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La Biennale d’Arte di Venezia dal punto di vista di un Artista: il pensiero di Riccardo Monachesi

Mancano esattamente 2 mesi all’inizio della 60esima esposizione Internazionale d’Arte di Venezia 2024,  una delle manifestazioni dell’Arte Contemporanea più prestigiose al mondo e in previsione della nuova edizione, abbiamo chiesto la visione e il pensiero verso la Biennale di un Artista contemporaneo. Stiamo parlando di Riccardo Monachesi, Artista e Ceramista romano che oltre ad avere alle spalle anni di esperienza nel mondo dell’Arte contemporanea, ha anche visitato moltissime delle edizioni passate della Biennale d’Arte.

Scopriamo dunque dalle sue parole che cosa significa per un Artista la Biennale di Venezia

“Venezia, Biennale 1972…”

Gino De Dominicis
Gino De Dominicis, 2a soluzione d’immortalità (l’universo è immobile)
Fotografia originale di Gislind Nabakowski, Biennale di Venezia, 8 giugno 1972

…di ritorno da un viaggio giovanile in Romania decido di fermarmi a Venezia e visitare la Biennale che nelle ultime edizioni aveva tanto fatto scalpore ed anche in questa edizione creato scandalo per un’opera di Gino de Dominicis. In quell’anno e per alcuni anni dopo ancora non immaginavo di diventare un artista e non potevo presagire che la magia di quella visita mi avrebbe fomentato, negli anni seguenti, a visitare le Biennali e avrebbe cambiato la mia percezione di Venezia.

La Biennale di Venezia, sicuramente non l’unica manifestazione di arte contemporanea in Europa, aggiunge un valore assolutamente ineguagliabile per le sue location sparpagliate in città e nella laguna. Nel 1972 ciò che mi ha sorpreso non era tanto la lettura dei singoli lavori esposti nei diversi padiglioni esteri, interessanti e che aggiornavano sul concetto di ‘contemporaneo’ nel mondo, quanto la possibilità di ‘fondere’ i lavori esposti con i contenitori, quello che oggi comunemente chiamiamo ‘site specific’.

La Biennale del 1972 occupava i Giardini di Castello con i suoi padiglioni, ciascuno di una nazione diversa costruiti negli anni, con il tempo e con il successo sempre maggiore della manifestazione oltre ai Giardini si è occupato l’Arsenale e dopo le nazioni o le istituzioni che non erano rappresentate nei Giardini, hanno fatto a gara nell’occupare Palazzi e siti meno conosciuti nella città e nella Laguna, permettendo così ai visitatori di conoscere luoghi ed aspetti diversi e spesso trascurati dal turismo culturale. In tutti questi anni, ovviamente, si sono alternati molti curatori e ciascuno ha portato il suo concetto di contemporaneo in libertà e con le modalità della propria ricerca.

Oggi sono un artista che utilizza il mezzo ceramico per esprimersi e negli anni ho dovuto constatare quanto questo medium sia stato poco presente, ci sono state molte edizioni di pittura molte di video art, ma questo non ha mai sottratto fascino alla manifestazione. Da alcuni anni ho notato la presenza della ceramica nella rosa dei materiali che gli artisti utilizzano e forse con uno spirito ‘campanilistico’ ne sono contento.

I tre giorni di inaugurazione dedicati agli addetti ai lavori e agli invitati, sono esaltanti! In quelle tre giornate si incrociano artisti, curatori, critici, ci si sente se non proprio una grande famiglia, sicuramente un gruppo di persone con gli stessi interessi, le performance presenti nella manifestazione sono ‘agite’ dagli artisti stessi, memorabile per me è stato vedere Marina Abramovich pulire ossa bovine nella sua Balkan Baroque, religiosamente e compulsivamente, che le ha valso la vincita del Leone d’oro alla 47° edizione del 1997.

La biennale di Venezia 2024

Biennale di Venezia 2024
Marina Abramović, Balkan baroque, Venezia 1977.
Photo: Martijn Van Nieuwenhuyzen

Quest’anno con il titolo Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere, debutta nella cura della manifestazione Adriano Pedrosa, primo curatore sudamericano a ricoprire questo ruolo. Come il titolo preannuncia sarà un’edizione che vedrà protagonisti immigrati, esuli, rifugiati, Stranieri che porteranno la loro cultura alternativa e la loro visione dell’arte.

Molto interessanti risultano essere le dichiarazioni, rispetto a questa edizione del Presidente della Biennale, Roberto Cicutto che rassicura ‘La natura internazionale della Biennale ne fa un osservatorio privilegiato sullo stato del mondo attraverso la trasformazione e l’evoluzione delle arti. Nessun curatore, quando sceglie i contenuti della propria mostra, cavalca direttamente i temi caldi del momento, ma intraprende un viaggio pieno di cambiamenti di rotta e il cui racconto sarà alla fine fortemente influenzato dalla percezione e interpretazione che ne daranno i visitatori, gli addetti ai lavori e la stampa’. E quella del curatore ‘L’espressione Stranieri Ovunque – spiega Adriano Pedrosa – ha più di un significato. Innanzitutto, vuole intendere che ovunque si vada e ovunque ci si trovi si incontreranno sempre degli stranieri: sono/siamo dappertutto. In secondo luogo, che a prescindere dalla propria ubicazione, nel profondo si è sempre veramente stranieri’.

Non posso non segnalare infine che tra gli Eventi Speciali realizzati dalla Biennale trovo ‘Dieci opere dell’artista italiana Nedda Guidi (Gubbio, 1927 – Roma, 2015), presente in concorso nell’Esposizione Internazionale, saranno esposte a Forte Marghera all’interno dell’edificio chiamato Polveriera Austriaca. «Invitata per le tecniche innovative adoperate nella scultura in ceramica – ha spiegato Adriano Pedrosa – Guidi unisce la figura dell’esperto artigiano col genio dell’arte, non una ‘semplice’ ceramista ma una scultrice fondamentale per l’evoluzione della ceramica contemporanea’ , anche se a 9 anni dalla morte un riconoscimento per una delle grandi artiste italiane che nel ‘900 ha utilizzato la ceramica per esprimersi di cui sono orgoglioso di esserne stato amico ed ammiratore incondizionato.

Riccardo Monachesi

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