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Bioshock Infinite: la filosofia di Luke e Leia

Avvertiamo subito che questo articolo sarà pieno di SPOILER, quindi se non avete finito il gioco non iniziate nemmeno a leggere!
Diciamolo chiaramente: Bioshock Infinite è un gioco meraviglioso, non tanto per la grafica o la giocabilità, sicuramente anch’esse su ottimi livelli, ma il motivo principale è la storia con i suoi personaggi e il livello di coinvolgimento che riesce a dare al giocatore. Una storia talmente articolata e profonda che sarà un piacevole argomento di discussione per molti Nerd, sia su un forum di appassionati, o al tavolo di un pub davanti a una birra dove si passeranno le ore a discutere sul finale e tutti i suoi possibili scenari.

Il ritorno di Ken Levine, dopo la sua assenza dal secondo capitolo, un po’ sottotono per trama e personaggi, si nota eccome. Il capo del progetto è riuscito a dare un’anima a questo nuovo gioco, ce ne accorgiamo sin da quando entriamo per la prima volta nei cieli di Columbia, la città nel cielo che subito c'incanta e ci affascina per i suoi meravigliosi paesaggi, sicuramente in netto contrasto con quelli oscuri e claustrofobici di Rapture.
La scelta di rendere Booker DeWitt, il protagonista del gioco, un personaggio non muto come i suoi due predecessori è una decisione che abbiamo molto apprezzato. Booker ha un'ottima caratterizzazione che ci fa conoscere il passato del personaggio a poco a poco, facendoci affezionare a lui progredendo con la storia. L’approccio ci è piaciuto di più rispetto ai muti predecessori proprio perché possiamo sentire più vicino a noi il protagonista, e soprattutto per le scelte e relative conseguenze che farà nel finale.
Oltre a Booker abbiamo stavolta anche Elizabeth che, anche se non è un personaggio giocabile, è una presenza importantissima che ci farà compagnia per più o meno tutto il gioco. Proprio grazie al rapporto che si creerà fra i due protagonisti potremo conoscerli meglio e con i loro discorsi conoscere anche il mondo di Columbia, viverlo insieme a essi e anche innamorarci di Elizabeth, diciamolo.

Un tocco di stile è la possibilità di visitare zone di Columbia in tutta calma senza dover uccidere nessuno, soprattutto vi verrà voglia di visitare ogni anfratto anche solo per poter avere qualche nuovo dialogo con la fanciulla per poter scoprire nuovi dettagli su di lei o su Booker, questa scelta sarà utile. Elogio anche all’intelligenza artificiale della ragazza, che oltre a non essere mai d’intralcio, anzi spesso sarà un aiuto indispensabile nelle battaglie più dure, vedremo Elizabeth andare in giro incuriosita dal mondo che non ha mai visto e la vedremo guardarci con una smorfia di rabbia o di preoccupazione a seconda degli avvenimenti, insomma ci sembrerà davvero viva.
Bioshock Infinite ci mette di fronte a un mondo all'apparenza perfetto, il posto ideale in cui vivere, ma che pian piano si sgretola fino a mostrare il suo lato più corrotto. Il sistema, fra manifesti e video di promozione del profeta Comstock, rende l’idea di falsa libertà garantita ai suoi abitanti che vengono indottrinati a diventare dei burattini sin da bambini, convinti di essere una razza prescelta solo per poter vivere in una città volante, convinti di essere superiori alle altre razze relegate a schiavi o abitanti di serie B con anche bagni differenziati per razza. La violenta risposta al falso profeta identificato in DeWitt e la ricerca disperata delle forze di Comstock di Elizabeth, disposti a uccidere senza pietà chiunque li intralci, mostrano quanto in realtà la violenza sia la vera forza dominante di Columbia. Quest’aspetto lo vediamo anche nella fazione dei Vox Populi. Se all’inizio la loro storia di oppressione e razzismo ci può far simpatizzare per la loro causa, una volta che la guerra civile prenderà il sopravvento vedremo come il loro capo, Daisy Fitzroy non si differenzi molto da Comstock. La ribelle è disposta a tutto pur di far figurare la sua lotta come giusta e mossa da buoni principi, anche uccidere il DeWitt che in quella realtà si è sacrificato per la causa ed è ormai diventato un simbolo. Il mondo descritto non è né nero né bianco, ma le mille sfumature lo rendono complesso e articolato.

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Anche questi eventi però sono messi in secondo piano di fronte al rapporto fra Booker e Elizabeth. DeWitt, dal burrascoso passato come soldato dell’esercito USA alla ricerca di un modo per cancellare i suoi debiti di gioco, se all’inizio sembra importargli solo della sua missione, pian piano inizia ad affezionarsi alla ragazza e la vuole davvero salvare non solo per il suo tornaconto.

