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Mixed By Erry: la pirateria musicale come non l’avete mai vista | Recensione

Sydney Sibilia ci racconta una storia dimenticata del nostro Paese, con il suo stile sempre efficace

Probabilmente a molti di voi il marchio Mixed By Erry (e ancora di più il nome del suo ideatore Enrico Frattasio) non dirà granché. Eppure c’è stato un momento in cui era di gran lunga la più grande etichetta discografica italiana. Il problema – non del tutto da sottovalutare – era che si trattava di materiale piratato. Una storia straordinaria, che Sydney Sibilia riporta alla luce nel suo nuovo film. Scopriamo di più nella nostra recensione di Mixed By Erry.

Mixed By Erry, la recensione: di cosa parla questo film?

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Ci troviamo a Forcella, tra i quartieri di Napoli, negli anni ’70. La famiglia Frattasio, composta da madre, padre e tre figli, tira a campare con qualche espediente, principalmente la vendita di whiskey fasullo al mercato, che gli stessi ragazzi producono in casa. Enrico, detto Erry, però ha una passione: la musica. Passa ore al negozio di elettronica a sentire la radio e imparare tutti i pezzi trasmessi a memoria.

Il suo sogno è diventare un DJ, ma gli manca “lo stile, l’attitudine, l’internazionalità“. Quando il negozio in cui fa le pulizie chiude, decide quindi di rendere la vendita delle compilation che realizza per arrotondare un lavoro vero. E con l’aiuto dei fratelli Angelo e Peppe, mette in piedi un’impresa incredibile, capace di conquistare il mercato, difendendosi dagli attacchi della criminalità organizzata e della polizia. E riuscendo in qualche modo a entrare nel cuore di milioni di italiani.

Mixed By Erry è un perfetto proseguimento di quanto fatto da Sibilia con L’incredibile storia dell’Isola delle Rose. Perché anche questa è una “incredibile storia”, così come è incredibile che non sia nota in tutta la Penisola e merita di essere riportata alla luce. Ed è ottimo che a farlo sia un autore capace di narrarla con una grande spigliatezza, che ci intrattiene per tutto il film e riesce anche a regalare grasse risate.

I fratelli Frattasio sono delle maschere perfette, che risultano pienamente caratterizzate, ma verosimili e sfaccettate oltre lo stereotipo. Basta pochissimo per legarsi alle loro vicende e appassionarsi alla loro storia, fatta di colpi di fortuna, decisioni spericolate prese senza calcolarne i rischi, sfide al potere (legale o meno) e tanta irruenza. E così, quando arriva l’inevitabile caduta anticipata fin dal prologo, siamo solidali con loro e quasi ci dispiace che l’etichetta Mixed By Erry abbia raggiunto la sua fine.

La storia si ripete sempre due volte

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È interessante notare come in qualche modo il regista di Mixed By Erry sia tornato alle proprie origini con questo film. L’influenza di Breaking Bad su Smetto quando voglio era dichiarata fin dall’inizio ed è stato anche grazie a quel parallelismo che è diventato un cult. Ma anche nella storia di Enrico Frattasio c’è qualcosa di Walter White, in una versione quasi parodistica.

Perché se Breaking Bad era la storia tragica di un uomo che sceglieva consapevolmente di darsi al crimine, quella dei fratelli Frattasio è la vicenda farsesca di persone che scivolano in un impero criminale, quasi senza rendersene conto. Un’idea perfettamente incapsulata nel monito del padre al terzetto all’inizio del film, che ricorda ai ragazzi di evitare in ogni modo la criminalità organizzata, perché nella loro famiglia non manchi mai una cosa: “L’onestà“. Il tutto mentre si recano al mercato per vendere bottiglie di whiskey riempite di té.

E così Enrico, pur con un’impresa letteralmente miliardaria, con una serie di laboratori sparsi in giro per la città, con la Guardia di Finanza alle calcagna e una rete sotterranea di distribuzione delle cassette Mixed By Erry, continua a dire di essere solo un DJ. Che ha indubbiamente un modo particolare di fare questo lavoro, ma che vede semplicemente come “il modo suo“.

Il giovane Luigi D’Oriano porta a casa una buona interpretazione del protagonista. Riesce a restituire in maniera eccezionale il contrasto tra il successo eccezionale di Enrico e la sua timidezza (in cui è impossibile non vedere echi di Troisi). Ne nasce un personaggio affascinante e complesso, per cui facciamo il tifo dall’inizio alla fine, anche davanti alle assurdità del caso.

Mixed By Erry, la recensione è assolutamente positiva

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Sydney Sibilia continua la propria striscia vincente, con un film che porta effettivamente qualcosa di nuovo anche nell’iperaffollato settore della commedia italiana. Mixed By Erry è leggermente meno riuscito rispetto a L’incredibile storia dell’Isola delle Rose, ma resta una storia fresca e appassionante, che siamo sicuri riuscirà a conquistare un pubblico ampio. Ci vorrebbero sempre più film così.

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Mattia Chiappani

Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.

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