Curon è una nuova serie Originale Netflix tutta italiana. Un progetto molto particolare che al contrario di tante altre produzioni nostrane si avventura nella serialità di genere, con un racconto dalle venature horror e l’influenza del soprannaturale. Abbiamo avuto l’opportunità di vedere in anteprima Curon e siamo qui per raccontarvi tutto (tranne gli spoiler) nella nostra recensione.
Curon, di cosa parla la nuova serie Netflix?
Dopo aver vissuto per anni a Milano, Anna decide di tornare a Curon, il paese di montagna in cui è nata e in cui vive ancora suo padre. Lo aveva abbandonato molto tempo prima e non era mai tornata indietro. Ora però ha bisogno di un posto dove stare e così torna all’ovile. Non è sola: insieme a lei ci sono Mauro e Daria, i suoi due figli gemelli, che non hanno mai conosciuto la cittadina.
I tre raggiungono quindi nonno Thomas nell’albergo di famiglia. Per i ragazzi si prospetta una vita decisamente differente da quella di Milano. Dovranno imparare presto ad adattarsi alla nuova scuola, la nuova compagnia, il nuovo ambiente. Soprattutto però dovranno fare i conti con il grande mistero che avvolge la città di Curon, quel suo lago inquietante e un passato pieno di segreti.
In un’atmosfera che non può non riportare alla mente altri supernatural drama come I segreti di Twin Peaks o ancora di più il ‘compagno di Netflix’ Dark, Curon ci guida alla scoperta di un paesino travolto da eventi occulti. Questi avvenimenti traumatici non fanno altro che portare alla luce gli scheletri del passato, nascosti tra i fitti intrecci della comunità. Il tutto prendendo ispirazione dal mondo reale: la cittadina allagata esiste davvero e davvero ci sono leggende misteriose sulle sue campane. L’idea è sicuramente affascinante e proprio per questo ci aveva attirato molto all’epoca dell’annuncio.
Perché un progetto italiano di genere, profondamente radicato sul territorio, che esplori uno dei tanti miti e racconti che popolano la nostra cultura popolare non poteva non accendere la nostra curiosità. Purtroppo però il risultato non è all’altezza delle aspettative.
Dev’essere come immergersi nel lago
Quello che nei primi momenti della visione ci ha colpito di Curon è l’eccessiva intensità dei dialoghi. Quasi ogni frase pronunciata dai personaggi è estremamente caricata e questo fa apparire i discorsi poco naturali e posticci. Un tono che può assolutamente funzionare nella drammatica scena di apertura, così come nelle altre situazioni di tensione che ovviamente aumenteranno con l’avvicinarsi del climax, ma non quando ancora ci stiamo solo ‘bagnando i piedi’ nelle torbide vicende della cittadina.
Questo continuo cercare di esprimersi con frasi altisonanti fa sì che spesso si spezzi la sospensione dell’incredulità: non sentiamo di seguire delle persone, ma dei personaggi. Non aiuta da questo punto di vista il fatto che troppo spesso, soprattutto all’inizio, i dialoghi si pieghino a esigenze di trama. Piccole e grandi forzature nel discorso, che aiutano a dare informazioni allo spettatore, ma non in maniera fluida. Tutto questo ci rende sempre più difficile trovare un vero legame con i personaggi e di conseguenza avere un coinvolgimento emotivo forte.
Al mix si aggiungono alcune svolte non particolarmente ispirate e già viste altrove. Non stiamo parlando in questo caso del tema portante che, sebbene già presente in altre opere, è abbastanza ampio e importante da avere ancora qualcosa da offrire allo spettatore. Non si può dire lo stesso di momenti più specifici (soprattutto uno, nel finale) che ricalcano scene e passaggi ripetuti fin troppe volte.
Non aiuta particolarmente la valutazione il contributo del cast. Tolte alcune performance solide, molte delle interpretazioni sono in molti casi altalenanti, senza mai eccellere. Non c’è nulla di davvero terribile, è giusto sottolinearlo, ma la qualità media non ci ha soddisfatto.
Ma non si salva nulla di Curon?
Beh, non corriamo. Nonostante questi problemi, la nuova serie Netflix italiana ha sicuramente dei meriti. Si può ad esempio partire dal concept e dallo spirito di questo progetto di cui si diceva sopra, che sono meritevoli a prescindere dal risultato. È importante che la serialità italiana esplori il genere, creando contenuti diversi dal solito e Curon è uno di questi.
A questo si aggiungono una serie di spunti originali che emergono nel corso dello show. Il mistero che avvolge la città di Curon è complesso e prende strade impreviste, che danno un taglio nuovo alla storia raccontata. Non entriamo nei dettagli per evitare spoiler, ma un paio di colpi di scena e le loro derivazioni sia narrative che a livello di costruzione dei personaggi sono decisamente intriganti.
Infine vale la pena di citare il buon lavoro di regia e fotografia in alcune sequenze soprattutto. C’era evidentemente una concreta ricerca di fare qualcosa di più ricercato e particolare e il risultato è apprezzabile. A volte la differenza tra i momenti classici e quelli più ispirati si faceva sentire più del normale, ma questo non toglie valore a questi ultimi.
Curon, la serie Netflix arriva il 10 giugno
Fatte tutte le considerazioni dovute, purtroppo come già si anticipava più sopra, non possiamo promuovere del tutto questa serie. Ci sono degli aspetti interessanti, ma è sicuramente molto lontano dalle migliori produzioni italiane del campo, compreso Suburra della stessa piattaforma. Resta comunque un ulteriore passo per l’espansione della serialità del nostro Paese e speriamo che Netflix (così come tanti altri player del settore) decidano di credere ancora in show come Curon.
- Balzano, Marco (Autore)
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