La storia della scienza è costellata di figure famose, leggendarie, quasi mitologiche: Newton, Galileo, Einstein, Darwin, Tesla, Marconi. Siamo abituati a parlare di genialità, spesso trattando il termine come semplice sinonimo di estrema intelligenza. Per Kant il genio era la capacità di creare prescindendo del tutto dalle regole di una certa disciplina, attingendo solo alla propria innata creatività, e per questo considerava il genio proprio del mondo dell’arte ma non della scienza, dove la “scoperta geniale” è in realtà sempre frutto della attenta applicazione di un metodo.
La genialità del personaggio di cui ci occupiamo oggi è stata “certificata” dal suo stesso maestro Enrico Fermi, che in una delle frasi più citate sullo scienziato di Catania diceva di lui: “Al mondo ci sono varie categorie di scienziati; gente di secondo e terzo rango, che fan del loro meglio ma non vanno molto lontano. C’è anche gente di primo rango, che arriva a scoperte di grande importanza, fondamentali per lo sviluppo della scienza. Ma poi ci sono i geni, come Galilei e Newton. Ebbene, Ettore Majorana era uno di questi.”
Siamo convinti che Fermi, che si considerava senz’altro di “primo rango”, sapesse di cosa stava parlando, e che quando definiva Majorana un genio non volesse sottolineare la sua mancanza di metodo, quanto più la sua natura di fuoriclasse assoluto. Anche nella biografia di Fermi, scritta da Emilio Segrè, amico e collega di Majorana (e futuro premio Nobel) sembra concordare: “Ettore Majorana era assai superiore ai suoi nuovi compagni sia come intelletto sia come profondità e estensione di cultura matematica e, per certi aspetti, soprattutto come potere di astrazione e abilità nella matematica pura, era anche superiore a Fermi”.
Insomma, un fuoriclasse Majorana certo lo era: lo scienziato catanese è probabilmente destinato ad essere ricordato dal grande pubblico per la sua personalità spigolosa e soprattutto per il grande mistero, ancora non risolto, legato alla sua improvvisa ed inspiegata scomparsa nel 1938, ma tutto questo rischia di mettere in ombra il suo eccezionale contributo nel campo della fisica. Majorana era uno dei cosiddetti “ragazzi di via Panisperna”, ovvero il gruppo di giovani fisici dell’istituto di fisica dell’Università di Roma, riuniti attorno al loro mentore, Enrico Fermi. Majorana e gli altri svolsero un ruolo essenziale nelle ricerche guidate da Fermi dedicate alla struttura dell’atomo e dei legami nucleari, che sarebbero di lì a poco diventate le basi per la realizzazione della bomba atomica e che valsero il Nobel a Fermi.
Tuttavia, Majorana aveva una personalità particolarmente difficile: era sempre estremamente restio a pubblicare i suoi lavori, perché i problemi, una volta risolti, cessavano di suscitare il suo interesse. Molte testimonianze raccontano di come usasse arrivare nell’ufficio di Fermi con complicati appunti ed equazioni scribacchiate su un pacchetto di sigarette, che lui usava come taccuino per illustrare le proprie intuizioni ai colleghi. Fatto questo, poi, gettava il pacchetto e i suoi appunti nell’immondizia senza curarsi di farne copia. Pare che Majorana avesse teorizzato l’esistenza del cosiddetto “protone neutro”, ovvero il neutrone, ben prima di Chadwick, ma si fosse rifiutato di pubblicare la sua intuizione nonostante l’insistenza di Fermi, e che lo stesso episodio si sarebbe ripetuto anche in relazione alla sua interpretazione dell’equazione di Dirac se Fermi non avesse deciso di scrivere lui stesso un articolo a riguardo, e di pubblicarlo a nome di Ettore Majorana.
Ettore Majorana è scomparso nel 1938. “Scomparso”, per una volta, non è un eufemismo: nessuno ha la minima idea di dove sia finito il geniale fisico: c’è chi parla di suicidio, c’è chi parla di un ritiro in monastero, c’è chi parla di un approdo in Sicilia nelle vesti di un improbabile clochard sorprendentemente versato in matematica e nelle scienze, c’è chi parla di un’”ipotesi tedesca” secondo cui Majorana sarebbe migrato verso la Germania Nazista, ipotesi che sarebbe comprovata da una fotografia degli anni Cinquanta che lo ritrarrebbe alla partenza per l'Argentina assieme ad Eichmann. La verità è, come lo stesso Fermi ha sostenuto, che Majorana “era troppo intelligente. Se ha deciso di sparire, nessuno riuscirà a trovarlo”, per cui ogni ipotesi è destinata a rimanere tale. Non c’è dubbio, comunque, che Ettore Majorana possa rientrare a pieno titolo nel novero di quegli scienziati geniali che continuano a nutrire l’immaginario collettivo del grande pubblico.
A Majorana e alla storia della sua scomparsa è dedicata la recente opera di Silvia Rocchi e Francesca Riccioni, Il Segreto di Majorana, edito da Rizzoli Lizard. Abbiamo contattato le autrici, che hanno accettato di regalarci un’illustrazione inedita. Eccola!
Testi di Gabriele Bianchi (OrgoglioNerd)
Illustrazione di Francesca Riccioni e Silvia Rocchi
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