Ma una situazione in stile "Luke/Leia" è alle porte e a quanto pare Star Wars non ci ha insegnato abbastanza.
Tutta la storia raggiunge il punto più alto nella sequenza finale in cui i poteri di Elizabeth manifestatisi pienamente ci mostrano la verità, una verità sconvolgente. L’ultima parte è una delle sequenze videoludiche più belle degli ultimi anni, la risoluzione dei misteri del gioco vi terrà incollati allo schermo per tutto il tempo con una brama enorme di conoscere la verità dietro agli eventi che ci hanno accompagnato per tutto il gioco. Il finire a Rapture sarà il primo elemento di shock per noi, fino alla bellissima sequenza del mare degli infiniti fari dove la fanciulla ci spiegherà il funzionamento di quest’ultimi. “Ogni faro è una porta” ci dice la ragazza, “ogni mondo ha tre costanti, un uomo, un faro e una città” e in ogni dimensione la storia si ripete, con delle varianti ma con risultati simili. Qui capiamo perché in tutto il gioco non esiste nessun riferimento a Rapture, infatti nel mondo di Columbia, Rapture non esiste perché appartiene a un'altra dimensione dove Rapture è la città e DeWitt è Jack/Andrew Ryan, cosa confermata dal fatto che lui può manovrare la batisfera che solo qualcuno col DNA di Ryan poteva fare. I parallelismi però non finiscono qui: infatti Elizabeth può essere considerata come la sorellina che dobbiamo salvare e Songbird come il Big Daddy suo guardiano. Gli eventi della guerra civile, i vigor che ricoprono lo stesso ruolo dei plasmidi e tante altre piccole cose ci mostrano come Rapture e Columbia siano la stessa città in due dimensioni differenti. Non riusciamo nemmeno ad assimilare questi concetti che subito il finale ci fa un’altra rivelazione shock: Elizabeth è Anna DeWitt, la figlia che il nostro protagonista aveva perso. Elizabeth, perdendo il mignolo durante la fuga in un’altra dimensione, aveva acquisito il potere di aprire i varchi, visto che una parte del suo corpo era rimasta nel suo piano d’origine.

Booker furioso e sconvolto dalla scoperta, decide di porre fine alla vita di Comstock in tutti gli universi prima che possa scegliere quel fato tanto ingiusto per sua figlia. Così chiede a Elizabeth di poter eliminare Comstock quando ancora era un neonato. Elizabeth chiede un'ultima volta se è davvero sicuro e con la conferma del padre ritrovato procedono verso un luogo già visto, il luogo del battesimo che Booker aveva rifiutato molti anni prima. Qui realizziamo insieme al protagonista che in realtà Comstock non è altri che il DeWitt che aveva accettato quel battesimo in un'altra dimensione. Davanti allo sguardo compassionevole di Elizabeth, egli realizza tutta la verità, e così accetta di morire annegato per mano di sua figlia, o meglio delle sue figlie in ogni dimensione in cui era Comstock, per evitare che tutto quel male si ripeta. Iniziano a scorrere i titoli di coda, noi rimaniamo a bocca aperta per tutto il tempo cercando di metabolizzare tutto quello che è successo nell'ultima mezzora di gioco. 

Cerchiamo anche si smaltire la cotta videoludica per Elizabeth, praticamente nostra figlia, e ci sentiamo esattamente come il giovane Skywalker che si è sbaciucchiato la sorella.

Bioshock Infinite è uno di quei pochi titoli che ha puntato soprattutto sulla trama e i suoi personaggi, accantonando perfino una parte multiplayer che al giorno d’oggi sembra d’obbligo per uno sparatutto. La scommessa è stata vinta completamente, nessuno ha voglia di giocare all'ennesimo deathmatch, per quello ci sono altri mille giochi. L’esperienza che ci ha dato Infinite è qualcosa che da tanto non provavamo più, una storia che ci ha emozionato e stupito dall'inizio alla fine, cosa che soprattutto nel genere sparatutto è ormai cosa rara. Sarete invogliati a rigiocarlo per cogliere tutti i particolari che la prima volta non si potevano cogliere, come per esempio la scena del lancio della moneta (che sta a significare che Booker era arrivato in quella dimensione per ben 123 volte compresa l’ultima), o i simbolismi sparsi in tutto il gioco come quello del battesimo punto di morte e di rinascita come quella di Comstock per mano di DeWitt che poi si riflette sulla fine definitiva di DeWitt/Comstock per mano di Elizabeth.

Ci sarebbe ancora tanto da dire sulla storia di questo grande gioco, ma intanto finiscono i titoli di coda, vediamo la scena finale con DeWitt ed Elizabeth, anzi ormai Anna, e per un attimo ci avviciniamo anche noi all'idea di Infinito.

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Silvio Mazzitelli

Di stirpe vichinga, sono conosciuto soprattutto con il soprannome “Shiruz”, tanto che quasi dimentico il mio vero nome. Videogiocatore incallito sin dall’alba dei tempi, adoro il mondo videoludico perché dopo tanto tempo riesce sempre a sorprendermi come la prima volta. Scrivo ormai da diversi anni di questa mia passione per poterla condividere con tutti. Sono uno dei fondatori di Orgoglio Nerd e sono anche appassionato di tutto ciò che riguarda la cultura giapponese e la mitologia (in particolare quella nordica).

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Commenti

  1. D’accordissimo, il gameplay già visto in altri giochi e in alcuni momenti anche troppo semplice (vedi l’apertura di squarci illimitata da parte di Elizabeth), ma la storia quella ti lascia davvero a bocca aperta…

  2. E’ l’articolo su Bioshock Infinite più bello che abbia letto. Sono d’accordissimo su tutto; questo gioco si gode con calma e ti da la possibilità di apprezzarlo in ogni momento.

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