Inside Out 2: un sequel più maturo | Recensione

Quasi dieci anni dopo la prima volta, torniamo a tuffarci nei meandri della mente, alla scoperta delle nostre emozioni. Il 19 giugno arriva nelle sale italiane Inside Out 2, nuovo film Pixar che segue le avventure di Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto mentre cercano di guidare Riley nella sfida della crescita. Un film che si costruisce sul successo del primo, anche economicamente, e che diventa più maturo, più equilibrato e più consapevole. Scopriamo quindi cosa ci aspetta in sala nella nostra recensione in anteprima di Inside Out 2.

Inside Out 2, la crescita ci porta nuove emozioni

Avevamo lasciato tutto in un equilibrio straordinario. Gioia ha imparato che il suo ruolo non deve essere quello di prevaricare tutte le emozioni e controllare ogni cosa, ma che ciascuno dei suoi compagni può dare un contributo. E questo ha avuto un effetto eccezionale su Riley, la protagonista umana di Inside Out 2, aiutandola a creare una personalità buona e generosa. Ma sta per arrivare un tornado devastatore, che si chiama pubertà.

In una notte, tutto quell’equilibrio viene devastato e il quintetto si trova a fare la conoscenza di quattro nuovi colleghi: Invidia, Ennui, Imbarazzo e Ansia. E mentre Riley si trova ad affrontare un importante campo estivo dedicato all’hockey (ma anche i tanti cambiamenti in vista dell’arrivo al liceo) nella sua mente c’è stato un golpe. Ansia ha preso il controllo e la sta cambiando completamente e toccherà alla “vecchia guardia” aiutare la ragazza, in un viaggio ai confini dell’inconscio.

A primo impatto, Inside Out 2 potrebbe sembrare un rimaneggiamento del primo capitolo. Dopotutto abbiamo ancora una serie di crisi “all’esterno” (se vogliamo, nuovamente dettate dalla paura del cambiamento) mentre “all’interno” Gioia si svolge un road movie tra le pieghe complesse della mente, riprodotte con creatività, anche nei suoi concetti più intricati. Ma c’è una profonda differenza.

Gioia non ha dimenticato la sua lezione. Sa che ogni emozione è importante per la crescita di Riley e che ciascuno può e deve fare la sua parte. Il suo scontro con Ansia non è quello di chi vuole annientare la sua avversaria, ma portarla alla ragione, ritrovare con lei un equilibrio. E in questo ci insegna una (ma anche più) lezione ancora più ricca di sfumature.

Una storia che parla di noi, con una struttura più tradizionale

Una riflessione che torna spesso, parlando della produzione Pixar degli ultimi anni, è che questo studio abbia eliminato i villain, in senso tradizionale. Se pensiamo ai film dello studio, partendo proprio da Inside Out a oggi, i titoli con un antagonista classico, si contano davvero sulle dita di una mano. Una formula che ha permesso di esplorare nuove vie di narrazione, che ci hanno dato tantissimo.

A volte però è utile poter tornare a un racconto che non cerchi di reinventare la ruota, ma sfrutti tutto quello che abbiamo imparato in millenni di storie. E così Ansia diventa un’antagonista pura e semplice, che si frappone agli obiettivi delle nostre protagoniste, Gioia e Riley.

In questo modo Inside Out 2 riesce a essere più equilibrato nella narrazione del suo predecessore. Tutte le diverse parti del racconto riescono a bilanciarsi e nonostante i personaggi nuovi siano tanti, ciascuno trova il proprio spazio. C’è solo una sottotrama che forse avrebbe meritato più attenzioni, ma si può chiudere un occhio tranquillamente.

E nel farlo, Inside Out 2 riesce a dare un’ottima rappresentazione di tutta una serie di processi mentali complessi. Non entriamo nei dettagli, per lasciare che ve lo godiate al cinema, ma pochi film sono riusciti a raccontare così bene il turbinio emotivo dell’ingresso nella pubertà, sfruttandolo anche per effetto comico.

Il tutto, senza dimenticare come dicevamo, la lezione del primo film. Perché quando diciamo che Ansia è a tutti gli effetti una villain, non stiamo dicendo che sia cattiva. Dobbiamo semplicemente imparare a capirla, gestirla e affrontarla quando necessario. Per poter essere davvero noi stessi.

Inside Out 2 è un sequel Pixar che funziona (e che fa sperare in un terzo)

Chi vi scrive non è un grande amante dei sequel Pixar. Questo studio ha dato prova di eccezionale creatività nel tempo, è stato capace di regalare concept originali di ogni tipo e svilupparli in opere memorabili. Tornare su un’idea già esplorata (anche quando il risultato è straordinario) sembra un’occasione persa di raccontare qualcuna delle migliaia che – immaginiamo – stiano nei quaderni degli appunti dello studio.

Inside Out 2 però, per la prima volta, è diverso. Per quanto non fosse evidentemente parte del piano fin dall’inizio e sia nato anche per ragioni economiche (e i dati ci dicono già che sta dando i suoi frutti come scelta), non solo è davvero un buon film, ma riesce a espandere ulteriormente il messaggio del primo capitolo, creando una storia più ampia.

E che, pur con i sopracitati pregiudizi nei confronti dei sequel, ora sentiamo il bisogno di vedere proseguire, con almeno un’altra avventura. I cui semi sono forse già nascosti in questa, ma al momento non possiamo fare altro che attendere…