Immaginate un mondo dove essere speciali non vuol dire essere speciali. Dove avere dei superpoteri è all’ordine del giorno. Dove nessun intervistato da Orgoglio Nerd debba più rispondere alla fatidica e ultima domanda: “quale superpotere vorresti avere?”.
Kōhei Horikoshi, mangaka giapponese, l’ha immaginato, scritto e disegnato.
Nel luglio 2014 la sua opera, Boku no Hero Academia (letteralmente “La mia accademia degli eroi”), ha iniziato la sua serializzazione sul Weekly Shōnen Jump e da allora non si è più fermata contando all’attivo ben sessantasette capitoli.E ora sta per arrivare l'anime!
Boku no Hero Academia è un manga shōnen che segue le vicende di Izuku Midoriya, un ragazzino nato senza poteri (nella serie chiamati “Quirk”) ma che sogna di diventare un supereroe riconosciuto dal mondo intero. Un giorno la sua strada incrocia quella di All Might, il più grande supereroe mai esistito, che mosso dalla forza di volontà del ragazzo lo designa come suo successore e lo aiuterà ad entrare alla Yuuhei Highschool, la miglior scuola per eroi in circolazione.
La storia parte nella maniera classica per il genere ma con elementi originali che ben fanno sperare.
Primo tra tutti l’ambientazione: in un mondo costituito per l’80% di super uomini i normali sono l’eccezione, la stranezza.
Gli esclusi e i diversi sono rappresentati proprio dai comuni mortali; coloro che in altre opere cercano di arginare il problema, in questa sono arginati.
Il capovolgimento della realtà non è dovuto a poteri alieni, miscele tossiche o artefatti imbevuti di potere, ma bensì al semplice cambiamento genetico di un dito del piede, che ha permesso al genere umano di sviluppare i cosiddetti “Quirk”; se entro i quattro anni non ne manifesti uno, sei automaticamente fuori da una società classista e individualista che punta a stimolare i suoi protetti per farli emergere (una visione non tanto fantasiosa rispetto alla realtà d’oggi).
I due canonici schieramenti “Eroi e Villain” sono rispettati ampiamente, con molti rimandi/omaggi ai primi supereroi americani degl’anni ’30-40 e ai più famosi del genere.
Definito il frame, come direbbe Goffman, cioè la cornice (contesto) nella quale avviene l’azione sociale, entrano in gioco perfettamente tutte le caratteristiche dello shōnen: il ragazzo con il sogno fuori portata, l’incredibile forza di volontà che lo anima, il voler essere accettato in un mondo che lo ha escluso da tempo e i combattimenti esageratamente “sconfitto ma non-morto”.
Quest’ultimi sono veloci, logici e diretti. Non si perdono in chiacchere lungo le pagine, danno tutto al meglio e soddisfano. Una via di mezzo tra i combattimenti “cervellotici” di Togashi e quelli “ad effetto” di Kubo. Nella resa sono aiutati molto dallo stile di disegno in grado di focalizzarsi sui giusti momenti e sulle giuste viste facendoti riguardare la stessa tavola più volte.
Uno stile di disegno da categorizzare,però, come particolare; usando una metafora potremmo considerarlo come il cinema di Tarantino: o ti piace o non ti piace.
Personaggi resi in maniera brillante, con giochi di luci e ombre tali da renderli degni di un poster, affiancati a caricature di se stessi, in pieno stile comics, che ti fan dubitare che sia solo lui a disegnare.
Tutto questo però non toglie un’ottima caratterizzazione di ogni personaggio, sia primario che secondario. Approfonditi sia sul piano psicologico che su quello grafico, l’autore riesce a connotarli in maniera unica, rendendoli in grado di colpire facilmente la nostra memoria e impedirci di dimenticarli facilmente.
Non è certo una ventata d’aria fresca sulla massa informe degli shōnen ma è dotato di caratteristiche e particolarità che lo distanziano dalla massa cartacea che inonda il mercato odierno.
Soddisfa tutte le qualità per raccogliere l’eredità (lasciatagli) di Naruto e scalare la classifica del Jump, andando a colmare il vuoto presente nel cosiddetto “Big 3”.
Non rimane che chiederci se riuscirà a portare sana e salva la pesante fiaccola fino al traguardo.
Noi ci crediamo: “se lo vuoi davvero allora puoi diventare un eroe”.
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Le sapevo tutte tranne “Artax” e “Morte”! Devo assolutamente passare per le vostre grinfie 😛
Kōhei Horikoshi è un maschio ^^. Inoltre la Star Comics l’ha annunciato per Febbraio 2016 (Yeeeh!) 😀
Un buon titolo, ma non credo possa raggiungere la fama di Naruto, l’idea non è abbastanza intrigante.