai visti? Quello che tu dici accade quotidianamente, e anche peggio, visto che spesso non si tratta di show, ma di dichiarazioni di politici. Comunque: ci si indignerebbe, si risponderebbe a tono, si chiederebbero provvedimenti. Per quanto mi riguarda, le prime due di queste reazioni sono legittime, l’ultima no. Non voglio un mondo dove le cattive idee siano illegali, voglio un mondo dove le cattive idee vengono distrutte dalle buone idee.

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