L’horror è un genere complicato, che passa da tante diverse sfumature. Esistono pellicole estremamente esplicite, che ci fanno paura mostrandoci ogni tipo di barbarie. Ne esistono altre che invece giocano molto di più su quello che potrebbe succedere. Altre ancora sfruttano timori generazionali o sociali per generare inquietudine. Speak No Evil, nuovo film di James Watkins in uscita oggi 11 settembre in Italia, raccoglie un po’ tutte queste tendenze, riuscendo tra alti e bassi a portarla a casa, come vedremo in questa recensione.
Speak No Evil, la recensione: sì, però stai nel tuo
Tutto parte da una vacanza nella nostra bella Italia, tra le colline toscane. Louise, Ben e la piccola Agnes, una famiglia americana benestante (seppur in un momento di temporanea crisi dopo il trasferimento a Londra) si stanno godendo i panorami e la cucina del Bel Paese e qui fanno amicizia con un’altra coppia con un figlio. Si chiamano Paddy e Ciara, sono molto estroversi e da subito sono capaci di creare un legame fortissimo. Prendendosi forse un po’ troppa confidenza, ma è solo il loro carattere, giusto?
Complice anche l’amicizia nata tra Agnes ed Ant, figlio di Paddy e Ciara, questi ultimi decidono di invitare tutti per qualche giorno nella loro casa di campagna. Un luogo ritirato, lontano dalla turbolenza della città, dove trovare ancora un po’ di pace. E magari Louise e Ben possono approfittarne per cercare l’equilibrio che hanno perso. Ma c’è qualcosa di strano nell’aria.
La prima parte di Speak No Evil, il film protagonista di questa recensione, è una piccola masterclass nella costruzione del disagio, inteso in senso letterale. Il personaggio di Paddy in particolare è perfettamente bilanciato, superando i confini sociali solo per quella piccola punta necessaria, senza mai sfondarlo davvero. Quelle cose che ti fanno pensare “Sì, però stai nel tuo” e contemporaneamente “No, ma forse sto esagerando io, dovrei lasciarmi andare di più“.
Volendo fare un po’ di sociologia spicciola, questo aspetto del film sembra destinato a colpire particolarmente i Millennial, generazione che più sente questa dicotomia tra il superare le barriere e restare saldamente dietro di esse. E solo poi viene la componente horror.
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La paura che monta per quello che potrebbe accadere (ma accadrà davvero?)
In un mondo ipotetico, dove non servisse promuovere un film per farlo vedere al pubblico, sarebbe stato molto interessante vedere Speak No Evil “nel vuoto” senza sapere che si trattasse di un horror. Perché gran parte dell’esperienza si muove anche su questo piano: gli atteggiamenti di Paddy e Ciara ci creano inquietudine perché sappiamo che – in qualche modo – le cose dovrebbero andare a finire male.
E così, ogni volta che sconfinano, che entrano nello spazio personale dei protagonisti (nostri alter ego, soprattutto Louise) abbiamo il timore che sia il primo passo verso la tragedia. Fin dal momento in cui Paddy fa salire Agnes a bordo del suo scooter per farla guidare: è ovvio che finirà malissimo, no? E invece no, va tutto liscio, rientra sana e salva dal giretto. E la voce dentro di noi: “Vedi? Ti preoccupi troppo“.
La gran parte di Speak No Evil si muove esattamente su questo binario. Sappiamo che la bomba sta per scoppiare, deve scoppiare, ci siamo seduti in sala (anche) per questo. Eppure, forse, sai che sono solo pregiudizi? Che in qualche modo ci stiamo facendo ingannare dalle informazioni che abbiamo da fuori, dal tono con cui la storia si presenta, ma siamo sicuri che sia così?
Questo è un punto di pressione fortissimo, su cui il film calca pienamente la mano, aiutato (manco a dirlo) da un eccezionale James McAvoy che ci mostra pienamente tutte le sfumature di Paddy. Creando un’inquietudine fortissima per tutta la pellicola, non solo nei momenti effettivamente inquietanti, ma anche in quelli dove non dovrebbe esserci tensione.
Speak No Evil si lascia un po’ andare nel finale
Tutta questa tensione continua a crescere fino al finale, dove la spinta brillante e originale di Speak No Evil si diluisce parecchio. Senza anticipare nulla, abbiamo una conclusione che regala qualche guizzo intrigante, ma non regge il confronto con la prima parte. E probabilmente non sarà molto apprezzata dai fan dell’originale danese.
Nel complesso però ci sentiamo di promuovere Speak No Evil in questa recensione. Non si tratta di un film che farà la storia, né del box office, né del genere horror in senso più ampio. Ma se siete in cerca di un po’ di tensione, in questo finire dell’estate, saprà intrattenervi a dovere. State solo attenti agli amici con cui andate al cinema…
- The disk has Italian audio and subtitles.
- Mcavoy,Belcher (Attore)
- Audience Rating: PG-13 (Presenza dei genitori consigliata)
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