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La lotta per il calcio – Il caso Super League su Apple TV+ | Recensione

Un documentario che mostra il mondo del calcio fuori dal campo

Apple TV+ lancia un nuovo documentario su un avvenimento recentissimo e, per certi aspetti, ancora in corso: La lotta per il calcio – Il caso Super League racconta lo scontro fra la UEFA e le più grandi squadre del calcio europeo e dobbiamo ammettere che ci ha sorpreso durante la visione per questa recensione. Perché questa miniserie da quattro puntate ci porta fuori dal campo da gioco e nelle sale riunioni dei dirigenti, svelando tradimenti brucianti, accuse pesanti e lotte di potere. Ma non si dimentica di mostrare cosa rende il calcio unico: le giocate sul prato verde e il tifo sugli spalti.

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La nostra recensione de La lotta per il calcio – il caso Super League

Il calcio muove il mondo intero. Jeff Zimbalist (regista anche del film Pelé: La nascita di una leggenda, sul compianto campione) sa che il suo pubblico – specialmente quello americano – potrebbe sottovalutare l’importanza di questo sport. Per cui, dopo un montaggio frenetico sullo shock che in tutto il mondo ha creato l’annuncio della Super League nell’aprile 2021, sottolinea quanto il calcio conta per milioni di persone.

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La finale di Champions League ha più spettatori del Super Bowl, la finale dei Mondiali di Calcio più di qualsiasi altro evento trasmesso in televisione. Soprattutto in Europa, ci sono tantissimi tifosi per cui il pallone è quasi un simbolo religioso: famiglie che dell’andare allo stadio hanno fatto un rito. E che hanno protestato con vigore all’annuncio della Super League.

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Ma nella prima delle quattro puntate, il team dietro questa docuserie (Connor Schell e Libby Geist sono produttori) mostra anche l’altro aspetto: lo spettacolo e i soldi che genera.

Sebbene durante tutta la miniserie, ogni persona intervistata, dai dirigenti ai giocatori fino ai tifosi, parli del calcio come di una passione, il business generato domina questo sport da tempo. Soprattutto in Europa, con la Champions League e l’Europeo che generano più valore persino dei Mondiali – che hanno un picco solo una volta ogni quattro anni.

Durante la visione in anteprima di La lotta per il calcio – il caso Super League per questa recensione, abbiamo notato come il team dietro alla miniserie provi in ogni modo a tenere insieme le due dimensioni. Perché quando i protagonisti di questo documentario parlano di voler salvare il calcio”, lo spettatore deve continuare a chiedersi: stanno parlando dello sport o del business? E possiamo davvero separarli?

I protagonisti della storia

Oltre a saper ben equilibrare l’amore dei fan con i rendiconti aziendali, i filmmaker dietro La lotta per il calcio – il caso Super League dimostrano subito di saper come drammatizzare una storia. Il primo passo: scegliere i protagonisti. Per poi metterli uno contro l’altro.

la lotta per il calcio il caso super league

Dalla prima puntata, sembra chiaro l’intento di porre Aleksander Čeferin come protagonista assoluto della vicenda. Il presidente UEFA guarda dritto in camera quando dice di voler difendere le squadre meno abbienti, lo vediamo giocare a livello amatoriale con i suoi amici nella squadra del proprio paese.

E lo vediamo lavorare duramente per riformare il calcio insieme al suo “amico potente”, il presidente dimissionario della Juventus, Andrea Agnelli. Difficile che gli italiani non lo sappiano, ma per il pubblico internazionale Apple TV+ ne traccia il profilo: figlio dell’aristocrazia industriale italiana, rampollo di una famiglia che controlla la Juventus da un secolo.

Il regista imposta bene la relazione fra i due, culminata dal battesimo della figlia di Agnelli in Vaticano, in cui Čeferin fa da padrino. Sembra una scena tratta dal film di Francis Ford Coppola. In questo modo, il pubblico resta ancora più impressionato quando scopre che Agnelli, pur lavorando a fianco del presidente UEFA per riformare la Champions League, è uno dei primi sostenitori della Super League.

andrea agnelli il caso super league

Impossibile non interpretare la vicenda come un tradimento, soprattutto dopo che, durante i titoli di coda, un gelido Agnelli dice: “non era una questione di etica, erano solo affari”. Un principe machiavellico perfetto.

Recensione di La lotta per il calcio – Il caso Super League: bilanciare dramma e giornalismo

La struttura a quattro puntate permette di viaggiare su due linee temporali diverse. La prima vede l’annuncio a mezzanotte di domenica della Super League, le proteste immediate, lo scontro verbale durissimo fra la UEFA e le squadre secessioniste, soprattutto Juventus, Barcelona e Real Madrid. Quattro giorni in cui vediamo l’intervento di tutti i grandi nomi del calcio, dal Florentino Perez del Real Madrid fino a Infantino, il presidente FIFA. Ma con Aleksander Čeferin e Andrea Agnelli restano punti fermi nella narrazione.

Il team creativo dietro a La lotta per il calcio – il caso Super League non teme di fare salti nel passato: ed è questo che, durante la visione per questa recensione, ci ha frenato dal sentire questa storia come un racconto troppo di parte.

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Tornando nel 1992, vediamo la formazione della Premier League, oggi la lega sportiva più ricca al mondo: dimostrazione che a volte il cambiamento, anche contestato dai tifosi, funziona. Tornando nel 2000 vediamo Florentino Perez formare i Galacticos, portando i migliori giocatori al mondo nel Real Madrid per poi vincere come nessun altro aveva mai fatto. Ma vediamo anche il rovescio di quella medaglia: l’arrivo di oligarchi russi e mediorientali che non hanno nessun problema a indebitarsi per acquistare i campioni.

Quando vediamo il presidente del PSG Nasser Al-Khelaïfi diventare il principale alleato di Aleksander Čeferin nella lotta contro la Super League, il regista ci fa capire che lo scontro non è fra Davide e Golia. Solo fra due tipi diversi di Golia. E la miniserie mostra con dovizia di particolari i limiti della UEFA nel gestire i conflitti di interesse e i costi fuori controllo nel mondo del calcio.

Dramma ai vertici del calcio, ma senza eroi

Se, per fini drammatici, la serie segue un conflitto fra protagonista e antagonista, fatto di tradimenti e accuse pesanti, prende anche il tempo per un racconto più giornalistico della realtà dei fatti. Non ci sono eroi, nessun Robin Hood in questa faccenda.

La miniserie di Apple TV+ riesce a risultare cinematografica nei toni, ma approfondita nei contenuti. Sentiamo la voce di tutti, con ampio spazio per motivare le proprie posizioni. Con l’ironia di vedere ogni dirigente di leghe e club dire che quello che stanno facendo è “per salvare il calcio”, anche se ognuno propone una posizione diversa.

E alla fine dell’ultima puntata, capiamo che questo caso non è ancora finito. Anche se la Super League non è nata, i contrasti fra i grandi club e la UEFA, fra la UEFA e la FIFA, fra i singoli dirigenti: tutto è rimasto sul piatto. E con il recente scandalo che ha portato l’intera dirigenza della Juventus a dimettersi, le proteste di tutto il mondo durante i Mondiali in Qatar e le contestate sanzioni per il fair play finanziario della UEFA lo dimostrano.

Questo documentario aiuta a farsi un’idea più chiara di quanti problemi ci siano nel business del calcio. Che comunque non riescono a scalfire il nostro amore per lo sport.

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, Nerd da prima che andasse di moda.

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