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La maledizione dei Neanderthal

Qualche tempo fa, chiacchierando con mia zia Juliet, originaria dell'Uganda (stato dell'Africa Centro-orientale), sono stata molto colpita da una sua affermazione: Gli Africani non possono soffrire di depressione. Per questo, nonostante tutte le difficoltà che affrontiamo non ci perdiamo d'animo. La depressione è una malattia tipica della società occidentale. 

All'inizio pensavo che questa dichiarazione fosse nata dall'orgoglio per le proprie origini che tende a contraddistinguere le persone originarie dell'Africa, ma, incuriosita dalla faccenda, ho deciso di approfondirla ed ho scoperto che contiene effettivamente un fondo di verità.

Il rischio di sviluppare la depressione ed alcune altri disturbi mentali (ma anche la suscettibilità ad altre malattie e la dipendenza da nicotina) sembra infatti essere legato alla piccola eredità genetica che ci è stata lasciata dai Neanderthal. Infatti, in tutte le popolazioni non africane moderne sono conservati frammenti del genoma neanderthaliano: dall'1 al 4 per cento dei geni di ogni persona euroasiatica ha questa origine, dovuta ai contatti e agli incroci avvenuti circa 40.000 anni fa tra Homo sapiens e Neanderthal. Ciò significa che molte persone non hanno solo la versione umana moderna di alcuni geni, ma anche una versione derivata dai Neanderthal, la prima ereditata dal padre e l'altra dalla madre.

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La scoperta è stata inizialmente pubblicata in uno studio sulla rivista Science da John Capra, della Vanderbilt University a Nashville, in Tennessee, che ha confrontato genomi e cartelle cliniche di adulti europei, alla ricerca di correlazioni tra le patologie dei soggetti e la piccola porzione di corredo genetico che abbiamo ereditato dai Neanderthal. Successivamente l'ipotesi è stata ulteriormente confermata da tre ricercatori dell'University of Washington a Seattle, che hanno illustrato il loro studio in un articolo su Cell.

Il DNA neanderthaliano influenza i tratti clinici degli esseri umani moderni: abbiamo scoperto un'associazione con un'ampia gamma di tratti, tra cui la suscettibilità ad alcune malattie immunologiche, dermatologiche, neurologiche, psichiatriche e riproduttive. - ha spiegato Capra.

L'eredità genetica neanderthaliana sembra essere particolarmente interessante a livello psicologico. È emerso infatti che un breve tratto di DNA di origine neanderthaliana aumenta in modo significativo il rischio di dipendenza dalla nicotina. Quindi, se non riuscite proprio a smettere di fumare, nonostante tutti i vostri sforzi, adesso sapete a chi attribuire parte della colpa! Inoltre, una serie di varianti geniche ereditate dai Neanderthal sembrano influenzare il rischio di depressione, alcune in senso positivo e altre in senso negativo. Alla fine, sembra che la mia zia africana avesse ragione, almeno in parte! Le popolazioni dell'Africa Sub-Sahariana, infatti, non hanno geni Neanderthal, perché questa popolazione si spostò in Europa ed Asia circa 200.000 anni prima degli Homo Sapiens.

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Secondo i ricercatori, i risultati indicano che il DNA neanderthaliano rimasto nei genomi delle popolazioni attuali probabilmente garantì alcuni vantaggi adattativi decine di migliaia di anni fa: infatti, quando gli Homo sapiens, migrarono in Eurasia, trovarono un ambiente molto diverso da quello africano in cui si erano evoluti. Non solo il clima era differente, specialmente per la quantità dell'esposizione solare, ma anche i patogeni a cui si ritrovarono esposti erano nuovi: la specie si trovò ad affrontare malattie per cui non aveva difese immunitarie adeguate. La cosa venne però superata grazie ai contatti con i Neanderthal, i geni dei quali gli passarono, ad esempio una maggiore efficienza della coagulazione del sangue: in un ambiente preistorico, questo tratto consentiva una rapida cicatrizzazione delle ferite, rendendo più difficile infezioni. Tuttavia molti tratti come questo non sono più vantaggiosi nell'ambiente attuale: in un ambiente moderno, infatti, l'ipercoagulazione aumenta il rischio di ictus, di embolia polmonare e di complicazioni durante la gravidanza.

Insomma, i Neanderthal saranno anche scomparsi circa 22.000 anni fa, secondo alcune teorie massacrati dall'Homo sapiens, secondo altre a causa di malattie letali portate sempre dai nostri antenati, ma sembrano aver trovato involontariamente un modo per “vendicarsi” di noi, tramite il corredo genetico che ci hanno lasciato in eredità.

Fonti:
http://www.sciencemag.org/news/2016/02/our-hidden-neandertal-dna-may-increase-risk-allergies-depression
https://www.theguardian.com/science/2016/feb/11/neanderthal-dna-may-account-for-nicotine-addiction-and-depression
https://www.theatlantic.com/science/archive/2016/02/neanderthal-dna-affects-depression-risk-today/462345/
http://www.lescienze.it/news/2017/02/23/news/effetti_geni_alleli_neanderthal_salute_umani_moderni-3432317/

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Commenti

  1. Maledetto kinect, da quando è uscita quella diabolica telecamerina mamma microsoft non è riuscita a imbroccarne manco mezza. E a sto giro si torna a Sony…

  2. Non c’è dubbio che il nuovo xboxone sia un disatro, a parer mio solo per il kinekt e l’on-line obbligatoriamente perenne… preciso che sono un fiero possessore di 360 MW3 edition senza kinekt… questa però secondo me è una pubblicazione abbastanza inutile perchè ritengo che sia veramente stupido farsi bannare… se succede vuol dire che avete giocato scorretto o che non siete stati abbastanza bravi ad halo da raggiungere SR 130 e cose simili… a questo punto non comprate giochi, non comprate console di nuova generazione, restate a giocare on line a GTA 3 per play 2 e fate volare carriarmati…

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