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World of Warcraft: Cuore di lupo

Noi preferiamo gli orchi: tifiamo per loro, per le loro grosse e sporche asce, per il loro impeto guerriero e le loro cariche scombinate. 
Ci piacciono i goblin, i loro macchinari che puzzano d’olio bruciato, le loro invenzioni strampalate e dannose, ma soprattutto andiamo pazzi per i distruttori con lame rotanti (e pugni d’acciaio). 
Apprezziamo le zanne e i riti tribali dei troll, le città sottoterra dei non-morti e le arti dei tauren; amiamo un po’ meno gli elfi del sangue, ma anche loro sanno combinare dei bei guai se s'impegnano.
Insomma, in questo mondo, non ci interessano affatto le pianticelle carine degli elfi della notte, le loro case costruite in armonia con gli alberi o i loro animi sensibili che soffrono quando la natura è minacciata. Non c’importa dei Dranei from outer space, dei piccoli e fastidiosi gnomi e nemmeno dei nuovi arrivati lupi mannari. Non ci servono a niente l’onore, la gloria e l’ordine umano né tantomeno la birra dei nani. Beh, quella sì. Però nient’altro: a noi non piacciono i buoni.
Eppure.
Eppure Cuore di Lupo non è così buono. 
Ci troviamo nel periodo di transizione appena successivo al Cataclisma, in cui l’Alleanza lotta tra le divisioni interne e la ricostruzione di quanto ha perso, mentre l’Orda si riarma per affrontare la fazione opposta, approfittando della temporanea debolezza di quest’ultima.
Vediamo gli orchi ormai capitanati da Garrosh Hellscream (e non più il buon vecchio Thrall che è passato a una causa più alta della semplice lotta tra gli abitanti di Azeroth) alla guida di un’Orda unita nel distruggere gli avversari: ma obiettivamente, di questo si legge poco. Sì, perché l’obiettivo di Richard A. Knaak è quello di farci conoscere come e quanto l’Alleanza sia molto meno buona, equilibrata e sana di mente di quanto pensassimo.
La vicenda si svolge essenzialmente a Darnassus, capitale degli elfi della notte, dove viene indetta un’assemblea di tutti i rappresentanti principali degli Alleati per stabilire chi condurrà lo scontro decisivo e l’eventuale sperata rinascita seguente.
Viene naturale pensare che il leader indiscusso sia Varian Wrynn, re di Stormwind; e invece sebbene tutti lo riconoscano come tale, è lui stesso a non voler sostenere tale carica. 
Ci appare qui come un uomo stanco, travagliato nel rapporto col figlio, tormentato dai ricordi e rancoroso verso Genn Greymane, il capo dei worgen di Gilneas, colpevole di non aver aiutato tempo addietro gli Alleati, ma disposto a qualsiasi cosa pur di ottenere il perdono del re. 
L’orgoglio testardo di un Varian più umano che mai porterà quasi al collasso l’intera alleanza bisognosa del sostegno di tutti, worgen inclusi, per respingere la determinatissima armata di Garrosh.
Ma le ansie di Varian non sono certo l’unico aspetto di questo libro: contemporaneamente si dipanano alcune vicissitudini interne al mondo degli elfi, oscillando dagli intrighi e incomprensioni nella capitale ai problemi più pratici delle Sentinelle impegnate nella lotta sul campo per frenare l’Orda, dando così tempo ai burrascosi governanti di mettersi finalmente d’accordo e inviare truppe di supporto. 
Le sfaccettature con cui vengono descritte sensazioni, luoghi e atteggiamenti dei singoli personaggi fanno sì che anche noi (che non amiamo affatto i buoni) possiamo rimanere affascinati e spesso divertiti, soprattutto dai litigi tra i nani o danni causati dalla poca affidabilità della tecnologia degli gnomi.
Inoltre, e ci duole ammetterlo, molti episodi al limite del sentimentalismo ci appassionano e turbano: la follia di Illidan prima e della sua custode Maiev Shadowsong poi, le conseguenze sul mondo degli elfi e la loro nuova terrificante condizione di mortalità, l’amore di diecimila anni tra l’arcidruido Malfurion Stormrage e  la sarcedotessa Tyrande Whisperwind… sono tutti fatti cui non riusciamo a restare indifferenti.
Noi continuiamo a tifare per l’Orda, per i cattivi, anche se in questo libro non hanno lo spazio che meritano e questo ci fa alquanto arrabbiare.
Però dobbiamo ammettere di tanto in tanto, per la durata di queste 365 pagine, alle volte l’alleanza un po’ ci è piaciuta.

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Un commento

  1. Libro molto interessante, ma niente a che vedere con quelli di Christie Golden tipo Arthas, l’ascesa del re dei lich, quelli ti prendono e non riesci più a smettere di leggere.

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