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Cosa c’è da sapere su Prom Pact e le comparse in CGI su Disney+?

Il film Disney+ Prom Pact sta facendo discutere sui social per il presunto uso dell’intelligenza artificiale per creare comparse digitali in CGI al posto degli attori umani. Se da un lato i social stanno ridendo della scarsa esecuzione degli “attori digitali”, con qualcuno che li paragona ai personaggi del popolare videogame The Sims, molti dibattono sull’etica di utilizzare l’AI per sostituire gli extra professionisti. Soprattutto, perché sembra una possibilità a cui i produttori non vogliono rinunciare durante i negoziati per terminare lo sciopero degli attori.

Prom Pact, le comparse in CGI e l’uso dell’AI per sostituire gli attori

Alcuni utenti come @caiden_reed e @GeekLawGrad su X (ex-Twitter) hanno postato dei video di Prom Pact, un film di cui normalmente non si discuterebbe sui social. Si tratta di un film uscito su Disney+ lo scorso marzo, che racconta la storia di una studentessa determinata a entrare ad Harvard, che stringe un patto con un atleta popolare della scuola.

Il film ha un buon punteggio su Rotten Tomatoes e ha divertito il pubblico adolescenziale cui si rivolgeva. Ma nelle ultime ore moltissimi sui social ne discutono per criticare l’uso di scansioni digitali di attori al posto di attori reali. Come potete vedere in questo dettaglio dell’immagine in copertina, presa dal film, la produzione ha creato alcune comparse in CGI per riempire la palestra in Prom Pact.

comparse cgi prom pact-min

Facile notare che alcune delle persone nel pubblico non sono attori in carne e ossa, ma creazioni digitali. Alcuni utenti le hanno paragonate agli avatar digitali di The Sims, sottolineando quanto poco siano credibili. Anche se la rapidità dell’inquadratura e il fatto che non siano in primo piano aiuta a mascherare l’effetto.

Un pretesto per le proteste

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I commentatori sui social stanno utilizzando queste immagini per protesta una richiesta dei produttori agli attori in sciopero, espressamente richesta nelle ultime negoziazioni. Ossia, quella di poter utilizzare scansioni digitali di attori al posto di ingaggiare attori umani. Una proposta che gli attori e il loro sindacato, SAG-AFTRA, ha respinto con fermezza.

La critica dei social va direttamente al CEO di Disney, Bob Iger, alla guida di uno degli studios più importanti per le uscite cinematografiche e anche più all’avanguardia nell’uso del CGI per sostituire gli attori (lo abbiamo visto in diverse produzioni Star Wars). Tuttavia, il timore degli attori è che gli studios possano comprare i diritti per le immagini digitali degli attori e soprattutto delle comparse per sempre, in modo da non doverli pagare in futuro per inserirli nello sfondo in film e serie TV.

Niente AI in Prom Pact, ma solo comparse create in CGI

Sebbene la critica agli studios si basi su alcune delle accuse fatte dal sindacato negli ultimi mesi, sembra che la situazione delle comparse di Prom Pact sia diversa: Disney avrebbe utilizzato la CGI, ma non l’AI. L’Hollywood Reporter spiega che, per aggiungere persone nel pubblico del film, la produzione avrebbe impiegato il lavoro di esperti di grafica digitale per creare dal nulla dei personaggi. Non avrebbe invece utilizzato scansioni di attori reali per muoverli con l’AI.

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Credit: HBO, tramite Buzzfeed News

Già altri film hanno utilizzato tecniche simili, solitamente per aumentare la folla in scene corali. In questo caso l’effetto risulta più visibile perché poco mascherato dalla distanza e dal campo di fuoco della macchina da presa: è troppo vicino e non abbastanza sfumato.

Ci sono diversi esempi recenti: il pubblico nelle partite di calcio di Ted Lasso, oppure gli eserciti nelle battaglie de Il Trono di Spade o altri show fantasy.

Questo genere di effetti un tempo veniva replicato in videocamera tramite il montaggio. Come spiega bene questo post su Quora, diverse produzioni assumevano per le scene di folla un numero limitato di persone, che poi spostavano per un’altra inquadratura, giocando con il montaggio per dare l’impressione che cento persone riempissero un campo di battaglia o uno stadio. Con l’avvento degli effetti digitali, duplicare le comparse con la CGI diventa più semplice, pur riprendendoli da lontano e fuori fuoco.

Disney non lo ha confermato, ma sembra che le comparse di Prom Pact utilizzassero (malamente) questo tipo di tecnica CGI, non la scansione di attori reali e la riproduzione con l’AI.

Il tema resta

La confusione generata dalle due tecniche – da un lato la duplicazione con il CGI e dall’altro la generazione con l’AI di attori scansionati – contribuisce a rendere difficile la discussione sul tema. Sebbene l’effetto sia simile (più persone nello sfondo), cambiano le condizioni per gli attori.

Con la CGI si moltiplica il numero di attori e attrici in carne e ossa sul set, tenendoli di solito fuori fuoco. Quindi un attore “extra”, come li chiamano a Hollywood, dovrebbe arrivare sul set per il tempo necessario alle riprese per ogni film e serie cui partecipa – con la relativa paga giornaliera. Il numero di attori e attrici potrà quindi diventare più basso, specie se gli avatar digitali sono più realistici. Ma, verosimilmente, per gli studios resterà più economico assumere le comparse piuttosto che pagare uno studio di effetti visivi per crearle da zero, almeno per i personaggi che resteranno in primo piano.

Le scansioni delle comparse permetterebbero invece di pagare gli attori un giorno solo, scannerizzando le loro fattezze, per poi utilizzare la loro immagine in qualsiasi produzione futura dello studio. Per questo motivo gli attori chiedono tutele a riguardo: un giorno di paga per un’intera carriera non sembra un compenso equo.

La critica dei post, sebbene basata probabilmente su un’analisi tecnologica sbagliata, resta quindi interessante per il futuro del cinema – e degli attori che lo rendono possibile.

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, Nerd da prima che andasse di moda.

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